LA SFIDA

Asteroidi e comete, il Politecnico di Milano alla guida di Cradle

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Il progetto, finanziato dalla Ue attraverso Marie Sklowska-Curie Actions, vede in campo anche Jaxa, Università di Padova e D-Orbit. L’obiettivo è sapere di cosa davvero sono fatti gli astri studiando la dinamica di materiali e polveri

Pubblicato il 10 Ago 2022

Nicola Desiderio

Ryugu

Il Politecnico di Milano (Polimi) è diventato il coordinatore di Cradle (Collecting Asteroid Orbiting Samples), il progetto finanziato dall’Unione Europea attraverso il Marie Sklowska-Curie Actions nell’ambito del programma Horizon2020 e che ha come obiettivo l’esplorazione e lo sfruttamento degli asteroidi. Al consorzio partecipano anche l’Università di Padova, D-Orbit e l’agenzia spaziale giapponese (Jaxa).

Per una space economy nello spazio

Gli asteroidi e le comete sono da qualche tempo oggetto di studio per una duplice motivazione. La prima, puramente scientifica, è che essi contengono informazioni fondamentali sulla nascita e l’evoluzione del nostro Sistema Solare. Il secondo è anche economico e riguarda i materiali di cui sono composti come metalli, silicati, acqua ed altri ancora che, se riuscissero ad essere sfruttati, permetterebbero la formazione di una space economy lontana dalla Terra in grado di rendere autosufficiente – e dunque più solida e sostenibile – l’esplorazione dello spazio, senza passare necessariamente dal nostro pianeta.

Vedere come si muovono per capire cosa sono

Eppure la composizione di comete ed asteroidi è varia e poco conosciuta oltre al fatto che la raccolta di campioni è complessa e non esente da rischi. Il progetto Cradle si propone di studiare anche metodi innovativi di raccolta dei campioni e di elaborare modelli inediti sia per lo studio della dinamica delle particelle sia per analizzare il materiale espulso. Cradle si propone di fare tutto questo mantenendo tali astri in orbita, senza tentare rischiose quanto costose operazioni di deviazione, distruzione o addirittura di cattura facendoli atterrare. Si può fare colpendo l’astro con un proiettile e osservando il movimento delle particelle espulse.

C’è di mezzo anche la Jaxa

Se ne sta occupando Mirko Trisolini sotto la supervisione della professoressa Camilla Colombo, del Politecnico di Milano, e del professor Yuichi Tsuda, Project Manager della Jaxa per la missione Hayabusa 2 e che ha raccolto campioni dell’asteroide Ryugu riportandoli sulla Terra. “Si tratta di un processo complesso – spiega il ricercatore che lavora presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano – per il quale utilizziamo modelli statistici, integrando anche le immagini dell’evento di impatto e del sito di impatto. La raccolta delle particelle in orbita si basa sulla previsione delle posizioni delle particelle dopo l’impatto”.

L’attenzione crescente per gli asteroidi

“La raccolta in orbita significa, inoltre, capire dove posizionare il veicolo spaziale attorno all’asteroide e con quale tipo di strumento per la raccolta deve essere equipaggiato” conclude lo scienziato che sta lavorando sul progetto Cradle il cui stato di avanzamento, come riportato sul sito dedicato, si trova ora al 22%. Trisolini ha già partecipato a quattro progetti per l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ed italiana (Asi) le quali, come è noto, sono già al lavoro da tempo sul tema, anche se con obiettivi diversi, sfruttando proprio il lavoro congiunto di un satellite preposto a colpire l’asteroide ed un altro incaricato di osservare. Esempio è il programma Aida che comprende il progetto Dart della Nasa ed Hera di Esa nel quale sono impegnati due satelliti italiani: Milani e LiciaCube.

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