Viasat è pronta a prendersi Inmarsat. L’attesa assemblea degli azionisti ha dato infatti nella giornata di ieri il nulla osta al piano di acquisizione per la società londinese secondo quanto annunciato l’8 novembre scorso e che prevede una transazione del valore di 7,3 miliardi di dollari con la conseguente creazione di una delle società di telecomunicazioni satellitari più grandi al mondo.
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Conclusione entro il 2022, approvazioni permettendo…
La transazione si concluderà entro la seconda metà del 2022, ma prima deve ricevere le approvazioni dai due lati dell’Oceano Atlantico. Sul versante britannico, oltre a quelle di parte dell’autorità antitrust e per le comunicazioni, ci sarà da passare anche il vaglio del governo previsto dallo UK National Security and Investment Act 2021 (NSI Act) che dà all’esecutivo il poter di valutare e intervenire in caso di acquisizione da parte estera di aziende che operano nello spazio e in altre aree strategicamente sensibili. L’accordo sulle condizioni della transazione raggiunto già il 21 marzo scorso dovrebbe evitare problemi. Sul versante americano ci sono invece le forche caudine della U.S. Securities and Exchange Commission e della Federal Communications Commission che il 10 giugno si è vista recapitare una missiva con la quale SpaceX, che evidentemente vede nel rafforzamento della concorrente un pericolo, accusa Viasat di infrangere con tale operazione le leggi che regolano i diritti di utilizzo per le frequenze riservate alle reti satellitari di Internet a banda larga.
Solo 850 milioni pronti cash, il resto azioni e debito
Un percorso dunque tutt’altro facile, anche finanziariamente. Il piano di acquisizione prevede solo 850 milioni di dollari liquidi, 3,1 miliardi in azioni e un debito netto (interessi esclusi) per i restanti 3,4 miliardi necessari. La società californiana intanto ha migliorato i propri ricavi del 18% nel corso del primo trimestre portando il giro d’affari a 702 milioni, ma ha accusato anche una perdita di 29 milioni che la società imputa proprio ai costi di acquisizione. Non favorevole l’andamento azionario: il titolo, attestatosi intorno ai 31 dollari, è ai minimi negli ultimi 12 mesi con un valore medio approssimativo di 45 dollari e un picco di 68,76 dollari in occasione dell’annuncio del piano di acquisizione. Da parte sua Inmarsat nello stesso periodo ha visto salire i propri ricavi a 348 milioni (+8%). Incredibilmente simile a quello di Viasat l’andamento azionario: anche in questo caso le azioni oggi valgono intorno a 31 dollari mentre un anno fa valevano 52 dollari e a novembre hanno raggiunto un picco di 67 dollari.
Una forza nel mercato delle telecomunicazioni
Richard Baldridge (in foto), president & chief executive officer di Viasat non ha però dubbi che l’operazione fornirà risultati positivi: “Questa approvazione è un’importante pietra angolare nel momento in cui ci avviciniamo al completamento della nostra acquisizione di Inmarsat. Il coinvolgente supporto dei nostri azionisti conferma che questa combinazione di trasformazione è tra gli interessi maggiori della nostra compagnia, degli azionisti e ci permette in futuro una significativa crescita dei ricavi, dell’Ebitda e del flusso di cassa. La combinazione di team, tecnologie e risorse ci fornirà un’incredibile base per far avanzare le comunicazioni a banda larga e riportare performance maggiori, affidabilità e valore per i nostri clienti. Siamo ansiosi di vedere quello che ci porterà il futuro e abbiamo fiducia nelle opportunità che abbiamo di fronte”.