Mai così tanti come nel 2022: lo scorso anno sono stati lanciati in orbita intorno alla Terra 2.409 nuovi satelliti. Se questi numeri continueranno a crescere in futuro, come si prevede, il problema delle collisioni tra satelliti o con i loro detriti e frammenti aumenterà in modo esponenziale, mettendo in pericolo non solo tutti gli altri dispositivi che affollano le stesse orbite, ma anche i veicoli spaziali che attraversano queste porzioni di Spazio diretti verso mete più distanti. A lanciare l’allarme è il rapporto 2023 dell’Agenzia Spaziale Europea sull’ambiente spaziale, che l’Esa pubblica ogni anno dal 2016.
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Pericolo detriti spaziali
Degli oltre 30.000 singoli frammenti di detriti spaziali più grandi di 10 centimetri attualmente identificati, più della metà si trova nell’orbita terrestre bassa (sotto i 2.000 chilometri di altitudine). Ciò non include gli oggetti che non sono ancora stati tracciati o quelli attualmente troppo piccoli per essere identificati.
Sulla base dei modelli dell’Esa, il numero totale di oggetti in orbita terrestre di dimensioni superiori a un centimetro è probabilmente superiore a un milione.
Per i satelliti che operano in orbite inferiori ai 600 chilometri, è più probabile che la necessità di una manovra anti-collisione si verifichi per evitare un altro satellite. Ad altitudini più elevate, invece, diventa maggiore il rischio di scontrarsi con frammenti e detriti.
La vita dei satelliti
Il 2022 ha visto anche ricadere sulla Terra un numero record di oggetti creati dall’uomo: quasi 2.500. I principali responsabili sono i numerosissimi frammenti che si creano durante i test anti-satellite effettuati in orbita, ma lo scorso anno ha registrato anche un numero record di satelliti rientrati nell’atmosfera terrestre.
Un numero che si prevede continuerà a crescere nei prossimi anni, poiché oltre l’80% dei satelliti che fanno parte di costellazioni lanciati nel 2022 sono stati inseriti in orbite dalle quali decadranno verso la Terra in meno di due anni, una volta terminata la loro vita.
Orbite sicure
Il crescente numero di rientri non è necessariamente una cosa negativa. Lo smaltimento efficiente dei satelliti è una delle operazioni più importanti per mantenere sicure le orbite terrestri basse.
Le linee guida per la mitigazione dei detriti spaziali affermano che i satelliti dovrebbero lasciare le orbite protette entro 25 anni dalla fine del loro utilizzo. Una conformità che sta migliorando per diversi tipi di satellite. Per esempio, i satelliti delle prime costellazioni avevano una conformità molto bassa, mentre la conformità alle linee guida di quelli lanciati in questo decennio è quasi del 100%.
Obiettivo “Zero Debris”
Sulla base dei risultati del rapporto annuale dell’Esa e di altri studi, vi è un consenso crescente sulla necessità di pratiche di mitigazione dei detriti spaziali più rigorose.
L’Agenzia spaziale europea ha recentemente introdotto un approccio “Zero Debris”, con l’obiettivo di garantire che le attività dell’Esa non generino nuovi rifiuti spaziali in orbita entro il 2030.
L’approccio comprende una serie di sviluppi relativi alla politica dell’Agenzia, ai progressi tecnologici e alle operazioni satellitari che limiteranno fortemente la generazione di detriti spaziali.
Missione ClearSpace-1
Per i detriti più vecchi, l’unica soluzione è la “rimozione attiva”. L’Esa sta acquistando la missione ClearSpace-1 dalla start-up svizzera Clearspace per avere le tecnologie necessarie per la rimozione dei rifiuti in orbita e come primo passo per un nuovo settore commerciale sostenibile dedicato alla rimozione di oggetti ad alto rischio dalle nostre limitate “autostrade” orbitali.
ClearSpace-1 sarà la prima missione a rimuovere un frammento spaziale dall’orbita. Il veicolo spaziale si incontrerà, catturerà e abbatterà in sicurezza una parte “defunta” di un razzo da 112 kg, lanciata nel 2013, per un rientro atmosferico sicuro.