L’India cerca il proprio posto al sole anche nello Spazio e, dopo un 2021 da dimenticare, vede nel 2022 un anno cruciale per il suo sviluppo con la finalizzazione di diversi progetti e l’avvio di una vera e propria Space Economy che ospiti finalmente anche attori privati e sia capace di essere competitiva in un settore che oggi vale 360 miliardi di dollari e nel 2040 varrà mille miliardi.
Per il momento l’India ha una fetta pari al 2% e il settore spaziale è monopolio della Indian Space Research Organisation (Isro) mentre le aziende private partecipano solo come fornitrici delle missioni. Tuttavia il governo di New Delhi ha in atto un piano di riforme che mira sia a creare un quadro normativo per i privati denominato Space Activities Bill (la cui bozza gira dalla fine del 2017) sia ad attirare piani di investimento da parte di attori stranieri. L’obiettivo è far crescere un Space Economy competitiva e, allo stesso tempo, integrata con lo scenario globale.
In questo quadro, l’Isro continuerà ad essere parte attiva attraverso la NewSpace India Limited (Nsil), la consociata che dal 2019 coordina la parte commerciale delle missioni, ma sposterà sempre di più il proprio fuoco verso le attività di ricerca e sviluppo. Per il 2022 il programma è di inviare alcuni satelliti, dei quali un paio per l’osservazione della Terra. Tra questi c’è la missione Nisar (Nasa-Isro Synthetic Aperture Radar) che sarà messa in orbita dal razzo Plsv (Polar Satellite Launch Vehicle) di costruzione indiana. Rimane strategica Ganganyaan, la prima missione indiana con astronauti che doveva essere finalizzata entro il 2021, ma è stata rimandata almeno al 2023 causa pandemia.
Il 2022 sarà un anno di passaggio, ma comunque importante per le missioni Aditya-L1 (studio del Sole) e le due lunari. La prima è la Chandrayaan-3 e potrebbe partire anche per la fine del prossimo anno, l’altra è la Lupex (Lunar Polar Exploration Mission) in collaborazione con il Giappone e che è già allo stato avanzato con il modulo di propulsione e il rover già realizzati e provati. L’Isro vorrebbe anche partecipare all’esplorazione di Venere, sta lavorando ad un secondo sito di lancio a Kulasekarapattinam e potrebbe anche subordinare la costruzione dei suoi razzi Plsv ad un consorzio industriale per dedicarsi al Sslv (Small Satellite Launch Vehicle) con una capacità di 500 kg.
Il settore privato sembra pronto anche a questa sfida, tant’è che la Skyroot spera di accendere i motori del suo Vikram-1 e allo stesso risultato punta la Agniful Cosmos mentre la Syzygy Space Technologies Pvt Ltd, meglio nota come Pixxel, dovrebbe inviare il suo primo satellite entro la fine del 2022. Ma la notizia più importante è l’Indian National Space Promotion and Authorization Centre (IN-SPACe) ovvero l’ente regolatore della Space Economy per gli attori privati costituita nel 2020, permetterà l’utilizzo delle strutture dell’Isro e ha ricevuto già oltre 30 richieste da parte di aziende private che per il prossimo anno aspettano il via libera per lanciarsi nel business dello Spazio.