Gli ultimi 7 anni sono stati i più caldi a livello globale e, tra questi, il 2021 è il quinto più “fresco” di tutti, ma ha visto toccare nuovi record per le concentrazioni dei principali gas climalteranti quali anidride carbonica e metano. È quanto segnala il Copernicus Climate Change Service (C3s), il rapporto annuale elaborato dal Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams) in base alle rilevazioni dell’omonimo sistema satellitare europeo.
Il 2021 ci ha dato anche l’estate più calda e la temperatura più alta nell’Unione Europea è stata rilevata in Sicilia con 48,8 °C, 0,8 in più rispetto al record precedente anche se questo dato deve essere confermato ufficialmente da World Meteorological Organization (Wmo). Di contro, in luglio ci sono state precipitazioni molto pesanti nell’Europa centro-occidentale che hanno causato grandi esondazioni, con conseguenze catastrofiche in Germania, Belgio, Lussemburgo e Olanda proprio mentre Grecia, Italia e Spagna registravano temperature molto elevate e siccità. Tali condizioni hanno creato la situazione ideale per gli incendi che, oltre a quelli citati, hanno colpito pesantemente altri paesi mediterranei come Albania, Algeria, Macedonia, Portogallo, Tunisia e Turchia.
Stessi problemi anche sul continente nordmericano dove il 2021 è stato, senza dubbio, l’anno più caldo dal 2003 – primo anno di rilevazione del Cams – con l’aggravante degli incendi che hanno riversato nell’atmosfera emissioni pirogeniche e 83 milioni di tonnellate di CO2 facendo raggiungere 1.850 milioni di tonnellate (+100) a livello globale originate da incendi, anche se la tendenza è in calo rispetto al 2003. Per l’Europa invece il 2021 non è stato l’anno più caldo, anzi è fuori dalla top ten degli ultimi 10 anni e la sua temperatura media è stata superiore solo di 0,1 °C rispetto alla media del periodo 1991-2020. Rispetto al periodo pre-industriale, la differenza è di 0,9 °C mentre il suddetto trentennio si attesta ad un +1,1-1,2 °C. A livello globale il 2021 l’incremento è stato di 0,3 °C, ma rimane il fatto che gli ultimi 7 anni sono stati chiaramente i più caldi in assoluti.
Altrettanto chiaro è che il 2021 ha visto un ulteriore aumento dei gas climalteranti: la CO2 è passata da 412 a 414,3 ppm – con un picco di 416,1 ppm nel mese di aprile) mentre il metano è passato da 1.861 a 1876 ppm dando seguito ad un andamento che mostra una crescita lineare ed ininterrotta. “Questi eventi sono un chiaro promemoria della necessità di cambiare i nostri comportamenti, fare passi decisi ed efficaci verso una società sostenibile e lavorare per ridurre le emissioni nette di carbonio” ha dichiarato Carlo Buontempo, direttore del C3s. “L’impegno dell’Europa per onorare l’accordo di Parigi può essere raggiunto solo attraverso un’analisi efficace delle informazioni sul clima” ha affermato Mauro Facchini, Capo dell’Unità di Osservazione della Terra – Direzione generale della Commissione Europea per la Difesa dell’Industria e per lo Spazio (Defis).
Facchini sottolinea anche come Copernicus fornisca “una risorsa globale essenziale attraverso informazioni operative e di alta qualità sullo stato del nostro clima che sono strumentali sia per la mitigazione del clima che per le politiche di adattamento”. A questo proposito, Vincent-Henri Peuch evidenzia come “le concentrazioni di diossido di carbonio e di metano continuano ad aumentare anno dopo anno e senza segni di rallentamento. Questi gas serra sono i principali motori del cambiamento climatico. Solo con sforzi determinati, supportati da prove osservative, possiamo fare davvero la differenza nella nostra lotta contro la catastrofe climatica. Ecco perché conclude il direttore del Cmas – il nuovo servizio di osservazione guidato dal Cams, a supporto del
monitoraggio e della verifica delle stime delle emissioni di CO2 e CH4 di origine antropica sarà uno strumento cruciale per valutare l’efficacia delle misure di mitigazione delle emissioni”.