Ict e spazio sono due mondo sempre più convergenti, con i riflettori in questo momento puntati sulle connessioni satellitari ultrabroadband per colmare il digital divide e anche per amplificare il segnale. Per Silvano Casini, Presidente Asas-Associazione per i Servizi, le applicazioni e le tecnologie Ict per lo spazio, le due industrie sono assolutamente “complementari”, ma all’Italia occorre una precisa strategia per scegliere “sistemi e tecniche necessari per risolvere il divario digitale e portare tutte le opportunità delle telecomunicazioni anche ai ceti finora esclusi”.
“In Italia”, ha chiarito Casini, “ci troviamo in una situazione particolare determinata dalla nostra orografia e geografia, per esempio per la presenza di piccole isole scarsamente abitate. Dobbiamo studiare sistemi che non prediligano in modo rigido una soluzione”, ma garantiscano nel singolo caso efficienza in costi e prestazioni.
Quanto alle attività spaziali, l’Italia si inserisce in un settore che richiede grandi capacità industriali e finanziarie. “Le stanno mettendo in campo Stati Uniti, Cina e altri Paesi”. L’Italia non ha un’uguale potenza di fuoco e, secondo Casini, “dovrebbe puntare ad una onorevole partecipazione alla struttura spaziale, gli elementi hardware da mettere in orbita per un sistema ad alta funzionalità, e rivolgere invece il grosso degli investimenti alle applicazioni, un mercato vivace, che vivrà un’esplosione e che è più vicino alle nostre capacità e competenze”.
Sarà il mercato a definire le applicazioni vincenti e a preparare il terreno per una fioritura di casi d’uso e fornitori, ha proseguito il Presidente di Asas. “Noto con piacere che la politica italiana crede nello sviluppo dell’economia spaziale, ma vorrei sottolineare alcune problematiche”, ha affermato Casini. “L’Italia ha mantenuto nell’industria spaziale le posizioni che aveva quindici anni fa, non le ha migliorate. Questo ci rende spoco competitivi nell’hardware. È un fattore forse poco evidente, perché di solito l’Italia partecipa ai progetti sui grossi sistemi come parte di grandi programmi europei o di iniziative bilaterali con gli Usa, che alla nostra space economy portano poco valore. Inoltre”, ha proseguito Casini, “le nostre maggiori aziende del settore sono controllate da gruppi stranieri e non hanno la libertà di agire in modo da fare gli investimenti necessari alla space economy italiana. Il mondo della politica dovrebbe tenere conto anche di questi aspetti”.
Ecco perché, secondo il Presidente di Asas, la grande occasione per l’Italia oggi è puntare sulle applicazioni, che “possono dare vigore e crescita a quelle che al momento sono piccole e medie imprese”, ma che hanno il potenziale di generare grande ricchezza. “La mia esperienza in questo settore mi permette di affermare che sulle application noi italiani siamo molto più bravi degli altri. La politica trovi il modo di dare supporti validi ed efficienti alle Pmi impegnate nella space economy”.