TECNOLOGIE

Inquinamento spaziale: operativa Artica, la vela made in Italy spazza-detriti

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Realizzata da Npc Spacemind di Imola viaggia a 6mila km di altitudine. Favorisce il deorbitamento dei satelliti contribuendo alla diminuzione di oggetti pericolosi

Pubblicato il 29 Ago 2022

Nicola Desiderio

NPC Spacemind Artica

Una vela “Artica” in grado di favorire il deorbitamento e contribuire alla diminuzione dell’inquinamento spaziale. L’ha realizzata la Npc Spacemind di Imola (BO), è partita a bordo del nanosatellite Alpha con il lancio inaugurale del razzo Vega-C lo scorso 13 luglio e si è aperta qualche giorno fa. È visibile anche da Terra e, stando a quanto confermato dal sistema europeo di sorveglianza Eusst (EU Space Surveillance and Tracking), sta volando a 6.000 km di altitudine.

Un progetto nato nel 2012

Artica è l’acronimo di Aerodynamic Reentry Technology In Cubesat Energy ed è un progetto avviato nel 2012 che ha visto la sua prima dimostrazione nel giugno del 2017 con il cubesat Ursa Maior. La nuova versione è stata ulteriormente perfezionata e applicata al satellite Alpha, un cubesat tutto italiano e realizzato da un consorzio condotto dalla Arca Dynamics di Roma. Il piccolo satellite ha 10 cm di lato, pesa 1,2 kg e, oltre alla vela, contiene al suo interno altri esperimenti scientifici e tecnologici realizzati dalla stessa Arca Dynamics, dal Cnr, H4 Research e Apogeo Space.

Un aquilone per bruciarsi al meglio

La vela Artica ha la forma di un aquilone, una superficie di 2,1 metri quadri ed è realizzata in mylar alluminato, un materiale polimerico utilizzato anche per la conservazione dei cibi il cui potenziale per impieghi spaziali è già noto dagli anni Novanta. Artica permette al satellite di muoversi come un aliante ad orbita media e alta sfruttando la pressione della radiazione solare per modificare l’altitudine. In orbita bassa invece si trasforma in aerofreno permettendo di rallentare la riduzione di quota del satellite in modo che gli strati superiori dell’atmosfera lo brucino meglio. In questo modo, si rende più sicuro il rientro e si produce meno inquinamento spaziale.

Limitare l’inquinamento spaziale, semplicemente

“Ad oggi, secondo i dati dell’Agenzia Spaziale Europea – ha dichiarato Nicolò Benini, marketing manager di NPC Spacemind – in orbita terrestre vi sono circa 130 milioni di oggetti di varie dimensioni, compresi 20mila satelliti. Limitare la ‘spazzatura spaziale’ sta diventando dunque una vera emergenza per la sicurezza delle future missioni. Siamo perciò entusiasti che, con la corretta apertura della sua vela solare, il sistema ‘Artica’ abbia dimostrato di poter offrire una soluzione semplice, economica e sostenibile al problema degli ‘space debris’ in orbita bassa”.

Altri quattro satelliti pronti a veleggiare

L’azienda di Imola ha applicato Artica anche ad altri quattro cubesat di propria realizzazione che dunque veleggeranno presto nello spazio. Il primo è DanteSat che in ottobre sarà trasportato sulla Stazione Spaziale Internazionale per poi essere rilasciato. Gli altri tre, denominati Futura 1, 2 e 3, saranno lanciati a dicembre con un vettore SpaceX. “Il lancio dei tre cubesat, oltre a validare nello spazio alcuni sottosistemi elettronici miniaturizzati – ha aggiunto Benini – avrà anche lo scopo di sperimentare il nostro SM Pod, un nuovo deployer per cubesat ad alte prestazioni, che consentirà di ridurre sensibilmente tempi e costi del rilascio in orbita. Grazie ai nostri cubesat, al deployer e alla vela per il de-orbiting, il nostro Paese potrà offrire così servizi innovativi al mercato mondiale dei nano e microsatelliti che è in grande espansione”.

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