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Digital divide, l’Internet satellitare asse della svolta. Ma l’Europa dovrà darsi una strategia

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Il tempo stringe: mentre le grandi economie mondiali continuano ad accrescere la loro capacità spaziale, la politica europea rischia di ristagnare nell’inerzia. L’analisi di Francesco Manti, Coordinatore Gruppo Tematico Spazio di Azione

Pubblicato il 19 Feb 2021

Francesco Manti

Coordinatore Gruppo Tematico Spazio di Azione

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Durante la tredicesima Conferenza europea dello Spazio, organizzata da UE ed Esa, è emerso dal discorso di Thierry Breton, commissario UE per il Mercato Interno (DG Grow), la necessità di sviluppare rapidamente una infrastruttura spaziale, la terza dopo Galileo e Copernico, per la connettività. L’obiettivo è quello di portare la connettività alla rete in ogni zona del continente, favorendo soprattutto le comunità isolate, nell’ottica di garantire gli stessi diritti (in questo caso l’accesso alla rete) a tutti i cittadini dell’Unione. Inoltre, non meno importante, questa infrastruttura garantirebbe alla UE un’autonomia strategica rispetto agli altri sistemi di connettività satellitare attualmente in costruzione da parte di SpaceX, One-Web e Amazon.

La società aerospaziale europea Airbus guiderà un consorzio per costruire la costellazione, insieme alla società italo-francese Thales Alenia Space, la tedesca Ohb, gli operatori satellitari Eutelsat Communications e Ses  e le società spaziali Telespazio e Arianespace. Il sistema spaziale a banda larga costerebbe all’UE, alle compagnie aerospaziali e a un fondo di recupero regionale circa 6 milioni di euro, come riportato da Les Echos. La costellazione sarà costituita da satelliti in orbita bassa, media ed altri nell’orbita geostazionaria. L’obiettivo è eliminare forme di latenza permettendo tempi di risposta rapidi. In prospettiva, ad esempio, anche l’uso in tempo reale di auto a guida autonoma diventa futuribile.

Questo progetto si concilia bene anche con la nascita dell’Agenzia dell’Unione Europea per il programma spaziale (Euspa), che andrà ad affiancare l’Esa, in modo da poter affrontare un progetto così impegnativo sia dal punto di vista finanziario che delle tempistiche, in modo più coordinato ed efficace rispetto al passato. È il primo passo di quello che dovrebbe essere un nuovo approccio alla politica spaziale da parte dell’Unione: non più basata solamente sulle contrattazioni intergovernative dell’Esa (che pur mantiene il suo valore tecnico), ma centrato sull’iniziativa strutturata e proattiva della Commissione, che agirà attraverso la nuova Agenzia.

Inoltre, lo sviluppo della costellazione satellitare ben si amalgama con le politiche di colmatura del divario digitale. Lo spazio risulta essere un mezzo decisivo per abbattere problematiche quali la mancanza di accesso ad Internet e la discrepanza di qualità nei servizi di connettività esistenti. In Italia, secondo i dati Agcom, circa il 5,6% della popolazione italiana non ha copertura Adsl ed un aggiuntivo 2,37% non arriva a 2 Megabit di copertura. Espandendo il quadro a livello europeo invece, il 20% non ha ancora accesso a internet, specialmente nelle aree rurali.

Purtroppo, l’Europa rischia di essere schiacciata nella morsa dei suoi competitor. I proprietari di OneWeb, il miliardario indiano Sunil Mittal e il governo britannico, prevedono di offrire servizi globali a banda larga entro 18 mesi. La Cina afferma di aver spedito in orbita satelliti di comunicazione che sfruttano l’informatica quantistica per renderli “a prova di hackeraggio”. SpaceX di Musk ha messo in orbita centinaia di satelliti Starlink e sta già testando il servizio con potenziali clienti, con il serio rischio di creare un vero e proprio monopolio di servizi di connettività alla rete e un business multimilionario.

Il tempo stringe, mentre le nazioni concorrenti continuano ad accrescere la loro capacità spaziale e di conseguenza il loro peso politico nel mondo, la politica spaziale europea rischia di ristagnare nell’inerzia. Ciò che è più a rischio nel medio e lungo termine è l’obiettivo stesso della Commissione, ovvero quello di riuscire a promuovere un’industria spaziale forte e innovativa, che mantenga l’accesso allo spazio ed il suo uso autonomo, affidabile ed efficace per tutti i membri dell’UE. Per evitare questo esito nel campo della connettività sarebbe necessario concludere questa operazione entro il 2027, me ai ritmi attuali, come riportato da Il Sole 24 Ore, si parlerebbe del 2040.

Nonostante la difficoltà, siamo ancora in tempo. È necessario spingere sull’acceleratore dello sviluppo, e l’Italia con il suo expertise, il suo peso politico-economico nel settore spaziale può e deve segnare la rotta. Sicuramente, per ripartire, l’Europa necessita di superare le incertezze legate ad una governance spaziale instabile e costruire una visione programmatica. Per far ciò è necessario prendere le redini della politica spaziale europea partendo proprio dall’Euspa e dalla DG Defis (Industria di Difesa e Spazio) ed integrarla con l’indiscutibile valore tecnico dell’Esa.

Dallo sviluppo di un Internet satellitare continentale non passa solo l’aumento della competitività italiana ed europea nel settore, ma anche il supporto in infrastrutture necessario ad attenuare l’isolamento e le disuguaglianze sociali derivanti dalla mancanza di connettività. In questo senso, la dimensione spaziale dimostra ancora una volta quanto essa sia presente e necessaria per la vita di ogni giorno.

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