È un accordo da 100 milioni di euro in cinque anni quello siglato tra il Centro elettrotecnico sperimentale italiano (Cesi), attivo nell’ingegneria energetica per l’elettricità e le rinnovabili, e la società tedesca SpaceTech, attiva nei sistemi spaziali.
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Celle solari per i satelliti
Cesi si impegna a fornire “centinaia di migliaia di celle solari per equipaggiare 8 satelliti al mese”. Le celle alimenteranno i satelliti spaziali americani, fornendo loro l’energia necessaria per portare internet in ogni parte del pianeta, compresi i poli. “Il contratto – spiega l’amministratore delegato Domenico Villani – non è solo un segno della nostra competenza tecnologica, ma anche della nostra capacità di essere parte integrante di progetti ambiziosi”.
Secondo Villani le tecnologie spaziali “supporteranno sempre più le applicazioni terrestri, contribuendo, così, al miglioramento della vita sul nostro pianeta e Cesi è pronta per questa sfida”. Già la scorsa estate Cesi aveva sottoscritto un accordo da 13 milioni di euro con l’Agenzia spaziale italiana (Asi) nell’ambito del progetto Space Factory, per l’incremento della propria capacità produttiva.
Economia spaziale in espansione
L’economia dello spazio è, secondo Cesi, “in forte espansione, con previsioni che indicano un valore di mille miliardi di euro entro il 2030 e un incremento medio annuo dell’11%, rispetto ai 470 miliardi di euro del 2023”. In questo ambito, l’Italia ha previsto un investimento totale di 4,6 miliardi di euro nel 2022 a cui si aggiungono 2,3 miliardi di euro derivanti dal Pnrr e 300 milioni dal programma Artemis, oltre a più di 3 miliardi per investimenti nell’Agenzia spaziale europea (Esa).
Leadership internazionale
Cesi ha progettato, prodotto e testato, nei suoi laboratori di Milano, celle solari che alimentano oltre cento satelliti civili per clienti di 25 paesi nel mondo, facendo ricorso a tecnologie proprietarie. Le celle Cesi sono composte da materiali come l’arseniuro di gallio e il fosfuro di indio e gallio in grado di resistere alle condizioni estreme dell’ambiente spaziale. Nello spazio, infatti, il silicio delle comuni celle solari terrestri non resisterebbe in modo adeguato.