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Satelliti in orbita, ecco il calendario dei lanci 2023

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Da Amazon a Viasat, da Maxar a Virgin: numerosi i progetti per il nuovo anno. Osservazione della Terra e connettività a banda ultralarga i principali obiettivi delle missioni

Pubblicato il 02 Gen 2023

Nicola Desiderio

Maxar WorldLegion

La space economy può misurare la sua velocità e la sua crescita con il numero e il ritmo dei lanci con i quali sono stati inviati nello spazio satelliti sempre più potenti e sofisticati. Il 2022 è stato un anno alquanto proficuo, ma il 2023 lo sarà ancora di più grazie anche a missioni che dovevano svolgersi nel corso dei 12 mesi precedenti e che invece sono state procrastinate a causa ancora dei ritardi dovuti alla crisi dei materiali, dei componenti e delle dinamiche inflattive. Vediamo allora quali saranno le missioni satellitari più importanti per il 2023.

Le grandi costellazioni Internet

Quelle che faranno sicuramente più notizia sono quelle che riguardano le grandi costellazioni per Internet a banda larga. SpaceX ha pianificato – al momento – già otto lanci per la sua Starlink, ma si sa che ve ne saranno sicuramente di più per implementare la propria rete con i satelliti di nuova generazione. OneWeb invece completerà con tre lanci – due con SpaceX e uno con la NewSpace India Limited – la prima fase del proprio programma raggiungendo finalmente la quota di 628 satelliti previsti.

I primi due satelliti di Kuiper

Nel 2023 avrà inizio l’avventura di Kuiper. Nel corso del nuovo anno vedremo il lancio di Kuipersat-1 and Kuipersat-2, i due primi satelliti sperimentali dei 3.236 previsti per la costellazione di Amazon, metà dei quali dovranno essere operativi entro il luglio 2026, pena la perdita delle licenze della Federal Communications Commission (Fcc). La missione sarà una prima anche per il Vulcan Vc2s Centaur, il nuovo vettore della United Launch Alliance (Ula), chiamato a sostituire il Delta IV Heavy e che porterà in cielo anche Peregrine, lander lunare della Astrobotic technology.

L’attacco di Start Me Up

E parlando ancora delle nuove leve della space economy create da tycoon della finanza e dell’industria, la Virgin Orbit di Richard Branson è finalmente pronta a far partire la sua prima missione dallo Spaceport Cornwall e si tratterà di un evento storico. Quello operato infatti con il Launcher One rilasciato dal Cosmic Girl sull’Oceano Atlantico sarà infatti il primo lancio orbitale dal Regno Unito grazie alle licenze accordate dalla Civil Aviation Authority (Caa). La missione, denominata Start Me Up, porterà in orbita sette satelliti.

ViaSat-3 con SpaceX

Altro lancio importante per la connettività è quello del primo dei tre satelliti, costruiti dalla Boeing, del sistema ViaSat-3 destinato ad aumentare del 600% la capacità della rete dell’operatore statunitense ancora in attesa del via libera per prendersi Inmarsat. Come è noto, il primo satellite ViaSat-3 coprirà le Americhe, con il secondo l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente e il terzo l’area Asia-Pacifico. Saranno portati in orbita da SpaceX mentre in origine ci avrebbe dovuto pensare l’Ariane 6.

I ritardi di Ariane 6 e lo stop di Vega-C

Anche il nuovo vettore pesante europeo dovrebbe finalmente debuttare dopo innumerevoli ritardi, grazie ad una nuova iniezione di denaro da parte dell’Esa. Sempre che non si vogliano perdere altri clienti, anche perché Ariane 5 compirà ancora due missioni prima di una meritatissima pensione. Il primo Ariane 6 dovrebbe staccarsi dal suolo alla fine dell’anno e c’è da sperare che il recente fallimento del Vega-C, che utilizza gli stessi motori di progettazione italiana, non influenzi ulteriormente i tempi.

Esa e Asi sperano nei vettori europei

Sperando che non vi siano ritardi nella pianificazione, l’Esa si prepara ad utilizzare il Vega-C per il Sentinel 1C di Copernicus e il Platino-1 dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). È invece praticamente scontato che l’Esa non potrà contare sull’Ariane 6 per Euclid ed Electra, il satellite per telecomunicazioni a propulsione elettrica. Forse ce la farà per due satelliti Galileo. Quanto ai razzi, anche altre nazioni si muovono sfruttando lo spazio lasciato dai Soyuz russi e quello creato dall’allargamento del mercato.

Senza Soyuz c’è più spazio

Un esempio è il nuovo H3 giapponese, frutto della collaborazione tra Jaxa e Mitsubishi Heavy Industries, atteso al suo primo volo per il 12 febbraio prossimo. Altri debutti attesi sono quelli dell’Electron di Rocket Lab e del Terrain 1 di Relativity Space, senza contare il nuovo Starship di SpaceX – il cui primo volo avverrà entro il primo quadrimestre – e i progressi che anche l’industria indiana sta mostrando. Con i suoi Glsv MK II, la Isro si prepara a lanciare già nel primo mese del 2023 in orbita geostazionaria il Gsat-32 per comunicazioni, rimpiazzando Gsat-6 e il Gsat-7C, che ha probabilmente scopi militari o duali.

Anche la Hughes in ritardo

Tra i grandi nomi sulla rampa di lancio per il 2023 c’è anche la Hughes Network Systems che dovrebbe lanciare il suo Jupiter 3, satellite da 500 Gbps per l’America del Nord, Centro e buona parte del Sud. Lo ha costruito la EchoStar consociata della Maxar che è tuttavia in ritardo: l’ordine per lo Jupiter 3 era partito nel 2017 e sarebbe dovuto essere pronto all’inizio del 2021.

La WorldLegion di Maxar

La Maxar tuttavia può dormire sonni tranquilli con i nuovi assetti societari e la robusta iniezione di liquidi e forza finanziaria grazie all’acquisizione da parte di Advent International. Anche l’azienda di Westminster ha subito ritardi, ma sembra finalmente pronta a lanciare i suoi primi due satelliti WorldLegion, capaci di raccogliere immagini in 3D con una risoluzione di 29 cm/pixel, sufficiente per individuare e fotografare oggetti in 5 metri. Saranno utili in campo militare e anche per i veicoli a guida autonoma.

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