La guerra tra Ucraina e Russia non avrà alcun impatto sul lancio della missione lunare Artemis I poiché Mosca non partecipa al progetto e il contributo di Kiev riguarda missioni successive del programma lunare Nasa–Esa e, se fosse necessario sostituirlo, c’è tutto il tempo per farlo.
Lo ha dichiarato Philippe Deloo, Project Manager Esa di Orion, il 28 marzo scorso durante un incontro nel quale era presente anche Didier Radola, Programme Manager Airbus dello European Service Module (Esm) di Orion, ovvero di una delle parti fondamentali di Artemis. Deloo ha affermato che, dopo lo slittamento annunciato, tutto procede secondo i tempi previsti e la capsula Orion è stata integrata nell’ogiva dello Space Launch System che è stato già posizionato sulla rampa di lancio 39B del Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida, per la cosiddetta “prova bagnata” ovvero il test di tutti i dispositivi di bordo in vista del lancio di Artemis I. Due sono le finestre temporali possibili: la prima è compresa tra il 7 e il 21 maggio, la seconda dal 6 al 16 luglio con una durata della missione che potrà variare tra 28 e 42 giorni, a seconda del giorno del lancio, con la possibilità che Orion compia anche un’orbita retrograda intorno alla Luna.
Come è stato ricordato nel corso dell’incontro, il contributo dell’Europa e dell’Italia per il programma Artemis è fondamentale. L’Esm di Orion rappresenta la prima collaborazione Esa-Nasa per lo sviluppo di una capsula per il trasporto umano dello spazio ed esso funzionerà sia come propulsore sia come centrale elettrica della Navicella. Se ne occupano Airbus Germany e Thales Alenia Space che fornisce la struttura del veicolo, il sistema di controllo termico anche aria ed acqua, ma solo da Artemis II in poi. Gli Esm oggetto di contratto sono 6 e sono già in atto le procedure per ordinarne altri 3, in ogni caso l’obiettivo è costruirne uno all’anno. Nasa ed Esa hanno lavorato insieme anche per il Gateway per il quale Thales Alenia Space ha realizzato due moduli (I-Hab ed Esprit) collabora ad un terzo (Halo). Ulteriore contributo italiano è quello di Leonardo che realizza per gli Esm i pannelli fotovoltaici distribuiti su 3 ali lunghe 7 metri per una potenza totale di 11 kW. Oltre a questi, sono italiane anche le unità di controllo e distribuzione della potenza, necessarie a garantire l’alimentazione di tutta l’elettronica di bordo durante il viaggio verso la Luna, oltre al benessere degli astronauti dalla terza missione in poi.