Il settore aerospazio italiano ha un peso sempre maggiore a livello globale e ha nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) l’occasione per raggiungere nuovo traguardi strategici grazie ad un sostanziale raddoppio del budget disponibile. È quanto riferito ieri dal ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, di fronte alla commissione bicamerale per l’attuazione del Pnrr in materia spaziale ed aerospaziale.
In un’ora e 10 minuti Colao ha dato il quadro internazionale della space economy e la posizione che il nostro paese occupa a livello globale insieme ai programmi, le opportunità e alle risorse che l’Italia ha in questo momento facendo valere i livelli di eccellenza e competitività già raggiunti e sfruttando il Pnrr per rafforzare il proprio ruolo con ricadute economiche, sociali e strategiche.
Ne mondo i governi investono nel settore Spazio da 86,9 a 100,7 miliardi di dollari. L’Europa è seconda al mondo con 11,48 miliardi e l’Italia è davanti a Cina, Russia Giappone e India ed è il terzo contributore dell’Ente Spaziale Europeo con 2,3 miliardi di euro. Il mercato della space economy ha prodotto un fatturato di 340 miliardi di dollari e nel 2030 crescerà fino a 642 miliardi, grazie anche al crescente apporto del settore privato che oggi ammonta a 13 miliardi di euro. In più, a gennaio la Commissione Ue e il Fondo Europeo per gli Investimenti (Eif) ha lanciato un fondo che, come venture capital e private equity, può sostenere investimenti fino ad un miliardo di euro per sostenere le start-up del settore Spazio, sempre più oggetto di attenzione da parte del mondo finanziario. A questo scopo, sarà facilitato il canale finanziario verso le start-up, incubatori e acceleratori con un fondo specifico di 90 milioni in collaborazione con Cdp Venture della Cassa Depositi e Prestiti. Cresce l’interazione tra investimenti governativi e quelli privati, nello spazio non vanno più solo gli astronauti, ma anche i civili.
Per il settore Spazio, il bilancio dell’Italia ha assegnato 2 miliardi all’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) per il suo piano triennale, altri 2,3 miliardi tramite il Pnrr e il fondo complementare e ulteriori 300 milioni per il programma Artemis con la Nasa. Ci sono poi i programmi spaziali co-finanziati dal Ministero della Difesa e dal Ministero dello Sviluppo Economico, come CosmoSkyMed e Sicral (che sarà ricalibrato per un uso più duale tra esigenze governative e civili), e a novembre arriveranno ulteriori risorse quando la Ministeriale Esa 2022 fisserà i propri programmi. Significa che il nostro Paese ha il doppio di quanto preventivato e può fare un salto perseguendo 3 obiettivi: il rafforzamento di tutta la filiera italiana dell’aerospazio, stimolare l’innovazione e la ricerca scientifica e creare nuovi modelli di business basati sulla collaborazione tra pubblico e privato.
L’Asi ha già a disposizione tutto il budget per sviluppare la propria programmazione in 6 aree: telecomunicazioni e navigazione (141 milioni), osservazione terra (609 milioni), tecnologie e Nano-satelliti (431 milioni), esplorazione e infrastrutture orbitanti per le missioni internazionali su Luna e Marte (€254 milioni), ricerca e formazione (255 milioni) e infrastrutture di terra (145 milioni). Gli investimenti relativi al settore Spazio finanziati tramite risorse Pnrr (1,47 miliardi) e Fondo complementare (800 milioni) sono distribuiti su 4 principali linee di intervento: comunicazioni satellitari sicure ovvero SatCom e GovSatCom (320 milioni), space factory e accesso allo spazio (380 milioni), economia in orbita (460 milioni) e Osservazione della Terra che può contare su ben 1,23 miliardi (797 milioni dal Pnrr e 430 milioni dal fondo complementare) dando ulteriore nutrimento ad una disciplina dove l’Italia brilla già, che è per noi strategica ed è tra i più promettenti poiché abbraccia esigenze di Difesa, commerciali e di tutela del Pianeta.
Colao ha parlato dei programmi Copernicus e CosmoSkyMed e dei 5 satelliti italiani in orbita dedicati all’osservazione della Terra che dal 2008 ad oggi hanno raccolto 2 milioni di immagini e monitorato 7 miliardi di chilometri quadrati. Una mole di dati destinata a crescere esponenzialmente per quantità e qualità e per numero di applicazioni e fruitori. Il ministro ha definito questo campo “il cuore della grande crescita futura, abbiamo sottoscritto a metà dicembre 2021 anche un accordo con Esa, individuando in quest’ultima il soggetto attuatore delle progettualità di osservazione della terra e dello spazio”. Ha poi spiegato perché non si è affidata direttamente all’Asi: “La scelta di dare in gestione attuativa una parte dei fondi Pnrr (osservazione della terra e lanciatori) all’Esa è fondamentalmente motivata da due ragioni: in primo luogo, dal fatto che l’Asi è già soggetto attuatore e percettore di ingentissime risorse sia nazionali (per oltre 1,8 miliardi) sia Pnrr (per circa altri 900 milioni). C’era pertanto un rischio di sovraccaricare l’Asi di troppe attività con la possibilità concreta di una mancata (o ritardata) execution, e sapete che il Pnrr ha delle scadenze da rispettare molto rigorose e pressanti e che prevedono la completa aggiudicazione di tutti i bandi spazio entro marzo 2023. In secondo luogo, il programma di osservazione della terra, per la sua ambizione strategica che ho illustrato e anche per la sua dimensione, aveva bisogno di una cornice europea che consentisse di governare eventuali partnership con altri paesi europei”. A fine mese saranno definiti sia l’Implementation Plan sia la convenzione operativa tra ESA e il dicastero condotto da Colao che fungerà da ente appaltante. A questo scopo, sarà potenziato il ruolo dell’Asi di Matera.
La terza area di investimento riguarda lo Space Factory e l’accesso allo spazio. Dei 280 milioni previsti (180 milioni dal Pnrr e 100 milioni dal fondo complementare) 60 milioni sono assegnati alla capacità manifatturiera, competitiva e di innovazione di una filiera che conta circa 300 imprese e 7mila addetti. L’obiettivo è avere stabilimenti intelligenti, in particolare per i satelliti. Altra area di attenzione quella dei lanciatori. L’intento è mantenere l’autonomia strategica potenziando i Vega di Avio (propulsione liquida) e intensificando la collaborazione con la francese Ariane (propulsione solida) sfruttando uno dei capitoli degli accordi bilaterali stabiliti recentemente tra Italia e Francia. L’obiettivo è sviluppare la riutilizzabilità dei lanciatori a propulsione liquida e un nuovo propulsore green già allo studio.
La quarta area di investimento riguarda i servizi in orbita e lo Space Traffic Management per gestire il crescente affollamento dello spazio e l’aumento del numero dei detriti. A disposizione ci sono 460 milioni per sviluppare nuove capacità di servizio e interoperabilità orbitali e la realizzazione di nuovi telescopi capaci di osservare e tracciare i detriti. Anche in questo caso, i denari sono già pronti per essere spesi e bisogna solo procede all’assegnazione tendendo presente che deve essere completata entro il 31 marzo 2023 e che gli obiettivi finali devono essere raggiunti entro la prima metà del 2026. Colao ha infine indicato tre sfide fondamentali. La prima è intensificare la collaborazione e le partnership tra istituzioni, aziende e ricerca scientifica ad ogni livello per rendere il settore aerospaziale italiano più efficiente e competitivo dal punto di vista tecnici, politico e tecnologico. La seconda è sostenere lo sviluppo e l’aggiornamento delle competenze umane. La terza è la sicurezza, fattore fondamentale sia per il settore della Difesa sia per le iniziative private, ma soprattutto costituita da minacce che si evolvono continuamente.