La Cina si prepara a diventare la potenza egemone dello Spazio ed ha già messo la freccia sugli Usa per numero di lanci, infrastrutture e anche per bacino di specialisti da dedicare a questo settore che ha una funzione strategica fondamentale per esercitare le propria egemonia politica ed economica. E in questo l’Unione Europea è in grande ritardo.
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La nuova geopolitica dello spazio
È quanto emerso al Festival dell’Economia di Trento nel corso dell’incontro “La geopolitica dello spazio: La leadership tradizionale americana, le iniziative della Cina, e il ruolo dell’Europa” svoltosi presso il Teatro Sociale di Trento con l’introduzione di Roberto Battiston, Professore ordinario di Fisica Sperimentale presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento e presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana dal 2014 al 2018. Presente anche Plinio Innocenzi docente all’Università di Sassari e addetto scientifico presso l’Ambasciata d’Italia a Pechino nel 2012.
La Cina è sempre più distante
“La Cina è stato il quarto paese al mondo a lanciare un satellite nello spazio. Nel 2003 hanno lanciato il primo astronauta cinese. Nel 2021 al mondo ci sono stati 145 lanci: 55 sono stati fatti dalla Cina, 45 dagli Stati Uniti, 25 dalla Russia. Ma la leadership cinese nella corsa allo spazio era già iniziata nel 2018. Dunque il sorpasso è oramai stabile. Nel frattempo il governo cinese ha costruito una serie di infrastrutture spaziali impressionanti: la base spaziale di Zhongguancun è la base spaziale più grande del mondo, e così la base di lancio di Wenchang. La Cina è in grado lanciare una enorme quantità di satelliti da ogni territorio della nazione. Per quanto riguarda le risorse umane non dimentichiamo che in Cina ogni anno si laureano un milione di Ingegneri. Ha costruito un sistema estremamente capillare di centri di ricerca aerospaziali” ha concluso Innocenzi dicendo che è impossibile sapere il dato esatto sugli investimenti di Pechino nello spazio, ma che sono sicuramente imponenti.
Spazio, terreno neutrale
Il docente dell’università sarda ha poi messo l’accento sul ruolo diplomatico dello spazio, anche e soprattutto dal punto di vista italiano ed europeo. “Noi italiani – ha affermato – abbiamo iniziato a collaborare con i cinesi: quello dello spazio è un terreno neutro in cui si può iniziare a fare della diplomazia spaziale. La collaborazione che abbiamo iniziato con la Cina significa molto per loro. Una cosa che non si deve mai fare con una potenza come quella cinese è lasciarla sola e meno che mai metterla all’angolo. Le ostilità vanno smussate non accentuate: oltretutto la Cina ha subito un’involuzione autoritaria tale da far pensare a una grandissima Corea del Nord. Proprio per questo – ha concluso Innocenzi – l’opportunità di dialogo con loro deve essere perseguita con grande determinazione».
Il dialogo nello spazio
Anche Jean-Jaques Tortora, direttore dell’European Space Policy Institute di Vienna, ha posto l’accento su questi aspetti. “Non è possibile regolare lo spazio come gli accordi internazionali fanno per le terre e gli oceani, per cui è necessario trovare vie di collaborazione tra Paesi che hanno interessi divergenti. Sono le sfide poste dalla ‘diplomazia dello spazio’, una risorsa che solo apparentemente è infinita e che implica grandi capacità investimento e competenze tecnologiche innovative”. Tortora ha poi criticato l’azione dell’Ue che con la Brexit ha portato la fuoriuscita del Regno Unico anche dai programmi Copernicus e Galileo e ha messo nel mirino l’attività spaziale continentale che si è concentrata sugli aspetti scientifici e commerciali dello spazio, tralasciando però quelli legati alla sicurezza.
Cina concorrente degli Usa, anche nello Spazio
Lo spazio territorializzato, ma anche strumento di dialogo, uno dei pochi con la Russia anche dopo l’invasione dell’Ucraina è stato il tema anche trattato da Marta Dassù, senior advisor Affari Europei dell’Aspen Institute e già viceministro degli Affari esteri nel Governo Monti e nel Governo Letta. La consulente ha confermato che la Cina è il concorrente degli Usa nello spazio, così come nell’economia e nell’egemonia politica, che il cosmo è attualmente ingovernabile dal punto di vista del diritto internazionale e che c’è un tema di capitale umano e di investimenti. “Gli americani considerano l’autentico competitor per il futuro a lungo termine non tanto la Russia ma la Cina. Siamo in una terra di nessuno dal punto di vista delle regole del diritto internazionale: uno spazio anarchico molto sregolato in cui vale effettivamente la legge del più forte”.
Questione di strategia e investimenti
“La domanda è questa: chi è il più forte? Vince chi ha una visione strategica. La vera sfida non è nel presente. E la vera sfida non è tanto tra chi arriverà per primo su Marte ma tra chi riuscirà a restarvi. Un’altra cosa fondamentale è riuscire ad avere un capitale umano che abbia le competenze sufficienti per potersi misurare su questi temi e l’Europa è ancora indietro. Gli Usa spendono 40 miliardi di dollari nella ricerca spaziale. La Ue spende 14 miliardi di euro. Oggi poi vedo un altro problema: quello delle armi strategiche antisatellite che sono rischiosissime per un equilibrio tra le grandi potenze”.