La space economy raggiungerà nel 2040 un giro di mille miliardi dollari e i costi dei lanci crolleranno del 95% raggiungendo i 100 dollari per chilogrammo di payload, ma la maggior parte dell’industria di settore ha una natura speculativa. Parola di un gruppo bancario e finanziario come Citigroup nel documento “Space-The Dawn of a New Age” che, accanto alle prospettive e opportunità offerte dallo spazio, mette in guardia sulle sue sfide e sull’effettivo valore di taluni comparti che puntano a sviluppare business nei quali il fascino e le promesse di guadagno sono pari alla fattibilità tecnica e alle prospettive temporali.
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Settori ancora da verificare
Il riferimento è ad aziende che stanno sviluppando impianti spaziali per la produzione di energia solare, di estrazione – che da sola potrebbe valere 1.000 miliardi di dollari se si riuscissero a sfruttare le risorse su Luna, pianeti e asteroidi – nonché di logistica, turismo spaziale, trasporto suborbitale, microgravità e costruzioni. Citigroup trova analogie tra ciò che sta accadendo oggi alla space economy e quanto accadde invece ad Internet 20 anni fa quando il concetto di “smartphone” era praticamente sconosciuto e le connessioni avvenivano in modo analogico senza la banda larga digitale.
La corsa verso la borsa e gli investimenti
Dunque il termine “speculativo” (dall’inglese “speculative”) non si riferisce solo alla sfera finanziaria, pure coinvolta, ma alla natura ipotetica di tecnologie e attività la cui effettiva fattibilità tecnica e di business è ancora da verificare. A questo proposito, Citigroup ha calcolato che il settore delle infrastrutture spaziali ha raccolto nel 2021 circa 14,5 miliardi da parte del mondo dell’investimento privato e del venture capital, come riportato da rapporto trimestrale fornito da Space Capital che tiene sotto la propria lente circa 1.700 aziende. Grande è la spinta verso la quotazione in borsa, ma la cosa è meno facile del previsto anche con previsioni di crescita pressoché unanimi tanto che alcune aziende denunciano una perdita delle proprie quotazioni del 50%.
Più accessibilità, più opportunità
La questione più interessante riguarda invece la dinamica, strettamente interconnessa, tra lo sviluppo della space economy nella sua interezza e l’accessibilità che, attraverso di economie di scala, permetterà al settore di crescere a ritmo serrato. Citigroup valuta in 424 miliardi di dollari il volume d’affari raggiunto dalla space economy nel 2020 confermando le stime di Morgan Stanley, Bank of America Space Foundation secondo cui in 10 anni la crescita è stata del 70%. Con la corsa commerciale allo spazio, i costi di lancio si sono ridotti a circa un quarantesimo: si è passati da una forbice di 16.000-30.000 dollari al chilogrammo negli anni ’70 e ’80 ai 2.500 dollari di un Falcon 9 di SpaceX nel 2010, 30 volte meno dello Space Shuttle.
Cento dollari al chilo, e anche meno
Con la riutilizzabilità dei sistemi di lancio, per il 2040 si scenderà ad almeno 100 dollari/kg con la possibilità di arrivare a 30 dollari/kg. L’industria del lancio passerà dall’essere “costo più prezzo” ad un business basato sul valore, molto più efficiente e capace di generare profitti ed occupazione. Ma se il settore dei lanci (costruzione, servizi e attrezzature terrestri) costituirà la parte della space economy dalle dinamiche più interessanti, la crescita maggiore è attesa dalle nuove industrie applicazioni spaziali: oltre 100 miliardi di giro d’affari che oggi non esiste.
Satelliti, industria dal b2b al b2c
La fetta maggiore della space economy (70%) è costituita tuttavia dai satelliti. Anche qui le trasformazioni dell’industria sono profonde perché da settori b2b come i collegamenti televisivi si passerà ai clienti finali grazie all’esplosione di Internet satellitare a banda larga offerta da reti come Starlink, OneWeb e Kuiper, dalla connettività mobile e da Internet delle Cose. Prospettive rosee arrivano anche dalla raccolta di immagini nello spazio: dai 2,6 miliardi di fatturato odierni si passerà ai 17 miliardi nel 2040. Lo studio di Citigroup non trascura neppure il problema principale della space economy: l’affollamento e l’inquinamento dello spazio.
Spazio da rendere sicuro e socialmente accettabile
Accanto a questo, esistono altri due temi fondamentali: l’accettabilità sociale e la sicurezza. La percezione che lo spazio sia un passatempo da miliardari con aziende guidate dall’ego di ricchi individui rischia di eclissare tutti i benefici che l’industria legata allo spazio può apportare per l’intera società. Altrettanto degno di nota è il dato statistico sulla sicurezza: la percentuale di fallimento dei lanci spaziali è poco meno del 2%, un’enormità rispetto allo 0,00001% dell’aviazione civile. Anche questo fattore dovrà essere considerato di fronte alla prospettiva di sviluppare un programma di esplorazione e sistema di trasporto di massa spaziali.