Via libera del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega alle politiche spaziali e aerospaziali, Adolfo Urso, alla prima legge quadro italiana sullo Spazio e sulla space economy.
La legge pone “l’Italia all’avanguardia tra i grandi player globali e anticipa le intenzioni dell’Unione europea in merito a un regolamento per il settore”. Il provvedimento, collegato alla legge di Bilancio, colma un vuoto nell’ordinamento, che non prevedeva una normativa di riferimento sul comparto spaziale.
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Urso: “Fondo finanziato in Manovra da 150 milioni”
Il disegno di legge quadro sullo Spazio “colma una lacuna, soprattutto in una fase in cui nello Spazio vanno anche i privati, quindi è importante la regolamentazione”, ha detto Urso. Questa legge “ci pone all’avanguardia tra i vari player globali regolamentando l’attività ed è di impulso significativo per lo sviluppo dell’economia dello Spazio”.
“Viene istituito un fondo finanziato in Manovra e di carattere pluriennale, che per il momento ammonta a 150 milioni di euro. Ma da qui al 2026 le risorse che sono state collocate dal Governo nella vasta area del comparto spaziale ammontano a 7,3 miliardi di euro”, ha aggiunto il ministro: “Il provvedimento aiuterà le imprese a svilupparsi e a utilizzare al meglio anche queste risorse con programmi che avranno ricadute molto importanti e significative su tutta l’industria italiana”.
Prime regole per i privati che vanno in orbita
Frutto di mesi di concertazione con i principali attori pubblici e privati del settore, il ddl regolamenta l’accesso allo Spazio da parte dei privati, offrendo grandi opportunità in un comparto che rappresenta il futuro dell’industria e una delle principali traiettorie di sviluppo dell’economia mondiale.
In tale contesto, è prevista la necessità di un’autorizzazione sia per gli operatori stranieri che intendono condurre attività spaziali dal territorio italiano, sia per quelli nazionali che operano da un territorio estero. Sono esenti dall’obbligo le attività spaziali già autorizzate da un altro Stato, se riconosciute in Italia in base a trattati internazionali.
Il ruolo di vigilanza dell’Asi
L’Asi (Agenzia spaziale italiana) è incaricata della vigilanza sugli operatori: in caso di non rispetto delle disposizioni di legge o degli impegni presi, l’autorizzazione sarà revocata. L’Agenzia si occuperà anche dell’immatricolazione nel Registro nazionale degli oggetti lanciati nello Spazio extra-atmosferico per i quali l’Italia è Stato di lancio.
La nuova norma soddisfa i criteri della Convenzione firmata a New York il 14 gennaio 1975. E gli oggetti spaziali avranno un codice alfanumerico composto da una lettera e tre cifre progressive precedute dalla sigla “Ita”.
Stando a quanto previsto dal disegno di legge varato chi ostacolerà l’attività di vigilanza dell’Asi potrà essere punito con una sanzione che andrà da 150mila a 500mila euro. Mentre chi esercita attività spaziale senza autorizzazione o dopo la sua scadenza è punibile con la reclusione da tre a sei anni e una multa da 20mila a 50mila euro.
Piano nazionale per la space economy di 5 anni
Il disegno di legge prevede inoltre l’elaborazione di un Piano nazionale per l’economia dello Spazio, con un orizzonte di almeno cinque anni, che includa l’analisi, la valutazione e la quantificazione dei fabbisogni del comparto, per individuare gli investimenti finanziabili attraverso risorse pubbliche e contributi privati.
A supporto del settore, viene infatti istituito un fondo per la space economy con carattere pluriennale, che mira a promuoverne le attività, favorendo la crescita del mercato di prodotti e servizi innovativi basati sull’uso di tecnologie spaziali e sull’utilizzo commerciale delle infrastrutture, comprese quelle realizzate nell’ambito del Pnrr e quelle a cui l’Italia partecipa in ambito di collaborazioni internazionali.
Per agevolare l’accesso delle pmi e delle startup ai contratti pubblici, sono previste norme speciali in materia di appalti e per promuovere le attività e tecnologie aerospaziali.
Per il Piano quinquennale per la space economy si prevedono fondi in totale per quasi 300 milioni di euro e così suddivisi: 85 milioni per il 2024, 160 milioni per il 2025 e 50 milioni per il 2026. Queste cifre potrebbe essere anche ritoccate verso l’alto grazie ai proventi derivanti dalle contribuzioni connesse alle autorizzazioni rilasciate.
Dalle assicurazioni alle comunicazioni satellitari
Il provvedimento disciplina le eventualità degli incidenti nello Spazio. Gli operatori autorizzati devono stipulare contratti assicurativi a copertura dei danni derivanti dall’attività spaziale con un massimale pari a 100 milioni di euro per episodio e, nel caso di sinistri, sono chiamati a rispondere in solido. È prevista anche la possibilità di massimali più bassi per ipotesi di rischio ridotto.
Infine, il disegno di legge prevede iniziative per l’uso efficiente dello spettro per comunicazioni via satellite e una riserva trasmissiva nazionale, fissando i principi sul diritto di sfruttamento da parte dei privati che utilizzano infrastrutture spaziali finanziate con fondi statali ed europei.
Italia in prima fila in Europa
L’Italia conferma così il proprio ruolo di primo piano nel comparto: nel dicembre 2022 il nostro Paese ha allocato 3,1 miliardi di euro alla riunione del consiglio dell’Agenzia spaziale europea (Esa) a livello ministeriale, ponendosi al secondo posto insieme alla Francia e solo dopo la Germania per quanto concerne i programmi obbligatori, e al primo posto per i programmi opzionali. In aggiunta, a livello nazionale, l’Italia ha stanziato 2,3 miliardi nel budget dell’Asi e avviato un processo di investimento per attuare i programmi spaziali previsti dal Pnrr. In totale, grazie agli investimenti pari a circa 7,3 miliardi di euro previsti dall’Italia per i programmi spaziali fino al 2026, l’intera industria spaziale italiana è destinata a registrare una crescita significativa.