Si avvicina la Giornata Nazionale dello Spazio, voluta da Vittorio Colao, che con il precedente governo aveva avuto la delega per lo spazio. In giro per l’Italia e per il mondo sarà un momento dal 15 dicembre in poi di celebrare l’Italia dello spazio. Un cartellone di eventi si susseguiranno questa settimana, dall’Orto Botanico a Padova con il Veneto, fino all’ambasciata italiana a Washington DC.
Kermesse di eventi a parte, la Giornata Nazionale dello Spazio è un’occasione per riflettere sullo stato dell’industria italiana dello spazio e sulle opportunità che offre per gli investimenti,
Il comparto industriale italiano comprende all’incirca oltre 500 aziende del settore spazio, che generano annualmente un giro d’affari da 2 miliardi di euro. Non esiste ancora una classificazione completa degli attori che rappresenti in modo esaustivo il mercato della space economy in Italia.
Si evince come il mercato spaziale italiano sia composto e guidato per la maggior parte da piccole e medie imprese (circa il 75%) altamente specializzate nel campo manifatturiero e in diversi ambiti: dalle componenti elettroniche all’avionica, dall’assemblaggio delle strutture alla creazione di materiali ad hoc, da componenti ingegneristiche a strumentazione ad alta precisione. Il settore delle Pmi in Italia rappresenta quindi la colonna portante che poi implementa e fa sviluppare le ambizioni sia dei programmi governativi sia delle grandi collaborazioni internazionali.
C’è una grande attenzione, forse troppa, al mondo del venture capital spaziale; infatti, ci sono ben cinque operatori su questo segmento d’investimento che vorrebbero nel 2023 iniziare ad investire a livello italiano. Non essendo “ufficiali” non è possibile fare i nomi. Il problema di questo segmento di investimento è che le start-up intese come investimenti seed ed early stage non superano le 80 aziende su tutto il territorio nazionale. Forse c’è poca massa critica in rapporto a tutti quelli che potrebbero potenzialmente investire. Tanti soldi per poche startup quindi.
Le vere opportunità di investimento sono le Pmi dello spazio italiane. Aziende che anagraficamente magari non rientrano nei parametri dele start-up innovative, ma che con un’iniezione di capitali e nuove tecnologie possono essere dei campioni a livello mondiale. Se da un lato le Pmi sono una grande opportunità, esistono occasioni anche per le medie imprese, quelle che possono essere chiamate ‘multinazionali tascabili’ diventando piattaforme di corporate venture capital, creando circoli virtuosi di investimento vero e cercando di passare dal ruolo, ad esempio, di produttore di componenti certificato in qualche caso a produttore di piccoli sottosistemi, evitando il pericolo di essere copiati da una concorrenza intercontinentale spietata.
Nella distribuzione industriale italiana del settore aerospazio anche il Veneto può definirsi come un territorio spaziale con più di 41 partner in una rete intelligente regionale guidata da un’entità legale consorziale, denominata Cosimo (di cui è presidente Federico Zoppas), che comprende 30 piccole e medie imprese, cinque grandi imprese, quattro università, una fondazione e un centro di ricerca, per un totale di 4 mila addetti diretti e un fatturato complessivo annuo che nel 2021 ha toccato gli 873 milioni di euro, con un balzo del 21,9% rispetto al 2020, di cui il 40% realizzato al di fuori dell’Europa. Non c’è dubbio che il Veneto possa essere un’interessante novità nel panorama nazionale, figlio della grande storia e tradizione del “Nord-Est che produce” studiata negli anni Novanta persino nelle università americane come Harvard. Le attività del Veneto spaziale sfoceranno nel 2023 in un appuntamento internazionale dal 15 al 17 maggio 2023 denominato Space Meetings Veneto, con l’obbiettivo di riunire addetti ai lavori e non a Venezia intorno alle nuove opportunità del mondo spaziale.
Il Veneto potrebbe attrarre ad esempio insediamenti industriali di natura nel settore hi-tech e spaziale come è stato con Intel nella cittadina di Vigasio in provincia di Verona, con un investimento di ben 4,5 miliardi di euro e 1.500 posti di lavoro più altri 3.500 dall’indotto, che sarà attivo tra il 2025 e il 2027. Sarebbero necessari per valorizzare i ‘gioielli industriali e tecnologici’ lo studio e l’implementazione di una politica industriale che coinvolga la regione e tutti gli altri stakeholder che porti ad esempio le grandi aziende spaziali e della difesa come Leonardo, Thales Alenia Space, OHB e altre a scegliere il Veneto per nuovi insediamenti produttivi. La motivazione di un’idea è legata all’importanza di una filiera e quindi una supply chain molto ‘vicina’ al system integrator che cresca in traiettorie di crescita reali e comuni. Il Veneto oltretutto potrebbe attraverso l’evento del 2023, che ha un inedito forum sugli investimenti, e costruendo una certa vicinanza con il mondo della finanza nazionale e internazionale, ritagliarsi il ruolo di punto d’incontro della comunità degli investitori spaziali, che potranno fare il punto sullo stato dell’arte e disegnare insieme le politiche e strategie d’investimento per il futuro di settore, come avviene in meeting come Cernobbio e Davos per l’economia globale.