È stata una missione unica. Vent’anni fa, il 14 gennaio 2005, la sonda Huygens entrò nella storia. Progettata e costruita da Thales Alenia Space per l’Agenzia spaziale europea, è diventata la prima navicella spaziale ad atterrare su Titano, la più grande e misteriosa luna di Saturno
Questo straordinario risultato, frutto di una collaborazione internazionale esemplare, ha ampliato i confini dell’esplorazione interplanetaria e rimane tutt’oggi un’impresa senza precedenti nell’ingegneria e nella scienza.
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Verso i confini del sistema solare
La missione Cassini-Huygens fu lanciata il 15 ottobre 1997 con lo scopo di esplorare Saturno e le sue lune, come mai prima d’ora. Grazie a manovre gravitazionali di “swingby” attorno a Venere, Terra e Giove, la missione interplanetaria percorse oltre 3 miliardi di chilometri in sette anni.
Nel luglio 2004, Cassini-Huygens entrò nell’orbita di Saturno. Pochi mesi dopo, la sonda Huygens si separò dall’orbiter Cassini per iniziare la sua storica discesa in paracadute verso l’ignoto.
Il 14 gennaio 2005, dopo 148 minuti trascorsi in un’atmosfera densa e opaca, Huygens atterrò con successo sulla superficie di Titano. Per la prima volta, una sonda spaziale raggiungeva una luna a più di un miliardo di chilometri dalla Terra.
Capolavoro di ingegneria
Progettata e costruita da Thales Alenia Space per l’Agenzia spaziale europea (Esa), la sonda Huygens fu ideata per resistere alle condizioni estreme di Titano. Capace di operare a temperature fino a -200°C, la sonda non solo sopravvisse al lungo viaggio interplanetario, ma continuò a funzionare per oltre tre ore dopo l’atterraggio, raccogliendo e trasmettendo una quantità straordinaria di dati scientifici.
Antenna ampia 4 metri
L’orbiter Cassini, progettato dal Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, integrava tecnologie chiave sviluppate dalla nostra azienda. Tra queste, un’antenna parabolica ultraleggera con un diametro di 4 metri, che garantì comunicazioni robuste e stabili tra Cassini, Huygens e la Terra.
Questa antenna superò brillantemente un’escursione termica senza precedenti per una missione spaziale, resistendo a temperature estreme da +400°C vicino a Venere fino a –200°C attorno a Saturno.
Cassini era inoltre equipaggiato con un Radar ad Apertura Sintetica (Sar), sviluppato in collaborazione con la Nasa, che riuscì a penetrare l’atmosfera opaca di Titano, rivelando paesaggi spettacolari e fornendo dati rivoluzionarie sull’ambiente unico di questa luna.
Scoperte scientifiche rivoluzionarie
Titano si è rivelato un mondo alieno straordinario, caratterizzato da eruzioni criovulcaniche, piogge di metano liquido e altri idrocarburi. Inoltre le misurazioni della conduttività atmosferica effettuate da Huygens e le informazioni trasmesse dall’orbiter Cassini hanno dipinto un quadro sorprendente: laghi e mari di metano ed etano, enormi dune di sabbia, fiumi che trasportano enormi blocchi di ghiaccio sotto una crosta ghiacciata un oceano di acqua liquida ricca di ammoniaca, nuvole a diverse altitudini e un’atmosfera con tracce di argon e propilene.
Svelati i segreti di Saturno
Oltre a Titano, la missione ha svelato i segreti di Encelado, un’altra luna di Saturno, dove sono stati scoperti oceani nascosti sotto la superficie ghiacciata, rendendola una potenziale candidata per la vita extraterrestre.
Le osservazioni effettuate hanno fornito intuizioni fondamentali sul funzionamento delle atmosfere planetarie, compresa quella terrestre, arricchendo in modo straordinario la conoscenza scientifica.
Un’avventura cosmica
Dopo 13 anni di servizio in orbita attorno a Saturno, questo straordinario capitolo nella storia dell’esplorazione spaziale si è concluso con il cosiddetto “Grand Finale” di Cassini.
L’orbiter ha eseguito una serie di manovre di discesa, volando attraverso lo stretto spazio tra Saturno e i suoi anelli interni, per poi immergersi e infine bruciare nella sua atmosfera il 15 settembre 2017. Durante questa fase finale, Cassini ha continuato a registrare e inviare dati fino all’ultimo istante.