Una svolta storica per il Regno Unito: al via la nuova corsa allo Spazio. Con il primo lancio in orbita di mini-satelliti direttamente dal suolo britannico. Secondo quanto riportato dal quotidiano inglese The Guardian, a metà novembre un jumbo jet della Virgin Orbit (società dell’imprenditore Richard Branson) decollerà dallo spazioporto in Cornovaglia, trasportando un razzo fissato sotto un’ala. Quando l’aereo starà sorvolando l’Oceano Atlantico a quota 10.668 metri, il motore del razzo stesso si attiverà e un carico di piccoli satelliti sarà lanciato nell’orbita terrestre.
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LauncherOne apre la stagione dei lanci made in Uk
Denominata LauncherOne, la missione al via aprirà la strada a una stagione di lanci che avverranno direttamente dal Regno Unito: l’obiettivo è quello di far decollare dallo spazioporto in Cornovaglia, a Newquay, fino a otto voli Virgin Orbit all’anno.
La maggior parte dei lanci in partenza dal suolo britannico riguarderà piccoli satelliti, con un peso inferiore ai 500 chilogrammi. Dispositivi che “vanno da satelliti delle dimensioni di una scatola da scarpe a quelli con le dimensioni di una lavatrice”, ha spiegato al Guardian Ian Annett, numero due dell’Agenzia spaziale britannica.
Tra i micro-dispositivi portati in orbita durante la missione LauncherOne ci sono Prometheus-2, un satellite del Ministero della Difesa; Dover, un satellite di navigazione del Regno Unito; e ForgeStar-0, una missione esplorativa nell’ottica di produrre farmaci, leghe e microelettronica nello spazio.
Il Regno Unito riapre allo Spazio dopo 50 anni
La missione in partenza dallo spazioporto della Cornovaglia ha un solo “antenato” britannico illustre: la sonda sperimentale Prospero è stata lanciata nello spazio su un razzo Black Arrow nel 1971. Questo è l’unico satellite del Regno Unito che è stato messo in orbita. Eppure, il decollo non era avvenuto in terra britannica: il lancio aveva avuto luogo a Woomera in Australia.
“La Gran Bretagna è diventata molto brava nello sviluppo e nella costruzione di piccoli satelliti, ma per metterli in orbita abbiamo dovuto portarli in Russia, in India o negli Stati Uniti”, ha affermato John Paffett del team di gestione di Spaceport Cornwall, intervistato dal Guardian: “Questo è costoso, dispendioso per l’ambiente e spesso porta a ritardi. Ora possiamo assumere il controllo dell’intera operazione, dalla pianificazione di una sonda al suo inserimento nello spazio”.