Inmarsat ha lanciato il suo primo satellite per telecomunicazioni a doppia banda lo scorso 22 dicembre. A portarlo in orbita ha provveduto un razzo H-2A della Mitsubishi Heavy Industries decollato alle 10:32 ora locale dallo Space Center di Tanegashima. Si tratta del 45° lancio per un H-2A, il 38° consecutivo riuscito dal 2003 e il secondo per quest’anno dopo quello avvenuto in ottobre per l’invio di un satellite da navigazione Quasi-Zenith commissionato dal governo di Tokyo.
Il satellite, denominato Inmarsat-6 F1 (I-6 F1) e con un massa di quasi 5.500 kg, ha raggiunto la quota geostazionaria dopo 26 minuti e poco più di due ore dopo ha iniziato ad inviare i primi dati telemetrici alla base Inmarsat di Londra. L’I-6 F1 si affida al suo sistema di propulsione completamente elettrico per allargare progressivamente l’orbita e raggiungere la propria posizione geostazionaria sull’Oceano Indiano in circa 200 giorni. Da lì inizierà a fornire servizi di connettività mobile per il settore marittimo, aviazione e governativo.
L’I-6 F1 è il primo di due satelliti gemelli che la società britannica ha ordinato alla Airbus Defence and Space e sono forniti di un sistema di trasmissione ibrido a banda L e Ka. Per la prima, viene utilizzata un’antenna con un’apertura di 9 metri, inizialmente solo per servizi di chiamata e messaggistica, successivamente per altre applicazioni di tracciamento e monitoraggio di dispositivi che si trovano fuori portata rispetto a reti di comunicazione terrestre. Per la banda Ka multi-raggio, il satellite si serve di 9 antenne girevoli per servizi video e di portata maggiore.
Il gemello, denominato I6-F2, dovrebbe essere lanciato il prossimo anno a bordo di un vettore che non è stato ancora reso noto. Al momento Inmarsat fornisce servizi a banda L attraverso la sua rete Elera composta da 8 satelliti e a banda Ka con i 5 satelliti della costellazione Global Xpress. Il solo I-6 F1 raddoppia la potenza e la capacità dei satelliti Inmarsat-4 a banda L di precedente generazione, detto anche Alphasat, il cui ultimo lancio è avvenuto nel 2013. In più, Inmarsat ha già commissionato alla stessa Airbus tre satelliti Global Xpress (GX7, 8 e 9) che andranno in orbita geostazionaria nel 2023.
I GX10A e GX10B, commissionati dalla Space Norway, una controllata del governo norvegese, saranno lanciati su due satelliti costruiti dalla statunitense Northorp Grumman grazie a vettori SpaceX per raggiungere orbite ad elevate ellitticità e coprire l’area dell’Artico dal prossimo anno. Lo scorso luglio Inmarsat ha anche annunciato un piano per aumentare il numero dei propri satelliti a bassa orbita con l’obiettivo di servire meglio i mercati globali della comunicazione mobile attraverso la costellazione multi-orbitale Orchestra. Ulteriore impulso alla crescita e all’integrazione con altre reti arriverà quando sarà completata la maxi acquisizione da ben 7,3 miliardi di dollari da parte di Viasat.