Il Sole come non lo abbiamo mai visto ce lo fanno vedere le immagini raccolte dal coronografo italiano Metis montato sulla Solar Orbiter, la sonda che il 26 marzo si è trovata solo ad un terzo della distanza tra la Terra e la nostra stella riuscendo così a fotografarla con un livello di dettaglio mai raggiunto prima. Il Solar Orbiter è stato lanciato dall’Esa il 10 febbraio 2020 da Cape Canaveral su un vettore Atlas V e il Metis è uno strumento il cui sviluppo è stato commissionato dall’Asi ad un gruppo di lavoro formato di specialisti provenienti dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), delle Università di Firenze e di Padova, dal Cnr-Inf e da un consorzio industriale composto da Ohb Italia e Thales Alenia Space Italia.
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Vede banda visibile e ultravioletta simultaneamente
La sua caratteristica saliente è di essere il primo strumento del suo genere ad essere in grado di osservare la corona solare nella bande visibile e ultravioletta simultaneamente fornendo dunque immagini molto dettagliate sui processi che governano l’espansione del plasma solare nello spazio interplanetario. La raffinatezza tecnica di Metis e la vicinanza del Solar Orbiter al Sole hanno permesso di raccogliere immagini ad alta risoluzione della corona solare, tanto spettacolari quanto preziose a livello scientifico per scoprire che il plasma solare e i campi magnetici hanno una struttura filamentare ed estremamente dinamica. Tali osservazioni costituiscono un nuovo punto di partenza, per indagare sui processi fisici che determinano sia l’accelerazione del vento solare sia i fenomeni impulsivi, fattori che hanno un impatto sul cosiddetto Space Weather o Meteorologia Spaziale, un campo sempre più importante per la preparazione dei lanci e per il controllo delle condizioni nelle quali razzi, navicelle o satelliti si trovano mentre sono nello spazio.
Tutti i gioielli (scientifici) della corona (solare)
Lo confermano le parole di Silvano Fineschi dell’Inaf e responsabile scientifico del contributo italiano alla missione: “È entusiasmante constatare come le immagini della corona solare riprese da Metis si integrino molto bene con quelle degli altri telescopi con diversi campi di vista (Eui e Hi) a bordo del Solar Orbiter. Questo permette di individuare l’origine del vento solare e delle tempeste solari e di seguirne l’evoluzione nell’eliosfera; un elemento questo cruciale per la comprensione della meteorologia spaziale”. “Le immagini che abbiamo ricevuto da Solar Orbiter – afferma Marco Romoli dell’Università di Firenze e principal investigator dello strumento – mostrano un dettaglio mai visto prima dell’atmosfera del Sole durante il suo rapido ingresso nella nuova fase di attività del ciclo solare. Il coronografo Metis ha confermato le sue prestazioni nelle condizioni più estreme e ci ha fornito dati scientifici di grande valore per lo studio dei fenomeni dinamici che si producono dall’interazione di campi magnetici e plasma nella corona solare”.
Prossimo obiettivo di Metis: osservare i poli del Sole
“La realizzazione del coronografo Metis ha rappresentato per l’ASI una sfida scientifica e tecnologica, che è stata vinta mettendo in campo le importanti competenze scientifiche presenti nel nostro Paese e la notevole esperienza dell’industria italiana” ha commentato Barbara Negri. Ma il Solar Orbiter probabilmente non ha finito di stupire perché ci saranno altri passaggi ravvicinati, il prossimo previsto per ottobre, dove la sonda osserverà simultaneamente diversi strati dell’atmosfera solare, fornendo importanti informazioni utili alla comprensione dei fenomeni solari che governano l’eliosfera e la meteorologia spaziale. “Le immagini acquisite da Solar Orbiter da distanza ravvicinata – afferma Marco Stangalini dell’ASI – mostrano dettagli della dinamica del plasma e dei campi magnetici per certi versi inattesi. Nel prossimo futuro, attraverso alcuni fly-by con Venere, Solar Orbiter inclinerà progressivamente il suo piano orbitale. Ciò consentirà per la prima volta di osservare direttamente i poli del Sole che rappresentano, dal punto di vista scientifico, un terreno completamente inesplorato e dal cui studio ci si aspetta di poter far luce sui meccanismi fisici che governano i cicli di attività magnetica della nostra stella”.