L’Europa può avere un ruolo di primo piano nello spazio, ma deve cambiare approccio spingendo in avanti la propria visione e aumentando le proprie ambizioni con una grande visione. Per riuscirci deve farlo subito mobilitando risorse umane e finanziarie per giocare un ruolo di primo piano e non più ancillare. In poche parole: l’Europa deve decidere che cosa vuole fare da grande e il ruolo futuro passa inevitabilmente attraverso la propria indipendenza nello spazio.
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Supercomitato con due italiane
Sono queste le conclusioni di Revolution Space – Europe’s Mission for Space Exploration (clicca qui per scaricare il documento), rapporto firmato dall’High-Level Advisory Group on Human and Robotic Space Exploration for Europe un comitato indipendente composto da 12 membri indipendenti. Ne fanno parte due donne italiane: l’ex primo ministro dell’Istruzione e dell’Università, Stefania Giannini, e Stefania Mazzuccato, docente allo University College London, direttrice dell’Institute for Innovation and Public Purpose e autrice di Mission Economy. L’elemento di maggior spicco è sicuramente l’ex segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen: “Siamo coraggiosi – ha affermato l’attuale ministro danese – mettiamo l’Europa in prima linea nell’esplorazione spaziale! Se non lo facciamo, resteremo indietro e diventeremo dipendenti da altri”.
Sempre un passo indietro
Il gruppo di superconsulenti era stato composto lo scorso settembre e incaricato dal Consiglio dell’Esa. Il loro programma prevedeva un serie di incontri e la pubblicazione di un rapporto per marzo. Scadenza che è state rispettata con un documento che mette il dito nella piaga della politica europea dello spazio: il nostro Continente si è sempre tenuto un passo indietro rispetto alle missioni più ambiziose e, in particolare, a quelle che riguardano l’esplorazione spaziale accumulando un ritardo che oggi, alla luce dei nuovi programmi che riguardano la Luna e Marte, appare lampante.
Un terzo della space economy
L’Europa, secondo il rapporto, può ambire ad occupare un terzo della space economy del futuro il cui giro d’affari, secondo molte stime, sarà di mille miliardi di dollari entro il 2040. Per farlo deve puntare ad un programma che punti a sviluppare una missione autonoma sulla Luna e a fissare sul nostro satellite una presenza stabile. Per questo, deve sviluppare autonomamente una serie di tecnologie che ha sempre lasciato ad Usa e Russia. Al momento invece, su circa 100 missioni che riguardano la Luna entro il 2030, solo due sono a conduzione europea.
Crescere definitivamente
L’Europa, afferma il rapporto, deve decidere se essere semplicemente spettatrice e cliente oppure leader. Le grandi missioni sono indispensabili per diventarlo e per creare un ecosistema che, unendo le forze del settore pubblico e privato, possa liberare le energie migliori. L’atterraggio sulla Luna da parte degli Usa, ad esempio, ha coinvolto 400mila persone provenienti da 20 settori diversi creando risorse e valori strategici all’interno degli equilibri mondiali. L’Europa invece è leader nello spazio tranne nell’esplorazione umana e nel volo spaziale umano.
Essere leader attraverso lo spazio
Se l’Europa vuole recitare un ruolo primario nel mondo deve farlo dapprima nello spazio e deve iniziare a farlo subito proprio attraverso questo tipo di missioni. In caso contrario, rischia di perdere i propri talenti migliori e si preclude la possibilità di avere una posizione di forza nei rapporti politici e commerciali fondamentali per il proprio status all’interno dello scacchiere mondiale. Il momento giusto per farlo è questo perché settori fondamentali come lo Spazio e l’Intelligenza Artificiale sono ad un punto di svolta che non può essere mancato come in passato.
I rischi dell’inazione
È già successo infatti che l’Europa abbia mancato l’occasione di essere leader in settori fondamentali come Internet, il cloud computing ed i semiconduttori pur partendo da buone posizioni. Il Vecchio Continente non può permettersi di commettere gli stessi errori ancora una volta. Per farlo occorre potenziare i budget, rinforzare i legami tra la scienza e l’esplorazione spaziale, promuovere le stem e lo Spazio come fattore di attrazione e di ispirazione per il pubblico e in particolare per i giovani, anche attraverso temi come la sostenibilità dove lo spazio sta dando e ha da dare molto.
Tre raccomandazioni
Il documento ha tre raccomandazioni per l’agenzia spaziale europea (Esa). La prima è agire in modo visionario puntando a missioni più ambiziose, mettendo a disposizione budget più grandi e liberando anche le risorse private. La seconda è agire differentemente, puntando a missioni che coinvolgano la società, l’industria e il mondo accademico con un approccio più aggressivo e competitivo per la leadership internazionale. La terza è agire ora perché ritardare le decisioni allarga la distanza competitiva nei confronti di Usa e Cina, per questo occorre puntare sull’autonomia nelle missioni e nelle tecnologie coinvolte.
Verso lo Space Summit
Il supercomitato chiama dunque l’Europa e l’Esa ad una European Space Mission che dovrà essere definita all’interno dello Space Summit in programma a Monaco di Baviera dal 15 al 17 maggio prossimi. Anche in questo caso sono tre le cose da fare: un piano di trasformazione per l’ecosistema spaziale europeo che comprenda l’impatto economico creato; uno scenario che preveda l’atterraggio umano sulla Luna entro 10 anni; proposte per grandi progetti spaziali che abbiano un potere visionario e trasformativo guardando al prossimo decennio e oltre.
Un monito per i leader
Positivo il commento fornito da Josef Aschbacher. “L’Europa è un leader tecnologico in molti settori, dai trasporti via terra alla produzione di energia pulita, dalla fabbricazione di chip all’economia circolare. Siamo leader anche nel settore spaziale, eccezion fatta per il volo spaziale umano, per il quale ci siamo affidati a partner internazionali. Non dobbiamo lasciare che l’accesso allo spazio sfugga alla competenza e alla leadership europea. Il rapporto Revolution Space conclude il direttore generale dell’Esa – è un campanello d’allarme per i leader europei affinché agiscano ora e non perdano questa opportunità. L’ESA ha competenza e ambizione. Insieme al nostro settore innovativo, l’Esa può farcela”.