Boeing punta a far volare la navicella CST-100 per la prima volta con equipaggio a bordo il prossimo febbraio 2023 in vista del primo lancio operativo l’autunno successivo. Lo hanno confermato i vertici dell’azienda aerospaziale americana insieme a quelli della Nasa che negli ultimi mesi hanno dovuto affrontare insieme diversi problemi tecnici per la navicella che fa parte del programma Starliner, adibito al trasporto di merci e astronauti tra la Terra e la Stazione Spaziale Internazionale.
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Piccole risolvibili complicazioni
La CST-100 ha completato il suo primo volo di prova lo scorso maggio, anche stavolta non senza piccole complicazioni, che hanno riguardato i propulsori durante la fase di inserimento in orbita e imputabili alla presenza di detriti di origine ignota. Qualcosa è successo anche ai motori di regolazione d’assetto e al sistema di guida, attribuibili ad alcune lievi carenze nel software. Mark Nappi definisce tali problematiche di “messa a punto finale” mentre si continua a lavorare sulle valvole dei motori, per i quali la Boeing ha in corso una disputa legale con il fornitore, la Aerojet Rocketdyne.
Si lavora ancora alle valvole
Quest’ultima, come è noto, aveva addossato la colpa del loro malfunzionamento ai solventi utilizzati per la pulizia dei sistemi durante i test a terra. Boeing e Nasa invece si erano trovate d’accordo nell’individuare la causa in una cattiva progettazione che, nell’ambiente umido della Florida, permette al propellente (tetrossido di azoto) di reagire con gli elementi in alluminio delle valvole creando acido nitrico che le corrode. Boeing afferma di aver trovato una soluzione provvisoria per tenere l’umidità alla larga dalle valvole, ma sta lavorando a una soluzione di lungo termine che, oltre a sigillare meglio le valvole, sostituisca le parti in alluminio a rischio di corrosione.
Contratto da 4,5 miliardi, 688 milioni di penali
Boeing ora punta a terminare le modifiche in tempo per procedere in novembre all’integrazione della navicella con il vettore Atlas 5, costruito dalla United Launch Alliance. Per il primo volo di validazione, previsto in febbraio, con una missione di 8 giorni, ci saranno gli astronauti Barry Willmore e Sunia Williams. Il contratto che lega Boeing e Nasa per il programma Starliner è di 4,5 miliardi di dollari per sei lanci, ma nelle tasche dell’agenzia spaziale sono tornati già 688 milioni in penali per i ritardi, dei quali 93 dovuti ai problemi avuti in marzo. Per coprire i ritardi della Boeing, la Nasa ha dovuto chiedere a SpaceX altre tre missioni con la navicella Dragon (contratto da 776 milioni) e si è messa a lavorare con la Boeing stessa.
Perché la Nasa ha fretta
A motivare l’intervento diretto della Nasa c’è un piano di missioni che il program manager della Iss, Joel Montalbano definisce “incredibilmente impegnativo” e c’è anche il problema di relazioni con la Russia con le sue Soyuz. Poter aggiungere un’altra navicella al sistema di trasporto Starliner verso la Iss è molto importante, non solo per le missioni governative, ma anche quelle degli operatori privati come la Axiom. Montalbano ha confermato che la Nasa vuole avviare colloqui con la Roscosmos già in autunno per stabilire nuovi piani ad integrazione di quelli già fissati in luglio e che coprono uno scambio di cortesie all’anno tra Soyuz e Dragon nel triennio 2022-2024. Sempre che l’agenzia spaziale russa sia disponibile a nuovi accordi, sapendo con un proprio “niet” di mettere in difficoltà il principale fornitore di armi dell’Ucraina.