La Cina ha accusato SpaceX di aver rischiato per due volte la collisione tra la propria stazione satellitare Tiangong (“palazzo celeste”) e i satelliti della rete Starlink. Al proposito il governo di Pechino ha presentato un rapporto all’Ufficio per gli Affari Spaziali Esterni delle Nazioni Unite (United Nations Office for Outer Space Affairs, Unoosa) a Vienna con il quale accusa la società del miliardario Elon Musk di aver messo a repentaglio la sicurezza della propria stazione spaziale e la sopravvivenza degli astronauti che vi lavorano e vivono.
Il rapporto punta l’indice anche contro il governo americano appellandosi allo Outer Space Treaty il quale stabilisce che le singole nazioni sono responsabili delle azioni compiute nello spazio sia da organi governativi sia da quelli non governativi. Dunque gli Stati Uniti sarebbero responsabili di fronte alla comunità internazionale di quanto fatto da SpaceX la quale, come è noto, è impegnata nell’implementazione del progetto Starlink: una galassia formata da 12mila microsatelliti (1.900 già in orbita) per telecomunicazioni che puntano a creare una rete Internet in grado di abbracciare tutti i punti del globo terrestre, anche e soprattutto quelli irraggiungibili da connessioni terrestri, siano esse cablate o radio.
Il programma Starlink ha ricevuto l’approvazione Federal Communications Commission degli Usa, ma ha suscitato numerose polemiche anche in patria in relazione alla stessa legislazione americana che tutela il diritto di chiunque a osservare lo spazio senza che vi siano ostacoli. Una controversia legale è ancora in corso e una decisione in merito è stata rimandata più di una volta. Il numero enorme di missioni e satelliti – ormai oltre 30mila e in crescita esponenziale – coinvolti pone inoltre un problema oggettivo di affollamento e di gestione dei rottami spaziali, questioni al centro del dibattito e sempre più cogenti alla luce della crescente presenza sia di nazioni sia di attori privati nell’ambito della Space Economy.
Oltre a presentare il rapporto alle Nazioni Unite, Pechino ha accusato apertamente Washington attraverso il portavoce del Ministero degli Estersi, Zhai Lijian, dichiarando che “gli Stati Uniti ignorano i loro obblighi ai sensi dei trattati internazionali, ponendo una seria minaccia alla vita e alla sicurezza degli astronauti”. Secondo la Cina, la Tiangong (che è ancora in fase di allestimento e sarà completata entro il 2022) avrebbe compiuto due manovre evasive, una il I luglio e l’altra il 21 ottobre, per evitare di entrare in collisione con i satelliti Starlink. “Abbiamo visto un aumento del numero di rischi di collisione da quando Starlink è stato distribuito”, ha riconosciuto Jonathan McDowell dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics negli Stati Uniti.
SpaceX non ha commentato e neppure il governo di Washington ha reso nota la propria opinione sull’accaduto. Allo stesso tempo, le circostanze citate dal rapporto presentato dalla Cina non sono state verificate dall’Unoosa. Si sarebbe fatta sentire anche la reazione dell’opinione pubblica cinese. Un post su Weibo, uno dei social network utilizzati all’ombra della Grande Muraglia, avrebbe ricevuto oltre 90 milioni di visualizzazioni e numerosi commenti negativi che riguardano anche Tesla, la casa automobilistica fondata anch’essa da Elon Musk che costruisce solo auto elettriche, ha anche uno stabilimento a Shanghai e in Cina vende circa un terzo della sua produzione mondiale. Recentemente la Tesla è stata oggetto in Cina di critiche che riguardavano la sua rete di assistenza.