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Osservazione della terra, mercato a +15% in Italia: vale 230 milioni

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Il 71% del fatturato delle imprese del settore è generato da forniture al comparto pubblico. “Per la creazione di un mercato nazionale sostenibile e competitivo, anche sul piano internazionale, occorre consolidare un vero e proprio ecosistema nazionale”

Pubblicato il 13 Feb 2024

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Continua a crescere il mercato dell’osservazione della Terra in Italia: ha raggiunto quota 230 milioni di euro, +15% nel 2023 rispetto al 2022. Questo risultato è contenuto nella ricerca dell’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno “Space Economy Italiana al bivio: oltre alla leadership tecnologica serve un vero ecosistema”.

Segmento cruciale per la space economy

“Il mercato dell’osservazione della Terra, componente rilevante spesso associata all’intera concezione della new space economy, registra un aumento rispetto agli anni precedenti che ne consolida ancor maggiormente l’importanza all’interno della space economy nazionale – spiegano Angelo Cavallo e Camilla Colomboresponsabili scientifici dell’Osservatorio Space Economy -. Il 71% del fatturato delle imprese del settore è generato da forniture al comparto pubblico, mentre il restante 29% da grandi imprese, pmi e startup. Un trend che in parte è dovuto alle innumerevoli risorse messe a disposizione tramite bandi pubblici, Pnrr in primis”. In termini di distribuzione geografica, il 35% del fatturato è dovuto al commercio interno, mentre il 65% è frutto di relazioni oltreconfine.

Creare un ecosistema spaziale

“Da diverso tempo la space economy ha aperto i propri confini avvicinandosi sempre più a settori tradizionalmente lontani dal mondo dello spazio – aggiungono Paolo Trucco e Franco Bernelli, responsabili scientifici dell’Osservatorio Space Economy -. Sebbene le scelte delle istituzioni nazionali e sovra-nazionali spingano in questa direzione, per la creazione di un mercato nazionale sostenibile e competitivo anche sul piano internazionale occorre consolidare un vero e proprio ecosistema italiano. La competenza tecnologica è un asset competitivo ma non più sufficiente nelle dinamiche di evoluzione della space economy su scala globale: bisogna aprire la filiera ad un maggior grado di collaborazione, sia verso le pmi sia verso end user privati, a cui deve associarsi una maggior integrazione verticale tra tecnologia e servizi”.

Gli ostacoli di pmi e startup

Le pmi che compongono la filiera spaziale (e che sono l’83% del totale) faticano ad avere le Agenzie spaziali come clienti, per difficoltà a partecipare a bandi e gare pubbliche. In questo contesto, l’espansione della space economy verso settori non spazio è agli inizi: oggi solo il 10% delle aziende end-user (imprese potenzialmente clienti di applicazioni derivanti dall’utilizzo combinato di tecnologie spaziali e digitali) si sta interessando a iniziative legate alla space economy, il restante 90% non conosce il tema o non lo percepisce di valore.

L’Italia sostiene l’Esa

Nei programmi dell’Agenzia spaziale europea (Esa), il budget 2023 è di 7,08 miliardi di euro, di cui 4,9 miliardi di finanziamenti dei singoli stati membri. I principali contributori nel 2023 sono stati la Germania (1,05 miliardi di euro), la Francia (1 miliardo), l’Italia (680 milioni) e  il Regno Unito (610 milioni).

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