L’Italia è il quinto Paese al mondo, secondo in Europa, per investimenti messi in campo in relazione al Pil nella space economy. È quanto è emerso in occasione della presentazione dei dati dell’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano. Il report è relativo al 2019 ma durante l’evento sono stati annunciati i dati relativi anche al 2020, anno in cui siamo passati dalla sesta alla quinta posizione: prima di noi ci sono solo Usa, Russia, Francia, e il duo Cina-Giappone (a pari merito al quarto posto). Abbiamo dunque superato la Germania. E con 589,9 milioni di euro l’Italia si attesta come terzo contribuente dell’European Space Agency (Esa) dopo Francia (1065,8 milioni) e Germania (968,6).
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Cos’è la space economy
Il termine space economy si riferisce a tutte le attività spaziali di ricerca, esplorazione e monitoraggio che sono utili e creano valore agli esseri umani. Fino a qualche tempo fa l’industria spaziale era nazionale, centralizzata e limitata a programmi statali.
La nuova space economy è stata resa accessibile a varie forme di imprenditorialità, in diversi settori, a livello globale, creando una mega-tendenza per l’industria: la commercializzazione. Un esempio è l’osservazione della Terra dove dall’elaborazione dei dati satellitari derivano le analisi utilizzate dalle app degli utenti finali per le decisioni aziendali.
Pnrr e Spazio: la space economy in Italia
I fondi previsti nell’ambito del Pnrr contribuiranno a dare un’ulteriore spinta al mercato: lo stanziamento diretto allo Spazio è pari a 1,49 miliardi di euro e riguarda le linee di intervento: SatCom, Osservazione della Terra, Space factory, Accesso allo Spazio, In-orbit economy e Downstream.
“L’Europa è nella fase in cui l’economia dello spazio può rafforzare il ruolo Ue nella definizione del prossimo decennio per un’economia giusta e sostenibile e la stessa Unione può ambire a un ruolo leader divento il facilitatore effettivo della cooperazione tra gli Stati e con i partner definendo un quadro di riferimento che potrebbe andare anche oltre lo spazio”, ha detto il ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao nell’illustrare i programmi dell’Italia che riguardano l’accesso allo spazio, la nuova costellazione di osservazione, l’economia in orbita, l’esplorazione lunare. “Per avere successo abbiamo bisogno di rafforzare la visione collaborativa tra i partner”.
La space economy a livello mondiale
Il mercato della Space Economy vale 371 miliardi di dollari di ricavi a livello globale, di cui il 73% riconducibile all’industria satellitare (che include servizi satellitari di telecomunicazione, navigazione ed osservazione della Terra, prodotti per l’equipaggiamento a Terra come sensori, antenne o Gps).
“Il 2021 è stato un anno importante per la crescita dell’attività spaziale, testimoniata dall’aumento del numero di satelliti in orbita, dall’accelerazione nei viaggi spaziali con civili realizzate da aziende come SpaceX, Blue Origin, Virgin Galactic, ma soprattutto dalla consapevolezza diffusa sulla rilevanza strategica della Space Economy – sottolineano Paolo Trucco e Franco Bernelli Zazzera, Responsabili scientifici dell’Osservatorio Space Economy –. Oggi la Space Economy è sempre più centrale nelle dinamiche di innovazione cross-settoriale delle attività economiche, nel dibattito pubblico e nelle politiche industriali di molti Paesi. I prossimi anni saranno fondamentali per un pieno sviluppo dei servizi e l’ampliamento delle opportunità, con il Pnrr e il New Deal Europeo a trainare innovazione e nuove infrastrutture nel nostro Paese”.
Le stime 2021 sono rimaste costanti rispetto all’anno precedente (il cui valore era stimato a 366 miliardi di dollari). Nel 2021 si contano 4838 satelliti in orbita, con un aumento in particolare dei piccoli satelliti (sotto i 600 kg): solo nel 2020 ne sono stati lanciati il 40% (pari a 1202 satelliti) di quelli lanciati negli ultimi 10 anni.
Ammontano a 11,5 i miliardi di dollari investiti per lo Spazio dall’Unione Europea, che si piazza al secondo posto dopo gli Stati Uniti. L’abbattimento dei costi e regolamentazioni meno stringenti hanno favorito la nascita di startup in particolare lo scorso anno: le startup hanno raccolto 12,3 miliardi di euro di finanziamenti.
Il Polimi stima che per i programmi spaziali la somma dei budget governativi a livello globale oscilli fra 86,9 miliardi e 100,7 miliardi di dollari. Per entità di spesa, nell’anno fiscale 2021, appena dopo gli Stati Uniti (ampiamente al primo posto nel mondo con gli 43,01 miliardi di dollari), viene l’Europa con 11,48 miliardi di dollari, seguita da Cina, Russia, Giappone e India: grazie a Copernicus, Egnos e Galileo, l’Ue possiede sistemi spaziali di livello mondiale, con più di 30 satelliti in orbita (e l’intenzione di raddoppiarli nei prossimi 10-15 anni) e una previsione di spesa di 14,8 miliardi di euro nel periodo 2021-2027, la somma più alta mai stanziata prima.
Sono 88 i paesi nel mondo che investono in programmi spaziali, di cui 14 hanno capacità di lancio; l’Italia è tra i 9 dotati di un’Agenzia spaziale (Asi) con un budget di oltre 1 miliardo di dollari all’anno. Significativi anche gli investimenti privati nelle startup della Space Economy. Nel 2021, si stimano complessivamente 12,3 miliardi di euro di finanziamenti a livello globale, una cifra rilevante con un sempre maggiore coinvolgimento del mercato azionario: 606 imprese nel 2021 si sono quotate tramite il meccanismo di Spac (Special Purpose Acquisition Company), contro una sola nel 2020.
Il decollo dell’internet satellitare
Una delle prospettive di sviluppo futuro della Space Economy – evidenzia il Polimi – è rappresentato dall’Internet Satellitare, destinato a diffondersi per coprire le molte aree del mondo non ancora in grado di accedere ad Internet. Il gap tecnologico rispetto all’infrastruttura terrestre (via cavo) potrebbe essere presto colmato, ma secondo l’analisi dell’Osservatorio il vero valore aggiunto di Internet via satellite si otterrà usando in modo complementare i due asset non necessariamente in competizione, agendo a livello di regolamentazione, management ed intento privato, favorendo la nascita di mercati B2C, B2B e B2G che possano trarne vantaggio e stimolarne la crescita tecnologica ed economica.
Space economy e sostenibilità
Le tecnologie satellitari sono considerate tra i driver rilevanti per raggiungere i 17 Sustainable Development Goals (Sdgs) – lo strumento adottato a livello globale per valutare la sostenibilità delle attività economiche e sociali. Ad esempio – spiega l’Osservatorio del Polimi – permettono di realizzare mappe di copertura del suolo per sviluppare modelli climatici o immagini multispettrali e radar per costruire modelli predittivi sulla deforestazione. O ancora di creare mappe di suscettibilità sulle zone a rischio frane, di monitorare i livelli di inquinamento o le dune nel deserto.
L’Osservatorio Space Economy ha studiato l’adozione di applicazioni satellitari per la sostenibilità, analizzando in particolare il contributo dell’Osservazione della Terra, della Navigazione e della Comunicazione ai diversi Sdg. Ne emerge come l’Osservazione della Terra può avere un impatto diretto su 10 Sdgs e indiretto su altri 6, la Navigazione un impatto diretto su 6 Sdgs e indiretto su altri 9, la Comunicazione un impatto diretto su 4 Sdgs e indiretto su altri 11. Ad esempio, l’Osservazione della Terra e la Navigazione possono avere un ruolo concreto nell’ottimizzare il suolo agricolo avendo un impatto sull’SDG 2 di “Zero Hunger”. Mentre i sistemi di monitoraggio remoto degli impianti possono influire positivamente sull’Sdg 7 di “Affordable and Clean Energy” che si prefigge di garantire l’accesso all’Energia.