Tre compagnie spaziali americane stanno lottando per non essere escluse dalla borsa. Le ultime due, in ordine di tempo, sono Spire Global e Momentus Space, che hanno ricevuto venerdì scorso la notifica rispettivamente dalla New York Stock Exchange e dal Nasdaq mentre la Astra sta cercando di ottenere una proroga che le consenta di rimanere nei listini di quotazione.
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Ha 110 satelliti in orbita
La Spire Global è stata fondata nel 2012 a San Francisco con il nome di NanoSatisfi da Peter Platzer, Jeroen Cappaert e Joel Spark ed è un’azienda specializzata in piccoli satelliti che produce per terzi e per se stessa. Tra quest’ultimi, i Lemur (Low Earth Multi-Use Receiver) che ha messo in orbita in 110 unità. Sono cubesat di classe 3U (10x10x34,5 cm) da meno di 6 kg e in orbita bassa, tra 450 e 600 km di altitudine. Ognuno di essi ha un ricevitore di tipo Ais, Gnss-Ro e Ads-B per scopi diversi (meteo, settore marittimo, aviazione, servizi governativi, etc). Ad essi si appoggia anche l’Agenzia Spaziale Europea (Esa).
Da quasi 14 dollari a 68 centesimi
Ha debuttato in borsa nell’agosto del 2021 con una valutazione di 1,6 miliardi di dollari e un titolo a circa 10 dollari che ha raggiunto il massimo di 13,85 dollari il 21 settembre successivo. I risultati aziendali nell’attività di Satellite-as-a-Service (SaaS) e i ritardi accumulati hanno causato un calo continuo ed inesorabile fino ai 0,68 dollari alla chiusura del 24 marzo, dunque al di sotto del limite del dollaro per azione che fa scattare automaticamente il monito della borsa affinché l’azienda compia azioni che ne riportino il valore al di sopra di quella soglia entro 180 giorni.
Nate da una Spac
La Momentus ha ricevuto lo stesso monito, ma dal Nasdaq e condivide altre sorti con Spire. Anche lei infatti è entrata nel listino nell’agosto del 2021 e lo ha fatto attraverso una Spac (Special Purpose Acquisistion Company), un metodo condiviso anche da altre aziende operanti nel campo dello spazio e che permette ad una società, nata con tale scopo specifico, di raccogliere capitali utilizzandoli poi per acquistarne un’altra fondendosi con essa. Momentus si trova a San Jose e opera nel settore dei servizi di trasporto spaziale.
Partenza falsa
Scesa in borsa nell’agosto del 2021 con un valore fissato per azione di 12 dollari – ma la sua valutazione preventiva aveva raggiunto e superato di 21 dollari nel periodo precedente – Momentus è andata continuamente in calo pagando, oltre ai conti poco lusinghieri, altri problemi. Il suo business sono i velivoli di trasporto spaziali polifunzionali e di rilascio, nonché servizi spaziali, ma anche nel loro caso non ha funzionato da subito spingendo progressivamente il titolo a 63 centesimi raggiunti venerdì scorso alla chiusura.
Il problema di essere russa
La Momentus ha avuto un percorso di avvicinamento alla quotazione abbastanza travagliato, causato dall’uscita dei fondatori ovvero i russi Mikhail Kokorich and Lev Khasis, costretti a cedere la loro azienda a soli 40 milioni di dollari a causa delle sanzioni economiche decise da Washington per l’invasione dell’Ucraina. Questo ha portato la valutazione dell’azienda da 1,1 miliardi a 567 milioni causando poi una raccolta di 150 milioni di dollari per la Spac rispetto ai 310 attesi. I problemi avuti poi con il velivolo Vigoride e la conseguente perdita di clienti ha fatto il resto.
Le traversie di Astra
E proprio mentre due ex-promettenti start-up rischiano seriamente di naufragare, ce n’è un’altra che lo scorso ottobre ha ricevuto la stessa sorte ed è l’Astra Space. Fondata nel 2016 da Chris Kemp e Adam London, ha sede ad Alameda, in California ed è specializzata in servizi orbitali e propulsioni elettriche a Krypton e Xenon. Il fallimento in rapida successione della missione Tropics-1 e del lancio di 4 satelliti per la Nasa nel corso della prima metà del 2022, hanno innescato il deterioramento dei conti e del portafoglio clienti.
L’ultimo disperato tentativo
Dai 15 dollari e mezzo nel luglio 2021, quando è avvenuto il debutto al Nasdaq, è scesa al di sotto del dollaro già nella seconda metà dell’agosto 2022 ricevendo la diffida a trovare soluzioni per sostenere il proprio valore solo ad ottobre. L’Astra ora spera di poter ottenere una proroga entro il 5 aprile proponendo un reverse stock split, ovvero una forma di consolidamento che prevede l’aggregazione di uno o più titoli in una sola azione. Anche questa operazione tuttavia appare velleitaria visto che il valore unitario attuale è di 42 centesimi.