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Aelous, l’Italia a bordo con la tecnologia Leonardo-Asi

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Le squadre del Centro per le operazioni spaziali dell’Esa pronte per il rientro assistito, unico nel suo genere, previsto il 28 luglio. Lanciata il 22 agosto 2018 è la prima missione satellitare per l’acquisizione di profili dei venti della Terra su scala mondiale grazie ad Aladin, il più sofisticato lidar Doppler europeo per il vento mai trasportato nello spazio

Pubblicato il 20 Lug 2023

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Parla italiano la missione Esa del cacciatore di venti Aeolus che si appresta a tornare sulla Terra il prossimo 28 luglio, con il primo rientro europeo assistito, unico nel suo genere, a Darmstadt (Germania). Missione sperimentale satellitare per l’acquisizione di profili dei venti della Terra su scala mondiale dell’Agenzia Spaziale Europea, Aeolus è stata lanciata nel 2018 ed ha studiato la distribuzione dei venti da 30 chilometri di altezza fino al suolo con un’accuratezza mai raggiunta prima d’ora. 

Lo strumento Aladin

Un risultato che è stato possibile grazie allo strumento Aladin, di responsabilità del prime contractor Airbus Defence and Space, che ha a bordo il più potente trasmettitore laser operante nell’ultravioletto (Uv) mai costruito per un’applicazione spaziale. Il super trasmettitore laser è stato realizzato in Italia da Leonardo, nei suoi stabilimenti di Pomezia alle porte di Roma e a Campi Bisenzio vicino Firenze, con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). 

Tecnologia laser

Lo strumento Aladin (Atmospheric Laser Doppler Instrument) è un Lidar Doppler europeo composto di tre parti: un telescopio, un ricevitore e un trasmettitore laser. Ed è proprio la tecnologia laser la vera rivoluzione di Aeolus: generando pulsazioni di luce Uv inviate nell’atmosfera, il lidar mette in evidenza i venti in tutto il mondo. Prima del suo spegnimento, avvenuto il 5 luglio scorso, il trasmettitore laser di Leonardo è stato spinto dai circa 4 milioni di Watt nominali a circa 10 milioni di Watt, record mondiale di potenza per un laser spaziale, per raccogliere informazioni utili allo sviluppo delle prossime missioni europee di studio dei venti.

Allarme detriti spaziali

La responsabile dell’Ufficio Clean Space Esa, Luisa Innocenti, nel corso di una conferenza stampa, ha spiegato che se l’Esa sta provando, per la prima volta, un rientro semi-controllato del satellite Aeolus, il cacciatore di venti, è perché “gli scienziati hanno capito che servono regole” sul fine vita dei satelliti, tanto che “entro la fine dell’anno l’Agenzia Spaziale Europea punta ad avere “nuove regole più stringenti contro rifiuti spaziali”. 

L’esperta dell’Esa ha ricordato quanto sia serio ormai il problema dei rifiuti spaziali. Dai dati dell’Agenzia emerge infatti che non tutti gli oggetti che ‘volano’ intorno alla Terra sono tracciati e catalogati. Il numero di oggetti detriti stimati sulla base di modelli statistici in orbita (Master-8, popolazione futura 2021) sono pari a 36.500 oggetti detriti spaziali maggiori di 10 cm, 1.000.000 oggetti detriti spaziali da più di 1 cm a 10 cm, 130 milioni di oggetti detriti spaziali da più di 1 mm a 1 cm. Quando si sono accorti dei milioni di rifiuti spaziali prodotti dall’uomo in orbita intorno alla Terra, “gli scienziati hanno iniziato a dare l’allerta e man mano abbiamo capito che dovevamo dotarci di regole” ha osservato Innocenti. 

Regole più stringenti

Oggi come oggi abbiamo capito che queste regole, visto il numero di lanci di satelliti, non basta più e l’Esa si sta dotando di regole molto stringenti, molto più dure” e “verso fine anno le nuove regole saranno più stringenti contro rifiuti spaziali”. Certo, ha aggiunto Innocenti, “applicare queste regole richiederà delle modifiche nella progettazione dei satelliti, questo apre un problema di nuove tecnologie” così che si possano avere “sottosistemi dedicati” al ‘riuso’ o al ‘recupero’ delle macchine che andranno nello spazio.

Colmato un vuoto

Per il responsabile Esa della Missione Aeolus, Tommaso Parrinello, il cacciatore dei venti Aeolus “ha colmato un vuoto” dimostrando la sua fattibilità “proprio nel corso della pandemia, quando gli aerei – che sono i principali misuratori dei venti – non potevano volare”. Il responsabile Esa della missione ha infine ricordato che per Aeolus “la discesa è iniziata il 19 giugno a 280 chilometri dalla Terra dai 300 iniziali”.

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