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Viaggi spaziali, l’odissea di Wilmore e Williams “bloccati” sulla Iss



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La missione dei due astronauti Nasa doveva durare poco più di una settimana, e invece potrebbe protrarsi per otto mesi. Sono in attesa, sulla Stazione Spaziale Internazionale, di un passaggio per la Terra. Ecco tutto quello che c’è da sapere sui servizi di trasporto privato degli equipaggi

Pubblicato il 2 set 2024



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Credit Nasa

Partiti dalla Terra per un viaggio di otto giorni, probabilmente rimarranno in orbita per otto mesi: è la vicenda che vede protagonisti Butch Wilmore e Suni Williams della Nasa. Di mestiere fanno gli astronauti, e dunque in questo caso per loro ‘fuori casa’ significa in orbita a 400 chilometri di altezza dalla Terra. L’intera vicenda degli astronauti di Starliner ‘bloccati’ nello spazio dallo scorso 6 giugno ha sollevato un gran polverone mediatico, tra supposizioni e incertezze. Finché, sabato 24 agosto, la Nasa ha sciolto la riserva: la capsula della Boeing non è abbastanza sicura per far rientrare Wilmore e Williams, che dovranno quindi attendere sulla Stazione Spaziale Internazionale l’arrivo di una navicella Crew Dragon di SpaceX, con due posti vuoti per il loro ritorno sulla Terra. Ma questo non potrà avvenire prima di febbraio 2025. Ecco dunque tutto quello che sappiamo ad oggi su come un breve viaggio spaziale di test si è trasformato in una missione di lunga durata sulla Iss.

La sfida del trasporto privato di astronauti

Per capire quanto successo negli ultimi mesi con gli astronauti di Starliner è utile fare un passo indietro. Fino al 2014, quando la Nasa, nell’ambito del suo Commercial Crew Program, affida due contratti a Boeing e SpaceX per la costruzione di navicelle destinate al trasporto umano nello spazio. L’obiettivo è rendere gli Stati Uniti indipendenti dalla Russia, la cui Soyuz era l’unico veicolo disponibile per l’orbita bassa dai tempi del pensionamento dello Shuttle.

E così SpaceX e Boeing iniziano a lavorare alacremente per mettere a punto le prime navicelle private della storia per il trasporto di astronauti, rispettivamente Crew Dragon e Starliner. Inizialmente quest’ultima sembra la favorita, fosse anche solo per il budget messo a disposizione dalla Nasa: 4,2 miliardi di dollari per Boeing, contro i 2,6 miliardi per SpaceX. E invece l’azienda di Elon Musk mette il turbo e nel giro di pochi anni supera la concorrente, arrivando nel marzo 2019 al successo della missione senza equipaggio Demo-1, che per la prima volta vede Crew Dragon agganciarsi alla Iss.

La prova analoga fallisce invece per Starliner, che nel dicembre 2019 fa ritorno sulla Terra dopo il mancato docking alla Iss a causa di un problema tecnico al motore principale pochi minuti dopo il lancio della missione senza equipaggio Orbital Flight Test-2. Comincia così un susseguirsi di ritardi per Boeing, che è costretta a continue revisioni a Terra sulla sua navetta, subendo così lo stacco definitivo di SpaceX. Nel maggio 2020, con il successo della missione Demo-2 con equipaggio, Crew Dragon ottiene la certificazione della Nasa e diventa ufficialmente il primo veicolo privato per il trasporto di astronauti, collezionando da quel momento ben 11 voli con equipaggio verso la Iss. Boeing invece resta definitivamente indietro.

Il ritorno di Starliner

Passano oltre due anni di nuovi test per Boeing, durante i quali Starliner resta a terra. Ma, nonostante l’accumulo di ritardi, l’azienda cerca di recuperare terreno. Ci riesce in parte nel maggio 2022, con il successo della missione senza equipaggio Orbital Flight Test-2, che vede Starliner attraccarsi correttamente alla Iss – evento a cui assiste anche l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, sulla stazione spaziale in qualità di comandante.

Viene dunque annunciato il primo volo di prova con equipaggio di Starliner per l’inizio del 2023. Ma anche questa volta, il percorso non è privo di ostacoli: Boeing si trova a dover rimandare più volte il debutto con astronauti, fino al rinvio definitivo al 2024 a causa di problemi riscontrati ad alcune componenti di paracadute di Starliner. Risolti quelli, subentrano però alcuni guasti legati a piccole perdite di elio individuate in uno dei propulsori della navicella – problema che ritarda ulteriormente il liftoff e che, come vedremo, tornerà a emergere anche con gli astronauti nello spazio.

Il debutto con equipaggio

Dopo un nuovo rinvio a pochi minuti dal lancio, la prima missione con equipaggio di Starliner parte finalmente il 5 giugno 2024 su un razzo Atlas V, con a bordo gli astronauti della Nasa Butch Wilmore e Suni Williams. Il liftoff è da manuale, ma durante il viaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale il team di missione rileva due perdite di elio sulla navicella, problema che si risolve con la chiusura delle valvole interessate.

Un’ulteriore perdita viene poi riscontrata una volta avvenuto l’attracco alla Iss, così come un problema ad alcuni dei propulsori del sistema di controllo a reazione. Per questo il team di missione decide di effettuare un hot fire test prima di dare il via libera alla manovra di docking, procedura che avviene correttamente. E così, dopo un viaggio un po’ adrenalinico ma comunque relativamente privo di rischi, Butch Wilmore e Suni Williams il 6 giugno fanno il loro ingresso nella Iss, dove sarebbero dovuti restare per pochi giorni. Il tempo necessario a Boeing per ottenere dalla Nasa la tanto agognata certificazione per il trasporto di astronauti. Ma, come sappiamo, le cose vanno diversamente.

Una catena di rinvii

Iniziano per Nasa e Boeing lunghe giornate di test, analisi e valutazioni. In una dichiarazione rilasciata il 10 giugno dall’agenzia statunitense, si parla di cinque perdite di elio riscontrate complessivamente su Starliner: una prima del lancio, due poche ore dopo il decollo e altre due dopo l’attracco alla Iss. Il rientro sulla Terra di Wilmore e Williams subisce un primo slittamento, dal 14 al 18 giugno. Il motivo ufficiale inizialmente dichiarato dalla Nasa è evitare un conflitto con la passeggiata spaziale che gli astronauti Tracy Dyson e Matt Dominick avrebbero dovuto effettuare il 13 giugno – attività extraveicolare comunque annullata per un problema con le tute spaziali. Diventa evidente che il ritardo del rientro di Starliner è più che altro legato alle condizioni di sicurezza della navicella, tanto che viene deciso un nuovo rinvio al 22 giugno.

Nasa e Boeing iniziano a eseguire una serie di test, sia sulla capsula agganciata alla Iss nello spazio sia in laboratorio a terra, su propulsori identici a quelli disattivati durante il docking di Starliner alla Iss. La speranza è che queste simulazioni possano aiutare a comprendere definitivamente e risolvere i problemi legati alle perdite di elio e ai propulsori della navicella. Nel frattempo, il rientro a Terra dei due astronauti di Starliner continua a essere rinviato.

Starliner è sicura? Una decisione complessa per la Nasa

Durante le delicate settimane di test su Starliner, la Nasa cerca di evitare qualunque allarmismo, ribadendo più volte che i suoi astronauti non sono stranded, ovvero ‘bloccati’, nello spazio. E in effetti Butch Wilmore e Suni Williams sono al sicuro sulla Iss, i rifornimenti di cibo non mancano nonostante questo affollamento imprevisto (9 persone a bordo della stazione), così come non mancano gli esperimenti e le attività da svolgere sulla Iss. Ma più passa il tempo più l’agenzia statunitense si trova a dover affrontare una decisione complessa.

I tecnici della Boeing, pur ribadendo che la sicurezza degli astronauti è al primo posto, sarebbero propensi a un ritorno dell’equipaggio a bordo di Starliner, considerata sicura dopo la buona riuscita di alcuni dei test. La Nasa però non è convinta, soprattutto perché i test non hanno fornito una spiegazione soddisfacente sui motivi dei problemi riscontrati sulle valvole e i propulsori della navicella. Per questo, a inizio agosto, l’agenzia inizia a valutare un potenziale ritorno dei suoi astronauti con la Crew Dragon, pur senza prendere ancora una decisione ufficiale. Si tratta, appunto, di una scelta difficile: l’agenzia statunitense ha sempre voluto evitare di dipendere troppo da una sola azienda, mentre il monopolio di SpaceX sul trasporto umano in orbita bassa sembra ormai innegabile. D’altra parte, come ribadito più volte dall’amministratore della Nasa Bill Nelson, l’assoluta priorità è la sicurezza degli astronauti.

Il rinvio definitivo al 2025 e l’intervento di SpaceX

Sabato 24 agosto, dopo una lunga riunione tra i vertici della Nasa e una successiva conferenza stampa, il verdetto viene annunciato: Starliner non è abbastanza sicura e tornerà sulla Terra senza equipaggio, mentre Butch Wilmore e Suni Williams resteranno sulla Iss fino a febbraio 2025. Saranno recuperati da una Crew Dragon di SpaceX, dopo una permanenza complessiva nello spazio di otto mesi. I tempi sono così lunghi perché si tratta di un’operazione non banale.

Tanto per cominciare, al momento i tre portelli di attracco alla Iss sono tutti occupati: da una navicella Soyuz, dalla Crew Dragon 8 e appunto dalla Starliner. Quest’ultima si staccherà a settembre per un rientro senza equipaggio, permettendo così nello stesso mese l’attracco di Crew Dragon 9, che dovrà viaggiare con due posti vuoti – destinati a Wilmore e Williams. Ma il rientro avverrà non prima di febbraio 2025, per poter rispettare almeno in parte la tabella di marcia degli altri voli con equipaggio da e verso la stazione orbitante. C’è poi una difficoltà aggiuntiva: le tute attualmente utilizzate da Butch Wilmore e Suni Williams sono troppo ingombranti per la Crew Dragon, e dunque oltre a ‘sprecare’ due posti nel viaggio verso la Iss la Crew Dragon 9 dovrà anche trasportare due tute in più. Un dettaglio che la dice lunga sulla ‘gara spaziale’ in corso da anni tra Boeing e SpaceX, di cui alla fine la Nasa sembra aver fatto le spese.

Questo articolo è stato pubblicato su Global Science, la rivista dell’Asi

 

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