La Nasa vuole sperimentare nuove tecnologie e metodi di assistenza spaziale a favore di satelliti in orbita utilizzando Hubble come banco di prova e vuole farlo insieme ad aziende private in grado di sviluppare un capitolato tecnico e procedurale idoneo, con l’obiettivo anche di prolungare la vita utile del primo telescopio spaziale della storia.
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Come riprendere velocità
Lo indica una richiesta di informazioni (Rif) pubblicata dalla Nasa lo scorso 15 dicembre con scadenza al prossimo 24 gennaio 2023 indirizzata ad aziende con sede negli Stati Uniti e in grado di fornire una consulenza non onerosa (no-exchange-of-funds-basis) sulla problematica: ovvero restituire energia e stabilità (re-boost) all’orbita di un satellite offrendo la possibilità di lavorare con gli esperti dell’agenzia spaziale per sviluppare una dimostrazione che utilizzi Hubble come cavia.
Fare da volano ad un business emergente
La Nasa precisa nel bando che l’obiettivo non è prolungare la vita di Hubble, ma è evidente che, qualora tutta la procedura di rendez-vous, attracco e re-boost avesse successo, a beneficiarne sarebbero proprio il telescopio spaziale e l’azienda partner. Chi sarà in grado di fornire questo tipo di servizio di assistenza potrebbe infatti tornare utile non solo per la Nasa e i suoi satelliti, ma anche per altri operatori commerciali dando così impulso ad un settore della space economy atteso ad una grande crescita.
Tutelare il patrimonio e i partner
La possibilità infatti di intervenire direttamente su satelliti e navicelle la cui funzionalità in orbita può essere ripristinata è una delle aree di sviluppo più necessarie per rendere sostenibile lo spazio e massimizzare oltre le aspettative i grandi investimenti compiuti in passato. Come sempre, la Nasa dunque vuole sviluppare un concept che abbia precise ricadute sulla propria industria nazionale, ma anche sul proprio patrimonio orbitante, soprattutto quello più vetusto.
Utile anche per la Stazione Spaziale
In quest’ultimo è compresa anche la Stazione Spaziale Internazionale il cui sistema propulsivo è russo e, sin dall’inizio della guerra in Ucraina, utilizzato dalla propaganda di Mosca come arma di ricatto nei confronti delle altre nazioni. La Iss non è assolutamente citata nella Rif nella Nasa, ma potrebbe tornare utile quanto sperimentato su Hubble la cui orbita scenderà a 500 chilometri per il 2025, già critica per un eventuale rendez-vous, con il 50% di probabilità che possa rientrare in atmosfera nel 2037.
Hubble è già oggetto di cura
La Nasa sta comunque pensando di intervenire su Hubble e già lo scorso settembre ha annunciato di avere allo studio con SpaceX un piano per utilizzare una navicella Crew Dragon con l’obiettivo di stabilizzarne l’orbita ed eventualmente prolungarne la vita di 15-20 anni. L’agenzia spaziale è già intervenuta in passato con ben cinque missioni di manutenzione sul proprio telescopio, l’ultima nel 2009 installando un sistema di attracco che potrebbe essere utilizzato per SpaceX. L’obiettivo del piano è portare l’attuale altitudine di 535 km a quella originaria pari a circa 600 km.
Il legame tra SpaceX, Hubble e Iss
Oltretutto, l’accordo con SpaceX non è esclusivo e il termine di presentazione è di 24 settimane dalla stipula. Anche qui è ipotizzabile che l’esperienza di stabilizzazione accumulata su Hubble potrebbe risultare molto utile sulla Iss visto che la Crew Dragon è finora l’unico mezzo americano, oltre le Soyuz, per il trasporto di merci e astronauti e lo stesso Elon Musk alla fine di febbraio aveva offerto la propria navicella per sostituire il modulo propulsivo Zarya qualora i russi lo avessero disattivato o addirittura scollegato.
Differenziare e potenziare
L’interesse della Nasa è anche quello, come in passato, di differenziare i propri partner tecnologici, operativi ed industriali. Oltre a SpaceX, ci sono infatti molte altre aziende che hanno sviluppato o stanno sviluppando sistemi per fornire assistenza in orbita, in gran parte attraverso sistemi robotici. In anticipo su tutte appare la Northrop Grumman attraverso la controllata SpaceLogistics.
Northrop Grumman in vantaggio
La storica azienda aerospaziale ha infatti sviluppato sin dal 2019 una gamma di mezzi di assistenza specifici denominati Mission Extension Vehicle (Mev), Mission Robotic Vehicle (Mrv) e Mission Extension Pod (Mep). Due di essi sono già all’opera su satelliti Intelsat, altri sui satelliti Darpa (U.S. Defense Advanced Research Projects Agency) mentre nel 2024 sarà proprio un Falcon 9 di SpaceX a portarne altri in orbita per fare il tagliando ai satelliti dell’australiana Optus. Anche l’Europa intanto si muove con il programma Eross Iod che ha come capofila Thales Alenia Space.