Virgin Orbit, la società del miliardario Richard Branson specializzata nel lancio in orbita di piccoli satelliti e finita in grossi guai finanziari per mancanza di liquidità, ha annunciato di aver fatto ricorso al “Chapter 11” del Codice fallimentare degli Stati Uniti presso il tribunale del distretto del Delaware allo scopo di procedere alla vendita dell’attività. Una mossa di riorganizzazione e non di liquidazione per scongiurare la bancarotta e provare a massimizzare il valore delle sue attività e dei suoi beni in vista di una sua vendita.
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È caccia a nuovi acquirenti
Ha spiegato il ceo di Virgin Orbit, Dan Hart: “Abbiamo sviluppato e messo in funzione un metodo nuovo e innovativo per lanciare i satelliti in orbita, introducendo nuove tecnologie e gestendo grandi sfide e grandi rischi. Abbiamo effettuato numerosi voli spaziali di successo, lanciando 33 satelliti. Sebbene abbiamo compiuto enormi sforzi per riuscire a garantire dei nuovi finanziamenti, alla fine dobbiamo fare ciò che è meglio per l’azienda. Riteniamo che la tecnologia di lancio all’avanguardia abbiamo creato attirerà molti acquirenti e, per questo motivo, continuiamo nel processo di vendita della società. In questa fase, riteniamo che il ricorso al Chapter 11 rappresenti il miglior percorso per identificare e finalizzare una vendita che massimizzi il valore dell’azienda”.
La crisi di Virgin Orbit
La crisi di Virgin Orbit, che Branson ha fondato la società nel 2017 e detiene una partecipazione del 75%, mentre il 18% appartiene al fondo Mubadala di Abu Dhabi, è scoppiata a marzo, quando l’azienda con base a Long Beach in California ha avviato una “pausa operativa” e iniziato la ricerca di nuovi investitori per far fronte a una carenza di liquidità.
La caccia a nuovi finanziamenti però non ha dato risultati positivi. E, dopo il nulla di fatto anche dell’ultima trattativa in corso con il texano Matthew Brown, il ceo Hart aveva dichiarato nei giorni scorsi che Virgin Orbit non solo avrebbe cessato le operazioni “per il prossimo futuro”, ma avrebbe anche licenziato il 90% dei suoi dipendenti.
Un finanziamento “ponte”
Adesso, in attesa di nuovi acquirenti, la società ha comunicato che ha ricevuto un impegno da parte di Virgin Investments per un cosiddetto Dip financing da 31,6 milioni di dollari (pari a 29 milioni di euro), ossia un finanziamento del debitore in possesso, una forma speciale di finanziamento fornita alle società in difficoltà finanziarie. Questa procedura consente infatti alle imprese, che hanno presentato istanza di protezione dal fallimento con il Chapter 11, di continuare a operare aspettando di essere vendute.
“Sono fiducioso di ciò che abbiamo costruito e fiducioso di realizzare una transazione per la nostra azienda, cosicché la nostra tecnologia abbia l’opportunità di effettuare delle missioni future”, ha concluso il ceo Hart.