La Norvegia aiuterà i Paesi poveri a combattere la pesca illegale nelle loro acque mettendo a disposizione gratuitamente i dati satellitari. Lo ha annunciato il governo di Oslo.
Nell’ambito dell’iniziativa Blue Justice, lanciata per combattere i reati di pesca, 61 Paesi, che rappresentano più di un terzo degli Stati costieri del mondo, riceveranno i dati di identificazione delle imbarcazioni Ais raccolti dai microsatelliti norvegesi.
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Economia marittima sostenibile
“La lotta ai reati di pesca è importante per lo sviluppo di un’economia marittima sostenibile ed equa nei Paesi in via di sviluppo e la localizzazione dei pescherecci può essere uno strumento decisivo per questi Paesi”, ha spiegato il ministro norvegese per gli Aiuti allo Sviluppo, Beathe Tvinnereim.
Satelliti puntati sull’Africa
I Paesi beneficiari potranno analizzare i dati autonomamente o avvalersi dell’esperienza di agenzie norvegesi specializzate, anch’esse a titolo gratuito. Secondo un rapporto pubblicato nell’ottobre 2022 dalla Ong Financial Transparency Coalition, l‘Africa ospita il 48,9% delle imbarcazioni coinvolte nella pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.
Un danno per i Paesi poveri
Nel rapporto si legge ancora che queste pratiche illegali costano ai Paesi in via di sviluppo “miliardi di dollari” ogni anno e contribuiscono alla pesca eccessiva e all’impoverimento degli stock ittici.
Ecco perché “è assolutamente necessario che tutti i Paesi possano sfruttare le risorse marine in modo sostenibile. Senza una buona gestione della pesca rischiamo di distruggere le basi economiche per le generazioni future – ha aggunto il ministro Tvinnereim -. Il cibo proveniente dagli oceani è una parte importante della lotta globale contro la povertà. Un mix di conflitti, crisi climatica, pandemia Covid-19 e prezzi alimentari record hanno portato a un raddoppio della fame negli ultimi due anni. Se condividiamo la nostra tecnologia e la nostra lunga esperienza nella gestione delle risorse marine in modo positivo per il futuro, ne beneficeranno diversi Paesi in via di sviluppo”.