Italia e Francia hanno espresso la volontà di elaborare una strategia di sicurezza e difesa nello spazio al momento ancora in fase embrionale che, quando sviluppata, richiederà l’avvio di specifici programmi di sviluppo di capacità” perché “dal settore spaziale e dalla difesa dei satelliti dipendono trasporti, telecomunicazioni e la stessa salute“. Lo ha detto l‘ambasciatore Pietro Benassi, rappresentante permanente presso l’Unione europea, in un’audizione alla Camera dei deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla pianificazione dei sistemi di difesa e sulle prospettive della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto difesa.
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Ue davanti alla competizione di concorrenti come la Cina
Nell’ambito più generale delle altre attività di difesa congiunte con altri Paesi Ue, “l’Italia finora ha giocato in maniera adeguata le sue carte – ha spiegato Benassi – classificandosi al secondo posto dopo la Francia per numero e valore di progetti finanziati e aggiudicandosi il 20% dei fondi totali disponibili”. “La Francia, primo classificato, si è aggiudicata il 23%”, ha precisato l’ambasciatore.
Oggi “l’Ue fa fronte a un’intensa e sempre più assertiva competizione da parte di concorrenti strategici, in particolare della Cina che, con la sua rincorsa scientifica e tecnologica, ha sviluppato autonomamente un sistema per basi spaziali in soli dieci anni”, ha aggiunto l’ambasciatore.
“Dal settore spaziale e dalla difesa dei satelliti dipendono trasporti, telecomunicazioni e la stessa salute – ha proseguito -: si tratta quindi di una priorità essenziale soprattutto per tutelare l’Unione da potenziali attacchi o azioni malevole che metterebbero in pericolo il nostro stesso sistema di vita, di valori e le nostre società civili”.
“Da mezzi cyber, digitali o satellitari minacce contro la società”
“L’evoluzione più recente evidenziata dalla crisi pandemica e dalla vulnerabilità che ha impietosamente svelato ha riguardato la nozione di sicurezza diffusa – ha puntualizzato Benassi -. L’Unione europea e gli Stati membri si trovano a rispondere oggi a sfide e minacce differenti ma non non meno fragilizzanti rispetto a quello che in dottrina è definito attacco armato: si tratta di atti malevoli, come sono definiti, attacchi che colpiscono al cuore la società con mezzi cyber, digitali o satellitari e che possono invalidare le infrastrutture civili come trasporti e energia, le telecomunicazioni fino alle strutture stesse sanitarie. Su un piano correlato, vi è poi la concreta minaccia della disinformazione che mira, questa, a fragilizzare, quando non a paralizzare, le strutture decisionali a livello nazionale ed europeo”.
“Questi nuovi scenari di sicurezza, o meglio di insicurezza – ha aggiunto -, hanno determinato la consapevolezza di dover sanare le vulnerabilità dell’Unione e si sono riflessi nell’apertura di strumenti e programmi finanziari della Commissione verso progetti a capacità cosiddette dual use, cioè doppio uso, e a contaminazioni incrociate tra industria civile, industria dello spazio e della difesa. Questo impianto è stato confermato, sia nella sua componente geostrategica che in quella industriale, dal Consiglio europeo che nella sua dichiarazione finale di febbraio 2021 ha chiesto alla Commissione di presentare entro l’autunno una road map delle tecnologie critiche, i cui esiti confluiranno poi nella Bussola strategica che l’alto rappresentante Borrell dovrà presentare al Consiglio europeo entro il marzo del prossimo anno”.