Agenzia Spaziale Italiana e Enea progetteranno insieme un reattore nucleare spaziale compatto tutto italiano per le future basi lunari, su Marte e per altre missioni nello Spazio profondo. Dello studio, la cui fase preliminare sarà completata nel corso dei prossimi 15 mesi, si occuperanno i centri di ricerche delle Enea di Bologna e della vicina Brasimone con l’obiettivo di sviluppare quello che in gergo è definito Space Nuclear Reactor (Snr).
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Studio preliminare in 15 mesi
L’annuncio arriva in occasione della seconda edizione della Giornata Mondiale dello Spazio e segna un punto di svolta per l’industria e il mondo della ricerca dedicati allo spazio nel nostro paese. Questo tuttavia non vuol dire che nel 2024 il progetto dell’Snr sarà bell’e pronto, ma che entro il primo trimestre di quell’anno ne saranno definite le caratteristiche, i possibili scenari operativi, le tecnologie, un’analisi costi-benefici e anche le tempistiche.
Le ricadute possibili
Da quel momento in poi, sarà eventualmente avviata una roadmap che, anche se non dichiarata né da Enea né dall’Asi, potrebbe avere anche una ricaduta per applicazione terrestri nel nostro paese alla luce del dibattito che già da tempo si sta sviluppando anche da noi e che si è alimentato ulteriormente con la crisi energetica che si è sviluppata come conseguenza della guerra tra Russia e Ucraina.
Il ruolo dell’Italia nello Spazio
Lo sviluppo di un reattore nucleare spaziale sarebbe inoltre un capitolo molto importante per la nostra industria spaziale e la presenza dell’Italia nelle missioni spaziali che porteranno l’uomo sempre più lontano dalla Terra e in modo sempre più stabile sulla Luna, con la necessità di sviluppare infrastrutture sempre più bisognose di energia, in particolare per i sistemi produttivi necessari ad un vero ecosistema spaziale.
Sin dagli anni ‘50
Gli Snr non sono certo una novità. Sono infatti allo studio sin dagli anni ’50 da Stati Uniti e Unione Sovietica agli albori della corsa allo Spazio per la loro densità di potenza ed energia. Tuttavia il loro utilizzo è stato limitato, ma il rinnovato interesse per le missioni umane nello spazio ha riattivato le attività di ricerche verso questi sistemi di generazione dell’energia, destinati a garantire l’indipendenza energetica ai futuri avamposti spaziali.
Gli studi Esa e quelli italiani
Anche l’Esa ha intrapreso all’inizio del millennio studi analoghi e ne ha in corso, non solo per applicazioni stazionarie, ma anche per sfruttare l’energia nucleare a bordo delle navicelle che nei prossimi anni dovranno affrontare viaggi sempre più lunghi e dispendiosi in termini di energia. Sono del 2003, 2006 e 2007 gli studi realizzati dal Politecnico di Milano per l’Esa che affrontano proprio questi due rispettivi temi.
Obiettivi compattezza e massa ridotte
“I principi base per la progettazione dello Space Nuclear Reactor sono la modularità, in grado di garantire un facile ampliamento della potenza disponibile, e la ridondanza dei sistemi essenziali per garantire la massima sicurezza del reattore. Particolare attenzione verrà posta alla minimizzazione del peso totale del sistema per rendere possibile il trasporto a bordo di un razzo cargo e l’affidabilità dei componenti, privilegiando, ove possibile, tecnologie mature made in Italy” ha affermato Mariano Tarantino, responsabile della Divisione Enea di Sicurezza e sostenibilità del nucleare.