Anche le navicelle spaziali incorporeranno Alexa, il sistema di riconoscimento vocale ad intelligenza artificiale di Amazon che potrebbe essere parte di integrante delle missioni Artemis della Nasa e che la multinazionale di Jeff Bezos ha presentato, a scopo dimostrativo, all’ultimo Ces (Consumer Electronic Show) di Las Vegas in questa sua nuova veste a all’interno di Callisto, il modulo che la Lockeed e la Cisco stanno sviluppando per la navicella Orion.
Dunque Alexa si prepara ad andare nello spazio. Non solo nella finzione. Nel film “Men in Black International” del 2019 il famoso di sistema di riconoscimento vocale è uno degli equipaggiamenti esclusivi della QZ 618, un mezzo spaziale che sulla Terra assume la veste di una Lexus RC, è capace di viaggiare in tutto il cosmo sfruttando l’energia QPST (Quasar Power Source Technology) e infine di ricevere istruzioni a voce in 7 miliardi di miliardi di lingue diverse. Nella sua versione terrestre Alexa è diventata negli anni una piattaforma che consente di accedere, secondo la logica del cloud e della Internet of Things, da qualsiasi posizione e attraverso diversi device, a molteplici servizi (compresi quelli di acquisto, domotica, intrattenimento ed altro ancora) e ad interagire con macchine e dispositivi di diverso tipo superando le barriere dei linguaggi macchina.
E prima di arrivare ai veicoli spaziali, Alexa è già sbarcata in quelli terrestri come alcuni modelli dei gruppi BMW, Ford, General Motors, Hyundai, Nissan, Volkswagen, Toyota, Volvo e ora anche Stellantis che con Amazon ha stipulato un accordo per rendere le proprie automobili e l’accesso ai propri servizi di mobilità sempre più intelligenti. Allo stesso modo, gli astronauti, potranno dire alla loro navicella “portami sulla luna” ed essa ci porterà automaticamente sul nostro satellite naturale. E visto che saranno sempre di più anche gli “avventori”, Alex si propone come un canale esperienziale – e soprattutto commerciale – sempre più avvolgente, immersivo ed inclusivo, capace di abbracciare dallo spegnimento del forno a casa all’acquisto su Internet, dall’ascolto di musica fino all’interazione diretta con il veicolo, sia esso dedicato alla mobilità terrestre o spaziale.
E visto che Jeff Bezos, padre padrone di Amazon e di Alexa, è impegnato direttamente nella Space Economy con la sua società Blue Origin, c’è da scommettere che darà grande impulso anche a questo nuovo filone allargando la piattaforma di sviluppo che gravita intorno al proprio sistema di riconoscimento vocale così come al mondo di servizi e interazioni, siano esse già esistenti, possibili o anche solo immaginabili. Per questo Alexa ha già innescato la nascita di diverse start-up, alcune di queste finanziate da Bezos stesso attraverso Alexa Fund, e collabora con una platea di sviluppatori sempre più ampia e nella quale potrebbero fare il loro ingresso molto presto parti della space economy.