Il metano ti dà una mano, ma è anche un climalterante e il responsabile di un terzo di quello antropogenico è il settore energetico che da tempo ha già preso le contromisure per controllarlo ed arginarlo con metodi “terrestri” che possono essere integrati e completati con strumenti spaziali.
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Il rapporto dell’Euspa
Un caso esemplare si trova all’interno di “EU Space for Green Transformation – A new tool for companies to monitor their sustainability targets” (SCARICA QUI IL REPORT) pubblicato dall’Euspa (European Union Space Program Agency) e che punta a promuovere tutto il potenziale delle infrastrutture spaziali europee a favore della transizione ecologica, digitale e tecnologica in vista della neutralità di CO2 da raggiungere entro il 2050 che, nel caso specifico, prevede l’abbattimento del 32% delle emissioni di metano.
I metodi tradizionali
La strategia dell’Unione Europea per raggiungere questo obiettivo fa perno sui sistemi di controllo delle emissioni di metano. Ne esistono fondamentalmente quattro. Il primo è quello è delle buste calibrate che raccolgono campioni d’aria da analizzare in laboratorio. Il secondo è quello dei tracciatori di gas a dispersione, capaci di misurarne la concentrazione in prossimità di impianti di depurazioni dell’acqua o di siti dedicati all’allevamento di bestiame.
L’integrazione satellitare
Il terzo è quello delle camere chiuse, che possono essere utilizzate staticamente o dinamicamente in prossimità dei punti di emissione. Il quarto sono i droni del quale si fa sempre più uso e che, grazie a fasci di raggi laser e sensori, possono essere utilizzati per controllare le quantità di metano emesso nei campi petroliferi e lungo i lunghissimi oleodotti e i gasdotti. Tutti questi metodi hanno una loro specificità che può trovare un ottimo complemento nei rilevamenti satellitari.
Dati europei da Canada
Ed è quello che fa da qualche tempo TotalEnergies. La multinazionale francese del petrolio e dell’energia infatti ha incaricato la canadese GHGSat (nella foto un’immagine raccolta in Texas) per rilevare il metano emesso in prossimità dei propri siti e impianti. La società di Montreal sfrutta i dati del satellite Sentinel-5P che fa parte del sistema Copernicus ed è dotata del sensore Tropomi (TROPOspheric Monitoring Instrument), capace di individuare e rilevare i gas inquinanti e climalteranti nell’atmosfera.
Per la sostenibilità energetica
I Sentinel-4 e Sentinel-5 e gli Expansion Sentinel futuri potenzieranno ulteriormente tale capacità che risulterà fondamentale per raggiungere sia gli obiettivi Esg per ogni singola azienda sia quelli fissati dall’Ue. A questo scopo, sono allo studio direttive specifiche per il cui rispetto i dati satellitari risulteranno davvero preziosi. Le risorse di Copernicus avranno dunque un ruolo fondamentale per il settore energetico, la sua reputazione e la sua effettiva capacità di continuare a fornire energia all’ecosistema europeo in modo sostenibile.