Prima farà qualche foto di prova dello Spazio Profondo, poi punterà gli asteroidi binari Didymos e Dimorphos per colpirli e deviarli sperimentando così questo metodo nel caso ci fosse un corpo celeste che minaccia davvero la Terra. È il Dart (Double Asteroid Redirection Test) della Nasa, la prima missione di difesa planetaria decollata il 24 novembre scorso dalla Vandenberg Space Force Base, in California, con un vettore Falcon 9 di SpaceX e che porta con sé anche qualcosa di italiano.
Il Dart è provvisto di una telecamera telescopica Draco (Didymos Reconnaissance e Asteroid Camera for Optical navigation) ad alta risoluzione che sfrutta la stessa tecnologia applicata alla sonda New Horizons e ha permesso di scattare le prime immagini ravvicinate del sistema di Plutone e di Arrokoth, un oggetto della fascia di Kuiper. Draco ha iniziato a trasmettere immagini sin dal 7 dicembre, ad una distanza di 3,6 milioni di chilometri (pari a circa 11 secondi luce) dalla Terra iniziando da una dozzina di stelle visibili, in modo nitido e cristallino, all’intersezione tra le costellazioni Perseo, Ariete e Toro. Grande il sollievo del team Nasa che le forti vibrazioni durante il lancio e la terribile escursione termica (-80 °C) potessero danneggiare i delicati componenti della Draco, sensibili anche a movimenti di 5 micron.
Ed invece il suo corretto funzionamento ha permesso di iniziare nei tempi previsti l’acquisizione delle immagini e di calibrare l’orientamento di sonda e strumenti. Il 10 dicembre la Draco ha quindi puntato i suoi occhi verso Messier 38 (anche M38), un ammasso di stelle noto anche come Starfish Cluster e che si trova nella costellazione dell’Auriga, a 4.200 anni luce dalla Terra. In questo caso, puntare la Draco su un corpo così complesso ha permesso di caratterizzare le imperfezioni ottiche delle immagini e di calibrare la luminosità assoluta di un oggetto in modo da rendere gli strumenti di acquisizione più precisi e fedeli possibile in vista dell’obiettivo finale: l’asteroide binario 65803 scoperto l’11 aprile 1996 e formato Didymos e Dimorphos. Il primo ha un diametro di 780 metri e l’altro di 163 metri e loro massa combinata è di 5,278 x 1011 kg.
Grazie al suo sistema di guida autonoma, il Dart farà rotta proprio verso 65803 con l’obiettivo di urtare Didymos ad una velocità di 6,6 km/s (circa 24.000 km/h) e deviarne la traiettoria. Sebbene il Didymos-Dimorphos non sia una minaccia per la Terra e non vi siano asteroidi più grandi di 140 metri che abbiano una significativa probabilità di colpire il nostro pianeta nei prossimi 100 anni, la Nasa ritiene che gli asteroidi conosciuti siano solo il 40% di quelli esistenti. Dunque, meglio cautelarsi e sperimentare una tecnica in grado di deviare un corpo celeste vagante davvero pericoloso per noi. Il Dart intercetterà l’asteroide binario il 26 settembre 2022 e 10 giorni prima da esso si separerà il satellite di costruzione italiana LiciaCube (Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids), realizzato dalla Argotec in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). In questo modo potrà fotografare l’impatto, raccoglierne tutti i dati e verificarne gli effetti.