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Spazio “sostenibile”, UniPisa: ecco come i veicoli orbitali green rivoluzionano le esplorazioni

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I nuovi propellenti “verdi” potranno sostituire quelli tossici, migliorando l’efficienza della propulsione e semplificando anche le operazioni a terra. Lo studio dell’Università italiana nell’ambito dell’iniziativa europea Ascension

Pubblicato il 13 Giu 2024

TeamPic-1

La sostenibilità può arrivare anche in orbita grazie ad uno studio su nuova classe di veicoli orbitali che per muoversi nello Spazio utilizzano propellenti “verdi”. La notizia arriva da uno studio del Dipartimento di ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista “Acta Astronautica” e realizzato nell’ambito di Ascension, un progetto europeo che ha visto la partecipazione di molti partner nazionali e internazionali, tra cui il Politecnico di Milano e Università La Sapienza di Roma in Italia, e numerose altre realtà in Germania, Francia, Belgio e Spagna. La ricerca pubblicata nell’articolo è stata svolta da Alberto Sarritzu sotto la supervisione del professore Angelo Pasini; il team del progetto all’Università di Pisa include anche la dottoranda Lily Blondel-Canepari.

“I nuovi propellenti verdi potranno certamente sostituire i propellenti tossici oggi prevalentemente usati – spiega Sarritzu -. Questo permetterà, da un lato, di migliorare l’efficienza della propulsione e rendere possibili missioni che al momento non lo sono; dall’altro, di semplificare le operazioni a terra in preparazione dei veicoli orbitali, che oggi sono lunghe, complicate e costose”.

Ricerca internazionale

Lo studio di propellenti verdi è uno sforzo internazionale che va avanti da decenni, con l’Università Pisa che negli anni ha ricoperto un ruolo chiave. I propellenti green sono generalmente composti chimici a basso impatto ambientale e tossicità, come acqua ossigenata ad alte concentrazioni o protossido d’azoto, comunemente conosciuto come anestetico. 

Rientrano tra questi anche il comune cherosene e altri idrocarburi, che rappresentano comunque un enorme passo avanti rispetto ai tradizionali composti utilizzati che invece contengono idrazina o tetrossido di azoto, sostanze estremamente tossiche e dannose per l’ambiente e la salute umana. La gestione di questi componenti è non solo potenzialmente dannosa per il personale coinvolto, ma anche estremamente costosa, per cui il settore da anni cerca di trovare delle valide alternative.

Propellenti green

L’ateneo, nell’ambito del progetto Ascension, si è occupato di studiare sistemi propulsivi compatibili con i propellenti “verdi”. I sistemi propulsivi sono uno degli elementi più cruciali per il corretto funzionamento dei veicoli orbitali ed hanno un ruolo chiave per il successo delle missioni, regolando sia il movimento dei veicoli in orbita che il controllo d’assetto.

“La nuova classe di veicoli spaziali che abbiamo studiato promette di portare innovazioni che possono avere ricadute per tutti noi – sottolinea il professor Pasini – come ad esempio un accesso più facile e sostenibile allo Spazio, la rimozione attiva dei detriti spaziali causati da decenni di utilizzo incontrollato delle nostre orbite e lo sviluppo di nuove missioni per l’esplorazione spaziale”.

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