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Il modello Nasa-SpaceX e la via “alternativa” dell’Europa



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La Ue ha preso ispirazione dagli Stati Uniti per il lancio di diversi progetti. La cooperazione pubblico-privato è sicuramente vincente e bisogna evolvere verso meccanismi più agili e orientati al mercato

Pubblicato il 3 mar 2025



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La collaborazione tra Nasa e SpaceX ha ridefinito il paradigma delle esplorazioni spaziali nel XXI secolo. Inaugurata formalmente nel 2008 con i primi contratti Commercial Resupply Services (Crs) del valore di 1,6 miliardi di dollari, questa partnership ha portato a una trasformazione radicale dell’economia spaziale globale, riducendo drasticamente i costi di accesso all’orbita. Prima dell’avvento dei lanci riutilizzabili di SpaceX, il costo medio per chilogrammo in orbita bassa terrestre (Leo) oscillava tra i 54.500 e i 90.000 dollari; oggi, grazie al Falcon 9, questa cifra è scesa a circa 2.720 dollari/kg, con proiezioni di ulteriori riduzioni a 200 dollari/kg con Starship.

I risultati economici parlano chiaro: nel 2023, SpaceX ha realizzato 96 lanci orbitali di successo, generando ricavi stimati in 9 miliardi di dollari, con una valutazione complessiva dell’azienda che ha raggiunto i 180 miliardi. Parallelamente, la Nasa ha risparmiato tra i 20 e i 30 miliardi di dollari attraverso il Commercial Crew Program rispetto ai costi di sviluppo tradizionali.

Il modello statunitense

Il segreto di questo successo risiede in un approccio innovativo alla collaborazione pubblico-privato caratterizzato da tre elementi chiave:

  1. Contratti a prezzo fisso basati su milestone: a differenza dei tradizionali contratti cost-plus, i contratti Nasa-SpaceX prevedono pagamenti solo al raggiungimento di obiettivi specifici, trasferendo parte del rischio all’operatore privato.
  2. Competizione commerciale strutturata: la Nasa ha alimentato una competizione costruttiva tra fornitori privati (SpaceX, Boeing, Blue Origin) attraverso programmi come Commercial Orbital Transportation Services (Cots), Commercial Crew e ora Commercial Lunar Payload Services (Clps).
  3. Obiettivi condivisi ma proprietà intellettuale separata: SpaceX mantiene la proprietà dei suoi veicoli e la libertà di commercializzarli con altri clienti, massimizzando l’efficienza degli investimenti pubblici.

Questo modello ha consentito alla Nasa di concentrarsi su missioni scientifiche avanzate come Artemis e Mars Sample Return, mentre l’industria privata ottimizza le operazioni in orbita bassa.

Applicazioni e sviluppi europei

L’Europa sta progressivamente adottando elementi di questo modello, sebbene con peculiarità legate al suo contesto istituzionale e industriale. L’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha lanciato nel 2022 il suo “European Commercial Space Transportation Services” con un budget iniziale di 500 milioni di euro, esplicitamente ispirato al modello Nasa.

Thales Alenia Space, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), sta sviluppando il modulo Esprit per la stazione Gateway lunare in un accordo del valore di 327 milioni di euro che incorpora elementi di flessibilità commerciale. Parallelamente, le startup europee come Rocket Factory Augsburg (Germania), Isar Aerospace e Orbex (UK) hanno raccolto complessivamente oltre 600 milioni di euro di investimenti dal 2019, beneficiando del nuovo approccio dell’Esa.

Un caso emblematico è la collaborazione tra l’azienda italiana D-Orbit e l’Esa: il contratto da 12 milioni di euro per servizi di “rideshare” orbitale rappresenta un primo esempio di servizio commerciale end-to-end europeo ispirato al modello americano.

Sfide e opportunità per l’Europa

Nonostante i progressi, l’Europa affronta sfide specifiche nell’implementazione del modello Nasa/SpaceX:

  1. Frammentazione istituzionale: la necessità di coordinare le priorità di 22 stati membri dell’Esa complica l’agilità decisionale.
  2. Gap di investimenti privati: nel 2023, le startup spaziali europee hanno raccolto 1,2 miliardi di euro di investimenti, contro i 14,5 miliardi di dollari delle controparti statunitensi.
  3. Preferenza per il “juste retour”: il principio Esa che garantisce ritorni industriali proporzionali agli investimenti nazionali può ostacolare la competizione pura.

Tuttavia, la Ministeriale Esa del 2023 ha approvato un aumento del budget del 17% (7,7 miliardi di euro annui) con specifico mandato di rafforzare i partenariati pubblico-privati. Il programma Boost!, con una dotazione di 45 milioni di euro, sta già supportando 23 startup europee con contratti milestone-based ispirati al modello americano.

La cooperazione pubblico-privato

La cooperazione pubblico-privato nel settore spaziale rappresenta ormai un modello inevitabile per la competitività globale. L’Europa, pur dovendo adattare il modello Nasa/SpaceX alle proprie specificità, sta dimostrando la volontà di evolvere verso meccanismi più agili e orientati al mercato.

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