Galileo è pronto a supportare la Internet of Things attraverso la riconfigurazione a distanza dei satelliti che compongono il suo sistema allargando ulteriormente il campo di utilizzi di una delle infrastrutture spaziali più importanti dell’Unione Europea e del sistema di posizionamento globale e navigazione (Gnss) più preciso al mondo.
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Test corale
Il nuovo potenziale si è rivelato con un test realizzato attraverso uno dei satelliti di Galileo – identificato genericamente come Gsat202 e in orbita ellittica – che è stato riconfigurato lo scorso gennaio per trasmettere una nuova componente di segnale nella banda E5 che si aggiunge alle E1 ed E6 utilizzate dalla rete satellitare. Il nuovo segnale è stato captato dal centro Esa a Redu, in Belgio, e dal Signal Monitoring Facility dell’agenzia spaziale tedesca Dlr a Weilhelm, in Germania.
C’è anche Thales Alenia Space Italia
Una volta captata, la componente di segnale è stata acquisita e tracciata da una serie di apparati riceventi posizionati all’interno del Navigation Laboratory dell’Esa, di stanza allo European Space Research and Technology Centre (Estec) di Noordwijk, in Olanda. Il test è stato supportato tecnicamente da Airbus Defence and Space, Thales Alenia Space Italia e Spaceopal (joint-venture tra Dlr e Telespazio) con la collaborazione dell’Euspa, che sovrintende alle operazioni di Galileo, e la Commissione Europea.
Segnale ideale per la IoT
Il test ha mostrato che tale componente di segnale è stabile e ha il potenziale per ridurre di un terzo il tempo di acquisizione rispetto ai segnali in banda L5 ed E5a. La fascia di segnale, ricavata all’interno della banda E5, è assai ristretta, inoltre richiede risorse di calcolo limitate e non interferisce sui segnali in banda E1 ed E6. Possiede dunque caratteristiche ideali per la Internet of Things dando supporto allo sviluppo di nuove applicazioni e alle infrastrutture dotate di sensori e collegate in rete.
L’integrazione industriale
Tale soluzione ha il potenziale per andare incontro al mercato emergente della IoT, dandogli ulteriore spinta, soprattutto se attirerà l’attenzione da parte dei costruttori di chipset, in grado di integrare la nuova funzione all’interno dei dispositivi sfruttando la possibilità di raccogliere ed elaborare dati di posizionamento con risorse di calcolo limitate e con consumi energetici contenuti. Da qui in avanti, il lavoro dell’Euspa sarà quello di coinvolgere partner tecnologici per sfruttare al massimo questa componente di segnale.
Abilitare l’intera costellazione
“Fino ad ora nessun altro sistema globale satellitare di navigazione ha fornita una tale capacità nella banda di frequenza E5, la prospettiva emergente del mercato per una tale caratteristica è chiara. Con la riconfigurazione del satellite sarebbe possibile dotare di questa nuova capacità l’intera costellazione in un tempo relativamente breve rispondendo direttamente a una domanda dell’utenza” ha dichiarato Jörg Hahn, che guida all’Esa la funzione di System Engineering Service per Galileo di prima generazione.
Dal laboratorio alla realtà
“La buona riuscita di questa prova è il risultato di attività intense di progettazione e test. Grazie all’eccellenza degli ingegneri che supportano Galileo all’interno dell’Esa e a tutta la parte industriale, è stato possibile introdurre questo nuovo segnale di prova a bordo di un satellite che non era stato inizialmente progettato per ospitare tale funzionalità. Ora che abbiamo verificato questa nuova componente di segnale in laboratorio, siamo ansiosi di vedere come si comporta in un ambiente reale” ha concluso Stefan Wallner, capo dell’unità Signal in Space Engineering per Galileo di prima generazione.