Il cambiamento climatico è una delle più grandi sfide globali che l’umanità si trova ad affrontare e il ruolo delle tecnologie legate allo spazio è fondamentale poiché oltre il 50% della variabili climatiche essenziali sono osservabili solo dallo spazio. È questa una delle conclusioni più importanti presenti all’interno di Space for Net Zero, libro bianco pubblicato dal Global Future Council on Space, il brain trust che ha l’ambizione di raccogliere leader dal mondo della politica, del business e della società civile per discutere i temi più importanti della space economy ed essere di supporto al World Economic Forum.
Il documento spiega, in 22 pagine, l’importanza che lo spazio avrà nella lotta ai cambiamenti climatici, in particolare a come raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero per i gas serra. Il sistema di satelliti e la crescente sofisticazione dei loro sensori permette di avere una migliore comprensione scientifica del sistema Terra e dell’evoluzione climatica del pianeta, aiutando a operare una misurazione sempre più precisa dei fattori che influenzano il cambiamento climatico. La misurazione delle temperature dell’aria e della superficie dai mari dallo spazio, così come di altri fattori rilevabili dallo spazio, rivelano tutte le conseguenze che l’azione dell’uomo sta creando al clima e, di conseguenza al pianeta.
Tra i fattori più importanti, come è noto, ci sono la produzione antropogenica dei gas climalteranti come l’anidride carbonica, dovuta alla combustione degli idrocarburi, e il metano. I satelliti orbitanti intorno alla Terra rappresentano strumenti essenziali per monitorare la concentrazione di tali gas nell’atmosfera e, a tale scopo, è previsto il lancio di altri satelliti nel futuro predisposti a scopi di osservazione e misurazione dei dati. Attualmente vi sono 5 satelliti che operano tali misurazioni: Greenhouse Gases Observing Satellite (Gosat), Gsat-2, Orbiting Carbon Observatory (Oco-2), Oco-3 e Sentinel-5P. Dunque i satelliti non mancano, ma vi sono ancora ampi margini di crescita per l’elaborazione di modelli matematici, attività di mitigazione e il coordinamento di tali attività.
Manca in definitiva – puntualizza il documento – un approccio analitico olistico che possa migliorare ulteriormente la comprensione dei fenomeni ed elaborare strategie condivise, a partire da quelle della ricerca scientifica. Esistono centinaia di organizzazioni che conducono ricerche sui processi coinvolti nel cambiamento climatico, ma deve essere ancora costituita un’organizzazione che operi in modo continuativo all’elaborazione di modelli che riguardano due aree chiave: i sistemi terrestri e la progettazione economica. Da queste due discipline sarebbe possibile individuare una visualizzazione fisica dei processi utile a formulare decisioni da parte degli stake holder del mondo politico ed economico.
“È dunque arrivato il momento – conclude il libro bianco – di costruire un nuovo tipo di struttura decisionale di supporto: un Centro Operativo per la Terra che metta a frutto tutti i dati provenienti dallo spazio e le competenze necessarie a condurre scienze multidisciplinari e ricerche ingegneristiche, in modo da gestire e coordinare in modo efficace tutti gli sforzi per annullare le emissioni”.