ESPLORAZIONE SPAZIALE

C’è vita sugli altri pianeti? Inaf: “I dati per ora sono insufficienti”



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Uno studio dell’Università di Cambridge ha rilevato molecole compatibili con organismi viventi su un pianeta lontano 124 anni luce dalla Terra. Il presidente Regazzoni: “Non si può escludere che fenomeni non legati alla vita le producano su altri pianeti”

Pubblicato il 18 apr 2025



Aerospazio, pianeti, orbita, terra

“Per quanto affascinante, la notizia relativa alla presunta vita extraterrestre individuata su un esopianeta va ridimensionata. I dati sono insufficienti e non ci permettono allo stato neanche di dire con sicurezza cosa sia stato rilevato”.

Così il professor Roberto Ragazzoni, presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e accademico dei Lincei, ha commentato lo studio apparso su The Astrophysical Journal Letters, secondo il quale su un pianeta a 124 anni luce dalla Terra potrebbero esserci tracce di organismi viventi.

Gli autori, guidati dall’Università di Cambridge, hanno studiato l’atmosfera di un pianeta chiamato K2-18b – monitorato dal telescopio spaziale James Webb della Nasa – rilevando tracce di quelle che appaiono essere molecole che sulla Terra sono prodotte solo da organismi viventi.

Dati incerti

“Non abbiamo ancora la certezza che effettivamente almeno una delle due molecole – il dimetilsolfuro (Dms) e il dimetildisolfuro (Dmds) – sia stata rilevata – continua Ragazzoni -. In gergo scientifico un risultato certo è un risultato a cinque sigma. I loro risultati sono per ora a tre sigma, il 99,7 per cento. Il che non ci permette di escludere un caso fortuito come origine dei risultati. In più, come apparso da precedenti esperimenti, se è vero che quelle molecole sulla Terra vengono prodotte solo da organismi viventi, non si può escludere che fenomeni non legati alla vita le producano su altri pianeti. Da ultimo il pianeta in questione è estremamente diverso da quelli terrestri, molto più grande e secondo gli autori coperto da un oceano con una atmosfera di idrogeno molto più spessa della nostra. Condizioni che non sappiamo come si potrebbero rapportare alla vita e soprattutto a che tipo di vita potrebbero dare origine”.

Ricerca da perfezionare

“Personalmente ritengo – cha proseguito Ragazzoni – che sia molto plausibile che nello spazio ci siano forme di vita e che anzi la nostra idea di vita sia molto limitata rispetto a quello che potrebbe esserci nell’infinità dell’Universo. La ricerca in questione andrà perfezionata ed è possibile che con nuove osservazioni del del telescopio Webb e in futuro il satellite Ariel che sarà lanciato proprio per indagare le atmosfere degli esopianeti, nuovi dati si aggiungano a corroborare quanto meno la presenza delle molecole su K2-18b. Di concerto con esperimenti in laboratorio in grado di riprodurre le ipotetiche condizioni del pianeta sarà forse possibile nei prossimi anni avere un quadro più chiaro sull’affascinante ipotesi che anche su quel gigante lontano sia sorta la vita”.

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