IL PROGETTO

Abitare nello Spazio? La missione Plato ai nastri di partenza



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Nel 2026 in orbita il satellite con 26 “occhi” italiani alla ricerca di esopianeti, simili alla Terra, che potrebbero presentare condizioni di abitabilità. In campo Esa, Asi e Leonardo

Pubblicato il 10 dic 2024



Aerospazio, pianeti, orbita, terra

Un satellite con 26 “occhi” italiani per scrutare lo spazio alla ricerca di esopianeti, simili alla Terra, che potrebbero presentare condizioni di abitabilità. È la missione Plato (Planetary Transits and Oscillations of stars) dell’Agenzia spaziale europea (Esa) in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf).

Realizzato da Leonardo

Gli occhi di cui sarà dotato il satellite, il cui lancio in orbita dovrebbe avvenire nel 2026, sono 26 telescopi realizzati negli stabilimenti di Leonardo a Campi Bisenzio (Firenze) con il coordinamento scientifico dell’Inaf e quello progettuale dell’Asi. Se ne è parlato a Firenze a margine di una delle riunioni periodiche tra gli scienziati che lavorano alla preparazione della missione.

Un satellite unico

“Plato è speciale perché prevede 26 telescopi su un unico satellite, ed è la prima volta che viene montato su un unico satellite un così grande numero di telescopi, che servirà a vedere una grandissima porzione di cielo”, ha spiegato Andrea Novi, responsabile tecnico di Leonardo per il programma Plato.

“È stato necessario passare da una produzione di tipo prototipale – ha aggiunto Novi – a una produzione industriale per poter realizzare fino a tre telescopi ogni due mesi”. E a settembre di questo anno Leonardo ha consegnato il 26esimo telescopio, l’ultimo. Adesso sta consegnando quelli di scorta.

Digitalizzazione dei processi

“Tutti quelli prodotti – ha sottolineato Novi – sono perfettamente in linea con le specifiche e con i tempi prefissati grazie a un innovativo sistema di produzione basato su un’ampia digitalizzazione dei processi in fase di integrazione e test sulle tolleranze simulate alle basse temperature. Si tratta di un processo innovativo che può essere esteso anche ad altre produzioni per lo spazio in cui è prevista una produzione di serie”.

Supporto alla comunità scientifica

Mario Salatti, program manager Asi per la realizzazione dei telescopi di Plato, ha evidenziato che l’Agenzia spaziale italiana è coinvolta anche nel “supporto della comunità scientifica che lavora sui dati che proverranno dalla missione” tramite il suo science data center.

Isabella Pagano, direttrice scientifica Inaf e principal investigator della missione Plato, illustrando gli obiettivi, ha detto che il principale scopo è “andare a cercare sistemi simili al sistema solare e cercare i pianeti di tipo terrestre, studiarne l’abitabilità, perché un pianeta che si trova in un’orbita come quella della Terra intorno al Sole ha ampie possibilità, se la sua stella è come il Sole, di essere un pianeta dove l’acqua può esserci allo stato liquido, e questo potrebbe essere un presupposto a delle condizioni per l’abitabilità. Il nostro obiettivo, quindi, è avere una buona statistica di questi pianeti”.

26 telescopi al lavoro

Il satellite Plato con i suoi 26 telescopi raccoglierà i dati e le informazioni su dimensione, massa ed età dei sistemi planetari individuati, contribuendo così a realizzare un nuovo e aggiornato atlante dell’universo.”Pochi anni dopo il lancio, che ci sarà nel 2026, dovremo già cominciare ad avere informazioni su un grandissimo numero di pianeti che orbitano attorno ad altre stelle”, ha assicurato Roberto Ragazzoni, presidente Inaf.

Alla scoperta di nuove stelle

“Oggi conosciamo 5mila pianeti attorno ad altre stelle. Sembrano tanti, e in effetti lo sono, ma sono ancora la punta dell’iceberg – ha proseguito – Conosciamo meno pianeti attorno ad altre stelle di quante stelle non siano visibili a occhio nudo. Quindi, in un certo senso siamo ancora in un’epoca pre-galileiana. Galileo col suo telecopio osservava più stelle di quelle visibili a occhio nudo, che sono circa 6mila. Plato coi suoi occhi, costruiti dall’industria italiana – conclude Ragazzoni – guarderà molti più pianeti delle stelle visibili a occhio nudo e ci sarà un campionario completamente inatteso”.

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