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Colpo di acceleratore per Starlab, la prima stazione spaziale commerciale



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ll progetto, nato soprattutto dalla collaborazione tra l’azienda americana Voyager Space e l’europea Airbus, ha superato con successo la Revisione Preliminare del Design. Si punta a completarlo nel 2028. Ecco cosa sta succedendo

Pubblicato il 21 mar 2025



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Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista dell’Asi, Globalscience

Il 2028 potrebbe essere l’anno in cui verrà messa in orbita la prima stazione spaziale commerciale della storia. Il progetto Starlab, nato soprattutto dalla collaborazione tra l’azienda americana Voyager Space e l’europea Airbus, ha superato con successo la Revisione Preliminare del Design (Pdr), un passaggio tecnico molto delicato e importante prima di passare alla fase produttiva.
Come divulgato dalla stessa Starlab in un comunicato, il completamento della Pdr, insieme alla valutazione positiva sulla sicurezza di primo livello, significa che l’architettura della stazione, i piani d’integrazione e dei sistemi, sono adeguati e il progetto potrà ottenere la certificazione necessaria ad accedere alle gare d’appalto della Nasa.
Il consorzio di aziende ora passerà alla fase successiva, quella di design avanzato, i cui risultati finali verranno sottoposti a una seconda revisione, chiamata Critical Design Review, attualmente programmata per il 2026. Se anche in quel caso tutto risulterà conforme, la prima stazione spaziale privata si accingerà a diventare realtà.

Starlab, come sarà e cosa farà

Starlab sarà composta da un modulo di servizio, su cui verranno montati i sistemi di propulsione e i pannelli solari, e uno abitativo del diametro di otto metri (il doppio dei moduli corrispettivi della Stazione Spaziale Internazionale), in grado di ospitare fino a quattro astronauti o turisti spaziali. Verrà montato un braccio robotico per servire le navette cargo in transito e per gestirne i carichi, ci saranno diverse porte d’attracco e dei vani appositamente concepiti per svolgere attività sperimentali, o scientifiche. In questi slot si potranno eseguire fino a quattrocento esperimenti l’anno in microgravità, consentendo ad aziende e ricercatori di condurre test sui loro prodotti direttamente nello Spazio.
La stazione è stata ampliata rispetto al suo modello progettuale iniziale, che prevedeva uno spazio utile sfruttabile di 340 metri cubi. La sostituzione del modulo abitativo, che nella prima versione era di tipo gonfiabile ma poi si è passati a uno interamente in metallo, fornito da Airbus, ha permesso di ampliare la cubatura fino a 450 metri cubi, con capacità di carico addirittura pari a quella della Stazione Spaziale Internazionale.
Per la messa in orbita si pensa di utilizzare un unico lancio, avvalendosi del lanciatore per carichi super pesanti Starship di SpaceX, l’unico attualmente in grado di sollevare carichi con diametro di otto metri.

Nuovi test in cantiere

Nel corso dei prossimi dodici mesi sono in programma moltissimi nuovi test, che riguardano ad esempio i sistemi di avionica, la capacità di elaborazione dati, i sensori e il software. Durante la prossima estate verranno assemblati i prototipi necessari per le prove sperimentali, presso il Johnson Space Center della Nasa, a Houston. Tra questi, anche un sistema avanzato per il trattamento delle urine e uno studio avanzato sulle comunicazioni ottiche, come il laser, che ha già dimostrato la sua ampia validità nel trasmettere dati a ragguardevoli distanze nello spazio profondo.

A causa della quantità enorme di lavoro in previsione, verranno presto avviati i nuovi laboratori a Brema, in Germania, che si faranno carico di molte delle attività in programma. Per supportare invece lo sforzo economico, la Nasa ha finanziato Starlab con 217 milioni di dollari, altri 15 milioni sono arrivati dalla Texas Space Commission, un ente governativo che promuove e sostiene progetti innovativi in campo aerospaziale. In Europa, anche l’Esa ha sostenuto finanziariamente tre progetti per realizzare nuove stazioni spaziali, tra cui c’è quello di Starlab, per un totale di quattrocento milioni di dollari.

L’impegno economico

Le agenzie americana ed europea hanno deciso di fornire aiuti economici ai progetti priviati con il fine di garantire la prosecuzione delle attività di ricerca e sperimentali nello Spazio anche dopo la dismissione della Stazione Spaziale Internazionale, prevista per la fine del 2030.
Inoltre, altre risorse arrivano da nuovi partner, come la giapponese Mitsubishi o le americane Mda Space e Palantil Technology, e anche l’Università dell’Ohio.

Il progetto prosegue a raccogliere risorse e consenso da enti ed aziende. La sua versatilità lo rende aperto a migliorie, integrazioni e modifiche che potranno aumentare potenza e l’adattabilità. Starlab si può già considerare una stazione orbitante di nuova generazione, che verrà gestita in gran parte dall’intelligenza artificiale e altre tecnologie innovative esistenti.

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