Un fondo di investimento spaziale nazionale, agevolazioni fiscali e burocratiche, revisione tassazione sul premio assicurativo e garantire l’accesso ai bandi e appalti pubblici: sono le quattro proposte di policy necessarie per sostenere al meglio le imprese italiane operanti nel settore spaziale, sebbene la spesa pubblica in rapporto al Pil sia la quinta al mondo.
L’ecosistema tricolore dello Spazio è variegato, con grandi player internazionali come Leonardo, Telespazio e Thales Alenia Space e numerose startup innovative che si stanno facendo largo nel settore. Ma, nonostante tali esperienze eccellenti, ciò che serve è un contesto di politiche statali che sostengano al meglio le imprese italiane operanti nel settore, sia attraverso un maggior supporto alle pmi esistenti sia tramite la promozione della nascita di nuove realtà, a partire dalle startup.
Quattro proposte di policy messe nero su bianco nella ricerca “L’ecosistema italiano dello spazio”, firmata da Emma Bagnulo, Luigi Lo Porto, Sofia Brunelli e presentata dal think tank Aware.
Indice degli argomenti
Proposta 1: fondo d’investimento nazionale
La prima proposta di policy è di un fondo di investimento spaziale nazionale: creazione di un fondo dedicato al finanziamento di startup e pmi nel settore spaziale, con particolare attenzione a progetti innovativi e sostenibili. E allocazione di risorse finanziarie sia pubbliche che private, inclusi incentivi fiscali per investitori privati che contribuiscono al fondo.
L’obiettivo è di “aumentare la disponibilità di capitale privato e gli investimenti nel settore, l’Italia deve inoltre trovare modi per attirare capitali dall’estero. I finanziamenti, sia nazionali che stranieri, sono fondamentali per la R&D e per porre in essere progetti innovativi e sostenibili. A tale scopo, la semplificazione burocratica è frequentemente indicata come volano di maggiori investimenti. Si ritiene quindi necessario non solo il progressivo allargamento dei poteri di sostituzione in caso di inerzia dell’amministrazione competente per l’autorizzazione dell’investimento. ma anche l’introduzione di agevolazioni fiscali, che toglierebbero della pressione dalle aziende e incentiverebbero gli investimenti nel settore”.
Proposta 2: agevolazioni fiscali e meno burocrazia
La seconda proposta di policy concerne le agevolazioni fiscali e burocratiche: “Introduzione di agevolazioni fiscali per startup e aziende che investono in R&D nel settore spaziale. Semplificazione delle procedure burocratiche per la costituzione di nuove imprese spaziali, per l’accesso ai finanziamenti e per l’autorizzazione celere degli investimenti”.
Un ulteriore elemento cruciale riguarda la mitigazione dei rischi connessi alle attività spaziali. Come individuato nel report “Space Economy, Space Industry e Space Law” redatto da Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine, il Space Economy Evolution (See) Lab di Sda Bocconi School of Management e l’Università La Sapienza, in Italia non è prevista alcuna esenzione dall’imposizione fiscale sul premio assicurativo delle polizze applicabili alle attività spaziali. Una simile iniziativa favorirebbe le attività spaziali ed è già una realtà in diversi Paesi. Questa misura è ancora più necessaria se si considera l’obbligatorietà della stipula di polizze assicurative previste dal Ddl Spazio.
Proposta 3: meno tasse sulle assicurazioni
La terza proposta di policy riguarda la revisione della tassazione sul premio assicurativo. Da qui l’invito a “valutare la diminuzione o l’azzeramento della tassazione sul premio assicurativo delle polizze applicabili alle attività spaziali”.
Sostegno alle startup, sostegno all’innovazione
Il supporto alle startup è un punto cruciale che merita un approfondimento specifico. “Garantire l’accesso ai bandi pubblici alle imprese più piccole permette a queste di svilupparsi, portando varietà di prodotti e innovazione”. Aziende come Aiko e Sidereus – operanti rispettivamente nell’intelligenza artificiale per l’automazione delle missioni e nei trasporti – lavorano per raggiungere uno degli obiettivi europei per quanto riguarda le missioni spaziali: la riduzione dei costi. Inoltre, come si è visto, le startup e le piccole imprese italiane coprono maggiormente il settore del down-stream, permettendo alla nostra industria spaziale di potersi definire effettivamente come “a tutto tondo”. A tal proposito “si ritiene necessario non solo andare ad intervenire con la rimozione di quelle barriere burocratiche implicite che impediscono la piena partecipazione delle startup ai grandi progetti di interesse nazionali. Vista l’alta concentrazione di tecnologie innovative in queste aziende, si ritiene dunque necessario prevedere una porzione di appalti da riservare alle startup spaziali, ma anche sviluppare piattaforme di matchmaking che permetta di mettere a sistema l’expertise tecnologico delle startup con la capacità industriale delle grandi aziende. Infine, supportare l’internazionalizzazione delle startup permetterebbe di attrarre più investimenti, creare partnership e favorire una crescita sostenibile del settore”.
Proposta 4: bandi e appalti pubblici
Quarta proposta di policy riguarda un maggior accesso ai bandi e appalti pubblici: “Rimuovere le barriere implicite che impediscono alle piccole e medie aziende di partecipare ai bandi e prevedere la creazione di una quota di bandi e appalti pubblici dedicati alle startup spaziali, per promuovere l’innovazione all’interno dei progetti governativi e delle missioni spaziali”. E ancora: una piattaforma di matchmaking industriale online che faciliti l’incontro tra startup spaziali, investitori e aziende più grandi, promuovendo progetti congiunti e collaborazioni. E il supporto all’internazionalizzazione delle startup italiane nel settore spaziale, inclusi fondi per la partecipazione a fiere internazionali e missioni commerciali.
Spazio: Italia protagonista in Europa
“Oggi l’Italia, grazie alla propria industria spaziale, ha la possibilità di giocare un ruolo centrale nelle dinamiche europee – conclude la ricerca del Think tank Aware -. Curarsi al meglio dello spazio non porta solo vantaggi economici, ma anche strategici. L’indipendenza europea e nazionale per quanto riguarda i satelliti, in un momento in cui questi vengono usati sempre più di frequente a scopi bellici, è fondamentale per la nostra sicurezza e per acquisire una maggiore autonomia in un periodo in cui gli equilibri globali sono incerti. Dunque, se l’Italia riuscisse ad applicare delle buone pratiche di policy nel settore spaziale, se ne trarrebbero importanti risultati a livello ambientale, di prestigio, economico, e strategico. Abbiamo la possibilità, oggi più che mai, di contraddistinguerci come eccellenza in uno degli ambiti del futuro”.