Continua a crescere il numero di nuovi satelliti lanciati di anno in anno nello Spazio: 2.409 nuovi payload (principalmente satelliti) sono entrati in orbita intorno alla Terra nel 2022, un numero mai raggiunto prima, spiega l’Esa (l’Agenzia spaziale europea) in un suo report.
Ma con orbite sempre più affollate, aumentano anche i rischi di collisioni a causa dei detriti spaziali. Infatti, degli oltre 30.000 singoli “rifiuti” spaziali di dimensioni superiori a 10 centimetri attualmente identificati, più della metà di essi si trova nell’orbita bassa della Terra (sotto i 2.000 chilometri).
Questo dato non include gli oggetti che non sono ancora stati tracciati o quelli attualmente troppo piccoli per essere tracciati. In base ai modelli dell’Esa, il numero totale di oggetti in orbita terrestre di dimensioni superiori a 1 centimetri è probabilmente superiore a un milione.
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Obiettivo Zero Debris
Sulla base dei risultati del rapporto annuale dell’Esa e di altri studi, c’è un crescente consenso nel settore spaziale sulla necessità di pratiche più rigorose di mitigazione dei detriti spaziali.
L’Agenzia spaziale europea ha di recente introdotto un approccio “Zero Debris”, con l’obiettivo di garantire che le attività dell’Esa non generino nuovi detriti spaziali in orbite entro il 2030.
L’approccio comprende una serie di sviluppi legati alla politica dell’Agenzia, ai progressi tecnologici e alle operazioni satellitari che limiteranno fortemente la generazione di detriti spaziali.
La missione ClearSpace-1
Per i detriti più vecchi, l’unica soluzione è la “rimozione attiva dei detriti”. Per questo motivo, l’Esa sta puntando sulla missione ClearSpace-1 della start-up svizzera Clearspace, che è dotata delle tecnologie necessarie per la rimozione attiva dei detriti e come primo passo verso la creazione di un settore commerciale nuovo e sostenibile dedicato alla rimozione di oggetti ad alto rischio dalle “autostrade orbitali”.
ClearSpace-1 sarà la prima missione a rimuovere un detrito spaziale dall’orbita. Il veicolo spaziale si incontrerà, catturerà e farà scendere in sicurezza un pezzo di razzo defunto di 112 chili, lanciato nel 2013, per un rientro atmosferico sicuro.
Come nel caso del rientro di Eolo, l’Esa vuole dimostrare che un approccio più sostenibile è possibile, anche in circostanze difficili. L’Agenzia spera che, dando l’esempio, possa incoraggiare altri operatori e produttori spaziali ad adottare pratiche simili per il bene di tutti.