Il cloud computing può essere usato anche nello spazio per offrire servizi in tempo reale basati sui dati: è quanto intende dimostrare D-Orbit con la call for ideas appena lanciata e aperta agli sviluppatori di servizi di analisi. Il bando lanciato dalla società di logistica e trasporto spaziale, e sostenuto dall’Agenzia spaziale europea, vuole raccogliere idee che provino gli usi del cloud computing per l’analisi dei dati spaziali usando direttamente le infrastrutture in orbita. Evitando di passare per le infrastrutture terrestri si consente una comunicazione spazio-terra molto più veloce.
L’obiettivo è identificare applicazioni cloud che sono già state implementate con successo sulla Terra in un contesto commerciale e che potrebbero sfruttare la ridotta latenza fornita da un’infrastruttura di cloud computing orbitale.
Il bando si rivolge agli sviluppatori di servizi analitici, approfondimenti informativi, applicazioni di edge computing, intelligenza artificiale e machine learning per l’elaborazione di dati di telerilevamento, Internet of things e altre fonti di dati provenienti dallo spazio.
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Elaborazione dei dati direttamente in orbita
L’iniziativa offre l’opportunità di testare e convalidare applicazioni di elaborazione dati sulla piattaforma di cloud computing orbitale di proprietà di D-Orbit, basata sul processore di bordo UniBap SpaceCloud iX5-100 e sui nuovi servizi di intelligenza artificiale forniti da Trillium.
La piattaforma consente agli operatori satellitari e alle aziende che utilizzano dati satellitari per servizi informativi commerciali di eseguire algoritmi di elaborazione di dati direttamente nello spazio, riducendo in modo significativo i tradizionali colli di bottiglia nell’accesso a dati spaziali. Ciò consente l’elaborazione in tempo reale di dati acquisiti in orbita per servizi di analisi, approfondimenti informativi e altre applicazioni di edge computing o Ai/Ml.
Nell’ultimo anno il servizio è stato testato con un numero limitato di utenti iniziali ed è ora pronto per essere offerto a un pubblico più ampio di sviluppatori di applicazioni.
Le aziende interessate possono presentare idee per le applicazioni e contattare D-Orbit all’indirizzo entro il 30 settembre 2022.
Comunicazioni spazio-terra più veloci
D-Orbit prevede l’integrazione di altri nodi a bordo del proprio veicolo di trasferimento orbitale Ion Satellite carrier, un veicolo multiuso progettato per trasportare satelliti di terze parti tra un’orbita e l’altra e rilasciarli in slot orbitali personalizzati. Il veicolo è anche in grado di gestire payloads proprietari e di terzi.
“L’elaborazione dei dati spaziali è una pietra miliare della New Space economy“, ha dichiarato Chris Brunskill, senior program manager dei servizi avanzati di D-Orbit. “L’enorme volume di dati da trasmettere e la limitata larghezza di banda delle comunicazioni spazio-terra hanno sempre rappresentato un grosso ostacolo per le prestazioni. La capacità di elaborare dati direttamente in orbita attraverso una piattaforma cloud scalabile come quelle che utilizziamo qui sulla Terra, consentirà la creazione di una nuova generazione di applicazioni reattive basate su dati”.
SpaceCloud e applicazioni AI
“La tendenza a generare rapidamente informazioni di alto valore nello spazio e a sfruttare al massimo la larghezza di banda disponibile per le comunicazioni sta crescendo rapidamente”, ha dichiarato Lena W Jansson, ceo di Unibap. “È bello vedere che i nostri sforzi congiunti per democratizzare lo spazio con SpaceCloud stanno ora consentendo la creazione di applicazioni reattive basate sui dati in un contesto sancito dall’Agenzia spaziale europea. Questo rappresenta anche una via d’accesso allo spazio per le idee nate dal laboratorio SpaceEdge di AI Sweden“.
“Alla Trillium abbiamo avuto il privilegio di essere uno dei primi utilizzatori del sistema SpaceCloud insieme a D-Orbit e Unibap”, ha commentato il dottor Cormac Purcell, chief scientist di Trillium Technologies. “È stato sorprendente vedere quanto velocemente abbiamo potuto creare la nostra applicazione di intelligenza artificiale WorldFloods utilizzando strumenti e librerie già noti. La possibilità di testare e iterare rapidamente lo sviluppo del nostro modello di Ai in orbita ha cambiato le carte in tavola”.
L’iniziativa fa parte della Open Space Innovation Platform (Osip) dell’Esa, che mira a individuare idee innovative per la ricerca nello spazio che potrebbero essere implementate come studi di sistema, primi sviluppi tecnologici o ricerche di dottorato o post-doc.