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Direct to smartphone, a SpaceX il via libera della Fcc



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L’azienda potrà utilizzare i satelliti a banda larga Starlink per fornire la connessione agli utenti T-Mobile connessi nelle zone in digital divide degli Usa

Pubblicato il 27 nov 2024



starlink – musk – SpaceX 3

Via libera della Fcc (Federal Communications Commission) ha SpaceX per utilizzare i satelliti a banda larga della costellazione Starlink per la connessione direct to smartphone dei clienti di T-Mobile nelle zone non coperte dal segnale delle reti terrestri negli Stati Uniti.

“Questa prima autorizzazione è un nuovo entusiasmante sviluppo per il futuro delle comunicazioni combinate tra satelliti e wireless”, ha affermato la presidente della Fcc, Jessica Rosenworcel.

Servizio di messaggistica

La Fcc ha dato l’ok a SpaceX per utilizzare le frequenze per i cellulari di T-Mobile su un massimo di 7.500 satelliti Gen2 Starlink per fornire una copertura supplementare dallo Spazio (Supplemental Coverage from Space – Scs), a patto che non interferiscano con altre reti di telecomunicazioni come previsto dalle nuove regole. Un disco verde, dunque, condizionato al rispetto del quadro normativo varato lo scorso marzo.

Degli oltre 2.600 satelliti Gen2 Starlink in orbita terrestre bassa, circa 320 sono dotati di un carico utile direct-to-smartphone, sufficiente per abilitare i servizi di messaggistica che SpaceX dice di poter lanciare quest’anno.

Potenza emissioni radio

La Federal Communications Commission ha invece rinviato la decisione sull’aumento della potenza di emissione radio da questi satelliti. La società spaziale di Elon Musk aveva spiegato che era necessaria per supportare capacità di larghezza di banda più elevate come chiamate vocali e video in tempo reale.

Satelliti a quote più basse

In attesa di rispondere ufficialmente alla richiesta di SpaceX, la FCC ha concesso all’azienda di Musk di far funzionare i veicoli spaziali Gen2 a quote inferiori, tra 340 e 360 ​​chilometri, anziché 525-535 chilometri, per ridurre la latenza. C’è da ricordare che, come osserva il sito Spacenews, operare a queste quote inferiori è “soggetto al coordinamento con la Nasa per proteggere la Stazione Spaziale Internazionale e altre missioni”.

Altolà dagli altri operatori

Così come c’è da notare che diversi operatori satellitari – EchoStar, Omnispace e Project Kuiper di Amazon – hanno subito bocciato la richiesta di SpaceX di fornire servizi Scs oppure di operare a quote inferiori in quanto temono problemi di interferenza con le loro reti.

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