il report

Space economy, Draghi: “L’Europa perde terreno, serve un fondo industriale”



Indirizzo copiato

Maggiore coordinamento della spesa pubblica, regole di governance condivise e risorse concentrate sui progetti a più alto potenziale di innovazione. E bisogna favorire startup e scaleup. L’obiettivo è il Mercato Unico. Ecco la ricetta dell’ex Presidente del Consiglio

Pubblicato il 9 set 2024



draghi1

“Il settore spaziale europeo trarrebbe vantaggio da regole di governance e investimento aggiornate e da un maggior coordinamento della spesa pubblica in un vero Mercato Unico per lo spazio”: nel report sulla competitività europea (SCARICA QUI IL REPORT) a firma dell’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi, al capitolo Spazio, è dedicata un’ampia parte a dimostrazione del peso crescente dell’economia spaziale e soprattutto del ruolo dell’Europa. Nel rapporto si raccomanda di rimuovere progressivamente il principio del ritorno geografico dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea). Le regole di approvvigionamento dell’Agenzia, secondo Draghi, dovrebbero riflettere l’esito della competizione industriale e la scelta dei migliori fornitori, e le risorse dovrebbero essere concentrate su progetti che dimostrano il potenziale per significativi avanzamenti scientifici o tecnologici, indipendentemente dalla localizzazione delle entità partecipanti.

Il fondo industriale spaziale

Un processo che dovrebbe essere accompagnato dall’istituzione di un Mercato Unico per lo Spazio, con standard comuni e l’armonizzazione dei requisiti di licenza, in linea con la prevista Legge Spaziale Ue. Si propone anche di istituire un Fondo industriale spaziale che permetterebbe alla Commissione europea di agire come “cliente principale” per acquistare congiuntamente servizi e prodotti spaziali e finanziare tecnologie critiche, aiutando la base industriale dell’Ue ad aumentare la sua capacità.

Regole mirate per favorire startup e scale up spaziali

Le priorità strategiche congiunte per la ricerca e l’innovazione spaziale dovrebbero essere supportate da un maggior coordinamento, finanziamento e pooling delle risorse per lo sviluppo di nuovi grandi programmi congiunti dell’Ue. Infine, come per il settore della difesa, la crescita delle pmi spaziali innovative, delle start up e delle scale up Ue dovrebbe essere facilitata da un miglior accesso ai finanziamenti e dall’introduzione di regole mirate.

L’Europa perde terreno, serve un’azione forte

“L’Ue ha sviluppato un settore spaziale di livello mondiale, nonostante livelli di finanziamento molto più bassi, ma sta ora iniziando a perdere terreno L’Ue finanzia, possiede e gestisce infrastrutture spaziali critiche. Ha sviluppato risorse e capacità strategiche di livello mondiale, con competenze tecniche paragonabili a quelle di altre potenze spaziali nella maggior parte dei settori. Ad esempio, nella navigazione satellitare, Galileo fornisce le informazioni di posizionamento e temporizzazione più accurate e sicure, anche per applicazioni militari. Nell’Osservazione della Terra, Copernicus offre i dati più completi a livello mondiale, inclusi quelli per il monitoraggio ambientale e del cambiamento climatico, la gestione dei disastri e la sicurezza”, si legge nel report in cui si evidenzia che “l’Ue ha perso la sua posizione di leadership sul mercato dei lanciatori commerciali (Ariane 4-5) e dei satelliti geostazionari. Ha dovuto temporaneamente affidarsi ai razzi SpaceX per lanciare i satelliti per il suo programma strategico Galileo. L’Ue è anche in ritardo rispetto agli Stati Uniti nella propulsione dei razzi, nelle mega-costellazioni per le telecomunicazioni e nei ricevitori e applicazioni satellitari, che rappresentano un mercato molto più grande rispetto agli altri segmenti spaziali. Come l’industria della difesa, il settore spaziale soffre di un marcato divario di investimenti rispetto ai suoi principali concorrenti. Negli ultimi quarant’anni, gli investimenti sono variati tra il 15% e il 20% dei livelli statunitensi. Nel 2023, la spesa pubblica in Europa per lo spazio era di 15 miliardi di dollari, rispetto ai 73 miliardi di dollari degli Stati Uniti. Si prevede che la Cina supererà l’Europa nei prossimi anni, raggiungendo una spesa di 20 miliardi di dollari entro il 2030”.

Troppa frammentazione

L’insufficiente aggregazione e coordinamento della spesa pubblica in Europa aggrava la frammentazione industriale nei settori della Difesa e dello Spazio. Gli acquisti collaborativi europei hanno rappresentato solo il 18% della spesa per l’acquisto di attrezzature per la difesa nel 2021, ben al di sotto del benchmark del 35% concordato nei quadri dell’Agenzia Europea per la Difesa. Questa mancanza di coordinamento crea un circolo vizioso per l’industria della difesa dell’Ue. Senza l’aggregazione della domanda tra gli Stati membri, è più difficile per l’industria prevedere le esigenze a lungo termine e aumentare l’offerta, riducendo così la sua capacità complessiva di soddisfare la domanda e privando l’industria di ordini e opportunità. Di conseguenza, gli acquisti per la difesa vengono deviati al di fuori dell’Ue. Tra giugno 2022 e giugno 2023, il 78% della spesa per gli acquisti è andata a fornitori non Ue, di cui il 63% è andato agli Stati Uniti.

Il settore spaziale europeo è parimenti ostacolato dalla insufficiente aggregazione della domanda e dalla mancanza di coordinamento degli investimenti tra gli Stati membri. Inoltre, l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) opera sulla base del principio del “ritorno geografico”, il che significa che investe in ciascuno dei suoi paesi membri attraverso contratti industriali per programmi spaziali un importo simile al contributo finanziario del paese all’agenzia. Questo principio porta a una inevitabile frammentazione delle catene di approvvigionamento, alla duplicazione inutile delle capacità in mercati relativamente piccoli e a una discrepanza tra gli attori industriali più competitivi e l’effettiva allocazione delle risorse.

Spingere ricerca e sviluppo

Insieme all’urgente necessità di aumentare gli investimenti complessivi nella difesa, vi è una forte ragione per rafforzare la cooperazione e il pooling delle risorse per la R&S (Ricerca e Sviluppo) nel settore della difesa a livello Ue. Il settore della difesa sta affrontando enormi esigenze di investimento. Mentre il settore della difesa nel suo complesso beneficerà di misure per approfondire i mercati dei capitali dell’Ue, le pmi innovative nel settore della difesa avranno bisogno di ulteriore supporto. Misure rilevanti potrebbero includere la modifica delle politiche di prestito del Gruppo Bei (Banca Europea per gli Investimenti) sull’esclusione degli investimenti nella difesa e la chiarificazione dei quadri Ue in materia di ambiente, sociale e governance (Esg) sul finanziamento dei prodotti per la difesa.

Articoli correlati

Articolo 1 di 5