L'INTERVISTA

Space economy, Faggioli: “In Italia servono norme adeguate per spingere lo sviluppo industriale”

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Il ceo di Digital360: “Fondamentale che l’economia vada di pari passo con la legislazione”. P4I lancia Partners4SpaceInnovation, una “practice” dedicata ad affiancare le aziende della filiera (e non solo) a trovare nuove opportunità di business anche grazie ai fondi del Pnrr

Pubblicato il 11 Ott 2021

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La Space Economy è un asset fondamentale, è il presente e non è più qualcosa che riguarda il futuro. E le tecnologie spaziali combinate con le innovazioni digitali rappresentano uno dei motori dell’economia”. Gabriele Faggioli, ceo di Digital360 accende i riflettori sulle sfide e le enormi opportunità per il nostro Paese. L’Italia punta a un ruolo ancor più forte di quello che già vanta da decenni. Al G20 Space, sotto la presidenza italiana, è emerso che il valore dei dati e delle tecnologie spaziali non è mai stato così cruciale. Lo sviluppo tecnologico dovrà fare però il paio con una nuova generazione di norme e regole in grado di sostenere l’evoluzione del settore e di mettere in sicurezza dati strategici al punto da essere considerati cruciali per la Difesa nazionale, europea e globale.

Faggioli, come evolverà il panorama? Quali le questioni giuridico-normative che bisognerà affrontare nel breve e soprattutto nel medio-lungo periodo? 

L’Italia sia a livello governativo sia a livello industriale può vantare numerose eccellenze, basti pensare che siamo uno dei pochissimi stati al mondo ad avere una filiera completa dal punto di vista spaziale, dal lancio alla commercializzazione dei servizi. È fondamentale che insieme all’economia vada di pari passo anche la legislazione per sostenere questa continua evoluzione. Al momento non esiste una normativa ad hoc nazionale italiana che regoli le attività spaziali. Altro punto cruciale è la sicurezza dei dati e quindi il settore di cybersecurity per la mole e la qualità dei dati che provengono dallo spazio: è di qualche giorno fa la notizia dell’attacco cyber più recente ad un’Agenzia spaziale, cioè quella sudafricana. Tutti i dati che possediamo ci indicano che lo spazio è uno dei settori con il tasso di crescita più elevato, con numerosi investimenti a livello globale che stanno nascendo e con un continuo ed intenso sviluppo tecnologico. Riguardo al regime giuridico internazionale un primo step sarà quello di adattare i trattati (di cui il primo e più famoso è del 1967) all’approccio di oggi verso lo spazio (questo non sarà facile, viste le difficoltà in termini di cooperazione internazionale tra e potenze mondiali). Sicuramente, come accennavo, sarà necessario che oltre ai trattati internazionali l’Italia, se vuole continuare su questa strada, dovrà adottare una normativa ad hoc, seguendo l’esempio di Usa, Francia e Lussemburgo.

P4i (Digital360) ha tenuto a battesimo Partners4SpaceInnovation, una “practice” dedicata ad affiancare le aziende della filiera spaziale ma anche aziende di altri settori interessate a sfruttare prodotti e servizi dell’industria spaziale. Come nasce l’iniziativa? E quali servizi e attività mettere in concreto a disposizione del mercato?

L’iniziativa di Partners4SpaceInnovation nasce dall’esigenza di dare uno strumento consulenziale per il settore spazio – in Italia è una pratica ancora non consolidata e poco diffusa – che non sia esclusivamente tecnologico/ingegneristico, la maggior parte delle aziende e delle eccellenze italiane è incredibilmente avanzata su questo, ma che possa fornire un supporto dal punto di vista normativo, di sicurezza cyber e commerciale. Perciò questa attività si vuole porre come collegamento tra domanda ed offerta, tra la possibilità di offrire un servizio derivato da tecnologie spaziali e la richiesta di aver soluzioni innovative per risolvere problemi qui sulla terra o anche solo per ampliare il proprio business. In questo senso ci rivolgiamo non solo ad aziende del settore spazio, ma anche ad aziende non proprie del settore spazio ma che vogliono appunto dare un’espressione innovativa e diversa alla propria attività.

L’Italia è leader mondiale nella space economy e alcuni dei principali colossi del settore sono a trazione o a grande rappresentanza italiana nell’azionariato. Molti stanno allargando i propri orizzonti attraverso l’acquisizione o la creazione di startup e nuove aziende. Crede sia possibile la nascita di un nuovo ecosistema nazionale dello spazio?  

Già oggi il nostro ecosistema a livello istituzionale è supportato dall’Agenzia Spaziale Italiana, dai cluster regionali e da enti di sviluppo come le università e i poli di ricerca. Inoltre, abbiamo la fortuna di avere ben tre associazioni per l’industria, difesa e ambito commerciale: Aiad, Asas e Aipas. Certo, sarebbe necessario creare un ecosistema in cui lo sviluppo tecnologico sostenibile verso lo spazio sia incoraggiato, in cui le startup riescano ad emergere e ad evolversi, in cui le applicazioni spaziali non siano relegate solo a pochi tecnici e addetti ai lavori ma ad un più ampio spettro di aziende e competenze. Viviamo in un’era segnata dall’ “open innovation”, perciò non basta più fare affidamento sul proprio know-how interno, ma è necessario ricercare l’innovazione e la diversità sfruttando anche risorse esterne. Crediamo molto infatti in questo molteplice interscambio tra competenze verticali e insights da conoscenze e diversità non convenzionali per lo spazio come lo abbiamo sempre inteso. L’Italia è sulla buona strada.

Ci sono molti fondi a disposizione per la space economy, fondi Ue ed anche nazionali legati al Next Generation Eu ma anche ad altri progetti internazionali: le aziende italiane sono consapevoli delle opportunità? Una delle principali difficoltà è rappresentata dalla conoscenza delle iniziative e dei relativi fondi. Partners4SpaceInnovation punta ad affiancare le aziende anche in questo senso? 

Questo è un tema molto importante, anche per la nostra attività: sono stati stanziati diversi fondi con il Pnrr ma anche da investimenti privati per lo sviluppo di startups e attività spaziali, ma praticamente per i due terzi questi fondi sono ancora rivolti esclusivamente al settore manifatturiero ovvero all’upstream. Pochi vengono definiti per servizi downstream e applicazioni derivanti da tecnologie spaziali che possono essere commercializzate. Inoltre, la pubblicizzazione dei fondi sia a livello italiano sia a livello europeo sono molto frammentati, perciò risulta complicato spendere forze interne per carpirli e usufruirne. Perciò anche qui il nostro intervento viene incontro all’esigenza di captare le migliori situazioni di business e di investimento, sia attraverso fondi si attraverso bandi e occasioni di emergere.

Partners4SpaceInnovation ha appena inaugurato anche una pagina su Linkedin per spingere la diffusione di conoscenze ma soprattutto per dare vita a una “community” nazionale di riferimento. È il momento di aggregare le forze? 

La pagina LinkedIn è stata inaugurata proprio per creare una community che si sviluppi come polo di connessione tra le due realtà di cui parlavo in precedenza, ovvero la filiera industriale e le aree interessate dallo sviluppo di determinate tecnologie spaziali. Oltre ad essere interessante conoscere i risvolti della Space Economy, il nostro obiettivo è anche quello di sensibilizzare chi non è direttamente coinvolto nel settore Spazio. Sicuramente è il momento giusto per lanciarsi e aggregare le forze.

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