L’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha dato il via libera alla missione Plato (PLAnetary Transits and Oscillations of stars) che vedrà il contributo dell’Agenzia Spaziale Italia (Asi) e che ha come obiettivo lo studio degli esopianeti, ovvero corpi celesti che ruotano intorno a stelle formando insieme sistemi simili a quello solare. Dunque, potenzialmente quelli più adatti allo sviluppo di forme di vita simili alla nostra. Per questo motivo l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), che ha sviluppato i telescopi necessari alla missione, definisce Plato “il cacciatore di pianeti alieni”.
Il via libera alla missione è arrivato dopo il Critical Milestone Review, l’esame richiesto dall’Esa per valutare l’intero progetto e che è stata effettuata tra luglio e dicembre 2021 da una commissione composta da oltre 100 tra scienziati ed ingegneri dell’Esa divisi in due gruppi: uno dedicato al satellite e l’altro al carico (payload) di strumenti. I risultati sono stati presentati lo scorso 11 gennaio dalla commissione che ha verificato la maturità del satellite e degli strumenti, ha confermato la fattibilità del programma e ha certificato la solidità del piano di produzione all’interno del quale c’è la realizzazione di 26 telescopi (definiti Plato camera), ideati e sviluppati proprio dall’Inaf.
Tutti gli aspetti della produzione, dell’assemblaggio e del collaudo dei telescopi sono stati verificati con successo attraverso test sui telescopi, effettuati in diverse industrie e istituti di ricerca europei secondo una tecnica sviluppata dall’appaltatore primato del programma, la tedesca OHB System AG. Plato infatti opererà a circa -90 °C, temperature che mettono a dura prova a stabilità del banco ottico che alloggia i telescopi. La svizzera Ruag Space System e la francese Thales spalleggiano nel core team la OHB System AG, capofila del Plato Mission Consortium (Pmc) che comprende istituti e aziende di 23 paesi, non solo dell’Unione Europea, ma anche di Australia, Brasile, Canada, Cile, Emirati Arabi Uniti, Israele, Messico, Regno Unito, Stati Uniti e Svizzera.
L’aspetto inedito e più sfidante è la produzione dei 26 telescopi in serie, dunque non come prototipi, ma attraverso un processo industriale standardizzato che li renda perfettamente identici. “Plato è una missione straordinaria: introduce, per certi versi, filosofie di produzione di serie nell’ambito spaziale laddove normalmente si impiegano strumenti unici, prototipi. La necessità di produrre 26 camere sostanzialmente identiche tra loro ha posto difficoltà inedite” commenta Mario Salatti, Program manager di Asi per lo sviluppo della parte ottica dei telescopi. “Il team di sviluppo dei telescopi ha coordinato con grande efficacia le attività in questi due frenetici anni – ha dichiarato Luca Valenziano, project manager delle Plato Camera presso l’Inaf – nonostante la pandemia abbia reso quasi impossibile visitare i laboratori dei partner internazionali”.
Il prossimo appuntamento per Plato è il Critical Design Review che nel 2023 verificherà nel dettaglio l’intero progetto dando il via all’assemblaggio finale in vista del lancio, previsto per il 2026. Il satellite raggiungerà il secondo punto di Lagrange (L2) del sistema Terra-Sole, a 1,5 milioni di chilometri dal nostro pianeta e in direzione opposta al Sole. Da qui, durante i quattro anni di operatività previsti, terrà d’occhio oltre 200mila stelle osservando i loro decrementi regolari di luminosità causati dal transito dei pianeti che gli ruotano intorno. L’analisi di tali variazioni di luce stellare consentirà di determinare con precisione le proprietà degli esopianeti e dello stelle ospiti, incluse quelle legate allo sviluppo di forme di vita.